Le proteste dei tifosi del Napoli contro il presidente De Laurentiis

Domenica gli ultras lo hanno contestato nonostante gli ottimi risultati della squadra, per vari motivi tra cui il regolamento dello stadio

La protesta degli ultras del Napoli durante Napoli-Milan (ANSA / CIRO FUSCO)
La protesta degli ultras del Napoli durante Napoli-Milan (ANSA / CIRO FUSCO)

Domenica sera, durante la partita di calcio Napoli-Milan, la maggioranza dei gruppi ultras napoletani ha attuato il cosiddetto “sciopero del tifo” e ha rivolto cori contro il presidente del club, Aurelio De Laurentiis. Lo sciopero è stato eclatante anche perché è sfociato in scontri interni alla stessa tifoseria napoletana durante la partita, e ha fatto emergere una situazione che in realtà sta andando avanti da tempo, nonostante gli ottimi risultati che sta ottenendo la squadra in questa stagione.

È da settimane infatti che i gruppi più estremi del tifo organizzato contestano la proprietà del Napoli, essenzialmente per tre motivi: le regole adottate all’interno dello stadio Maradona per l’uso di striscioni, tamburi e bandiere; il prezzo dei biglietti per la partita dei quarti di finale di Champions League tra Napoli e Milan prevista per la sera del 18 aprile; l’organizzazione della festa per la probabile vittoria del campionato. Su questi ultimi due punti non sono solo gli ultras a essere in contrasto con la società, ma anche buona parte del tifo in città.

Domenica il contrasto si è fatto più esplicito. Nel pomeriggio i tifosi ultras si sono radunati in piazzale Tecchio per protestare contro i divieti imposti ai tifosi. Poi all’interno dello stadio uno dei gruppi ultras storici presenti in curva B, i Fedayn EAM (Estranei Alla Massa), ha tentato di imporre a tutti i presenti lo sciopero del tifo e i cori contro De Laurentiis. Ci sono stati tifosi che si sono ribellati all’imposizione e avrebbero voluto sostenere la squadra, pur condividendo probabilmente alcune delle ragioni della protesta.

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Da qui sono nate le liti e in alcuni casi anche gli scontri fisici. La scena non è stata molto diversa da quella vista allo stadio Meazza di Milano il 29 ottobre del 2022, quando i gruppi interisti hanno lasciato lo stadio durante Inter-Sampdoria, in segno di lutto dopo aver saputo che il capo ultras Vittorio Boiocchi era stato ucciso. Alcuni tifosi si sono ribellati, molto probabilmente perché fuori dalle logiche ultras, e ne sono nate liti e polemiche nei giorni successivi.

La protesta dei tifosi a piazzale Tecchio (ANSA)

Domenica sera a Napoli i gruppi ultras hanno assistito alla prima parte della partita volgendo le spalle al campo e poi concentrando i cori contro De Laurentiis, anziché a sostegno della squadra. Chi non si è adeguato – forse anche esponenti di un altro gruppo, Ultras 1972 – è stato minacciato e aggredito. Poi verso la fine della partita gli ultras sono andati in maniera deliberata contro il regolamento del Maradona, accendendo alcuni fumogeni come segno di contestazione contro De Laurentiis. Su ciò che è accaduto domenica sera la procura di Napoli ha aperto un’indagine per violenza privata ed estorsione ai danni della società.

I regolamenti stabiliti per l’ingresso negli stadi e per il comportamento da tenere al loro interno varia a seconda delle squadre. Quello del Napoli prevede che, come in tutti gli altri stadi, i tamburi e gli striscioni possano essere portati dentro solo dopo espressa autorizzazione del Gos, Gruppo operativo di sicurezza, che in ogni città è coordinato dalla Polizia di stato e composto da rappresentanti dei Vigili del Fuoco, della Polizia locale, del Servizio sanitario nazionale, della società, da un responsabile del pronto intervento dello stadio e da un rappresentante della squadra ospite (eventuale).

Il regolamento del Napoli prevede anche che gli striscioni non possano superare 1 metro e 10 centimetri d’altezza e 5 metri di lunghezza. I megafoni sono proibiti e i tamburi devono essere vuoti all’interno e a un solo battente. Comunque per potere introdurre striscioni e tamburi va chiesta l’autorizzazione compilando un modulo e inviandolo a un indirizzo email.

Durante l’ultima partita gli ultras del Napoli hanno protestato perché secondo loro i tifosi della squadra ospite, cioè del Milan, avevano introdotto nello stadio i tamburi senza chiedere l’autorizzazione al Gos. Più in generale gli ultras sostengono che in nessun altro stadio esistano regole così rigide sugli striscioni e sui tamburi. Allo stadio Olimpico di Roma, per esempio, gli striscioni devono essere autorizzati ma non vengono specificate le misure, basta che «non sia d’ostacolo alla visibilità di altri tifosi» e «alle vie di fuga verso il terreno di gioco».

Anche allo stadio Meazza di Milano è vietato «introdurre ed esporre striscioni e cartelli, stendardi orizzontali, banderuole, documenti, disegni, materiale stampato o scritto, diversi da quelli autorizzati dal Gos»: anche in questo caso non si fa cenno a misure. Il regolamento dell’Allianz Stadium di Torino, lo stadio della Juventus, è simile. Secondo i gruppi ultras del Napoli, quindi, il Maradona sarebbe l’unico stadio in cui sono stabilite misure rigide per gli striscioni. Parlando con la tv locale di Calcio Napoli 24, un rappresentante del gruppo ultras Fedayn, Alessandro Cosentino, ha detto:

Noi abbiamo ritenuto opportuno aprirci alla stampa perché pensiamo sia il modo migliore per far comprendere cosa sta succedendo, non siamo impazziti all’improvviso. Veniamo da mesi di lotta con la società per far rivalere quello che abbiamo sempre dato a questa squadra da 30 anni, noi oggi non possiamo più invitare i tifosi ad entrare con tamburi e bandiere, ci hanno additati come spacciatori e drogati. Da mesi non ci permettono di far entrare nulla, non è una regola dello stadio perché le altre tifoserie entrano e fanno quello che vogliono. […] La presidenza del Napoli non vuole striscioni. Noi avevamo preparato le coreografie, fino all’altro giorno avevamo chiesto di rivedere delle decisioni, ma niente è cambiato. Nelle curve i gruppi organizzati non possono far entrare nulla.

Lo scontro su striscioni, tamburi e coreografie è una misura voluta dalla società di De Laurentiis per contrastare il merchandising contraffatto, cioè non autorizzato e spesso gestito da componenti dei gruppi ultras: magliette, bandiere, sciarpe la cui commercializzazione danneggia ovviamente la società, che ha i diritti sul merchandising autentico.


Un altro punto della contestazione è il prezzo dei biglietti per Napoli-Milan, quarto di finale di ritorno di Champions League. I prezzi vanno – o meglio andavano visto che non si trovano più – dai 340 euro della tribuna Posillipo fino ai 90 delle curve. La tribuna “Family”, riservata alle famiglie, costa 220 euro per gli adulti e 80 per i minori di 12 anni. È uno spicchio di stadio da cui la visuale è piuttosto scarsa: ci sono state molte proteste perché 300 euro totali per un genitore con un figlio, magari anche molto più piccolo di 12 anni, è una cifra ritenuta troppo alta.

In generale i prezzi per la partita sono decisamente alti: per quanto riguarda le curve sono maggiori di quelli decisi dal Milan per la partita di andata del 12 aprile, e più alti anche di quelli fissati dall’Inter per l’altro quarto di finale di Champions League, Inter-Benfica. In generale il costo dei biglietti dello stadio è una questione che riguarda praticamente tutte le squadre e causa proteste in tutte le tifoserie.

Infine c’è la festa per lo Scudetto. La società sta coordinando con la prefettura della città le iniziative per celebrare la vittoria del campionato. È probabile che la festa si terrà comunque l’ultima giornata, cioè la sera del 4 giugno. I festeggiamenti saranno allo stadio al termine di Napoli-Sampdoria. Poi il comune di Napoli ha ipotizzato una festa in piazza del Plebiscito a numero chiuso, cioè solo su prenotazione.

Nei giorni scorsi su Repubblica si è parlato dell’ipotesi secondo cui il presidente De Laurentiis starebbe organizzando una festa su una nave da crociera per mille persone. L’eventualità è stata ripresa da molti siti locali, non è chiaro se la festa in crociera sostituisca quella in piazza, ma in ogni caso ha provocato le proteste dei tifosi, non solo gli ultras, perché per loro la festa dello Scudetto del Napoli dovrebbe essere una festa popolare di tutta la città. Ha detto ancora Cosentino: «Facciamo in modo che la squadra possa gioire con l’intera popolazione. Blindiamo i quartieri, facciamoli transennare, ma la squadra dovrà passare. Poi dopo vuole fare la nave in mezzo al mare, vuole fare tutto, è un problema che non ci riguarda assolutamente. Ma noi non possiamo permettere a una persona che è sempre lontana da questa città di poter dire che piazza del Plebiscito è una piazza che verrà chiusa e verrà data solamente ai tifosi che lui conosce».

Tempo fa De Laurentiis aveva già replicato ad accuse analoghe che gli erano state rivolte:

Mio padre Luigi mi portava alle partite del Napoli, la mia famiglia produsse “L’oro di Napoli”. Il nostro legame con Partenope viene da lontano. Mio nonno si trasferì a Torre Annunziata per amore di mia nonna e fondò un pastificio nel 1929. Credete che se non fossi tifoso del Napoli sarei rimasto qui per 19 anni? Sono tifoso di Napoli città, non solo del Napoli […]. Ma come, io non faccio entrare botti, fumogeni e petardi ai nostri e quelli sì? C’è modo e modo di sostenere la squadra, in Inghilterra hanno allontanato gli hooligans e riempito gli stadi di bambini, da noi invece arriva il bambino con il genitore e gli dicono di non sedersi al suo posto. Questo crea un problema, è diseducativo, quando gli adolescenti sentono i cori credono che quella sia la realtà ma quei cori sottintendono una cosa semplice: “il Napoli siamo noi”.