Il governo ha dichiarato uno stato di emergenza per i migranti 

Durerà sei mesi, su tutto il territorio nazionale: è stato introdotto per gestire i flussi in aumento 

La nave Geo Barents dell'ONG Medici senza frontiere (ANSA/ MAX FRIGIONE)
La nave Geo Barents dell'ONG Medici senza frontiere (ANSA/ MAX FRIGIONE)
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Martedì il governo di Giorgia Meloni ha dichiarato uno stato di emergenza di sei mesi, su tutto il territorio nazionale, per gestire i flussi di migranti in arrivo dal mar Mediterraneo. Il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha detto che la misura si è resa necessaria a seguito dell’aumento di sbarchi dell’ultimo periodo e al sovraffollamento dei centri di accoglienza, e ha aggiunto che è stata introdotta su richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Lo stato di emergenza è un atto di tipo amministrativo che consente al governo di adottare ordinanze in deroga alle leggi vigenti per affrontare più efficacemente una situazione di emergenza: si delibera quasi sempre per disastri naturali o altri tipi di emergenze, come fu per l’inizio della pandemia da coronavirus, ma può riguardare anche problemi molto piccoli e locali (come un singolo tratto di autostrada in cui sono frequenti gli imbottigliamenti, ad esempio). L’ultimo stato di emergenza per i migranti era stato introdotto nel 2011, durante il quarto governo di Silvio Berlusconi.

Lo stato di emergenza deliberato martedì prevede lo stanziamento straordinario di 5 milioni di euro da parte del governo, che verranno utilizzati principalmente per «realizzare nuove strutture, adeguate sia alle esigenze di accoglienza sia a quelle di riconoscimento e rimpatrio dei migranti che non hanno i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale», si legge nel comunicato diffuso dal governo.

Ci si riferisce qui ai centri di permanenza per i rimpatri (CPR), cioè i centri in cui vengono detenute le persone che non hanno un permesso di soggiorno valido per rimanere in Italia, in attesa di essere espulse. I CPR sono criticati da anni dalle associazioni che si occupano di diritti umani per le condizioni disumane e degradanti in cui vengono ospitati i detenuti: già a marzo il governo aveva fatto sapere di volerne costruire uno in ogni regione (oggi sono una decina).

La procedura dello stato di emergenza prevede che il governo possa affidarsi a un commissario (come era stato per la pandemia prima con Domenico Arcuri e poi con Francesco Paolo Figliuolo), che ha il compito di gestire direttamente i fondi messi a disposizione. Diversi giornali scrivono che nei prossimi giorni il governo potrebbe affidare questo ruolo a Valerio Valenti, capo del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno. Al momento, comunque, non ci sono conferme al riguardo.

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