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  • Venerdì 14 aprile 2023

Il divieto di abortire dopo sei settimane, in Florida

La nuova legge è stata firmata dal governatore repubblicano Ron DeSantis, ed è l'ennesima simile approvata negli stati del Sud

Il governatore della Florida, Ron DeSantis (Chris duMond/Getty Images)
Il governatore della Florida, Ron DeSantis (Chris duMond/Getty Images)
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Il repubblicano Ron DeSantis, governatore della Florida e avversario più temibile di Donald Trump per diventare il candidato del partito alle prossime elezioni presidenziali americane, ha firmato una legge che impone il divieto di abortire dopo le prime sei settimane di gravidanza, un provvedimento che in precedenza era stato votato dalle due Camere dello stato entrambe a maggioranza repubblicana. Il divieto non entrerà subito in vigore in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema della Florida, ma è comunque un’importante vittoria politica per DeSantis nella prospettiva della sua probabile candidatura alle primarie del partito per la prossima campagna presidenziale negli Stati Uniti.

La nuova legge renderà molto più difficile la possibilità di abortire per le donne che vivono in Florida e in generale nel sud degli Stati Uniti, dopo che l’anno scorso la Corte Suprema statunitense aveva rivisto la decisione sul caso Roe v. Wade, lasciando di fatto le decisioni sulle politiche legate all’aborto ai singoli stati e senza particolari regole a livello federale. In Alabama, Louisiana e Mississippi, tre dei principali stati del sud, l’aborto è vietato in qualsiasi fase della gravidanza, mentre in Georgia è previsto fino al momento in cui è rilevabile attività cardiaca del feto, solitamente intorno alla sesta settimana.

In seguito ai numerosi nuovi divieti, nell’ultimo anno la Florida era diventata la destinazione per centinaia di donne alla ricerca di cliniche dove fosse possibile abortire senza limitazioni. Lo scorso anno la Florida aveva approvato una legge per vietare l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza, ma la decisione era stata contestata e sottoposta alla Corte Suprema statale perché ritenuta lesiva del diritto alla privacy sancito dalla Costituzione dello stato. La Corte non si è ancora espressa e per questo il nuovo divieto non potrà entrare in vigore prima di trenta giorni dalla sua decisione.

I giudici della Corte Suprema della Florida sono per lo più di orientamento conservatore, anche in seguito alle nomine decise negli ultimi anni da DeSantis. Non è ancora chiaro che cosa decideranno, ma potrebbero scegliere di confermare la legittimità del limite a quindici settimane imposto lo scorso anno, fornire un’interpretazione diversa della Costituzione sui temi legati alla privacy o rivedere alcuni casi precedenti, sancendo che alle regole sull’interruzione della gravidanza non si applicano alcuni principî legati alla privacy. In alternativa, le due Camere potrebbero decidere di emendare la Costituzione per separare esplicitamente il diritto alla privacy dai diritti legati all’aborto.

La nuova legge firmata da DeSantis contiene alcune eccezioni, per esempio la possibilità di interrompere la gravidanza nel caso in cui la salute della donna sia in pericolo. Gli aborti di gravidanze derivanti da casi di stupro e incesto saranno consentiti fino alle quindici settimane di gravidanza, ma ogni caso dovrà essere documentato e dimostrato, per esempio tramite una denuncia presentata alla polizia. Secondo DeSantis le eccezioni sono «ragionevoli», ma la nuova legge ha provocato proteste da parte dell’opposizione e di numerose associazioni, che hanno segnalato quanto sarà difficile interrompere la gravidanza non solo in Florida ma in buona parte degli stati del Sud.

Ron DeSantis è stato rieletto governatore della Florida lo scorso novembre, dopo avere condotto una campagna elettorale molto aggressiva, con la quale DeSantis ha cercato di posizionarsi in vista delle primarie repubblicane per le presidenziali. Durante il suo primo mandato come governatore, il governo della Florida aveva approvato diversi progetti di legge contro la comunità LGBTQ+, tra cui una legge particolarmente controversa che vieta la discussione su orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole, e aveva reso impossibile votare alle elezioni di metà mandato a quasi un milione di persone uscite dal carcere.