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  • Lunedì 3 aprile 2023

“Mercenari” o “contractor”?

Nel nostro modo di raccontare il mondo alla prima categoria appartiene il gruppo Wagner, alla seconda le compagnie militari private occidentali: è azzeccato?

di Eugenio Cau

Membri del gruppo Wagner nella sede da poco aperta a San Pietroburgo (AP Photo, File)
Membri del gruppo Wagner nella sede da poco aperta a San Pietroburgo (AP Photo, File)
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Nel corso dell’ultimo anno di guerra in Ucraina si è molto parlato sui media del cosiddetto gruppo Wagner, un gruppo paramilitare affiliato all’esercito russo e diventato sempre più importante in molte operazioni militari nell’oriente ucraino, a partire dalla battaglia tuttora in corso per la conquista della cittadina di Bakhmut.

L’influenza del gruppo Wagner in Ucraina mostra una progressiva centralità dei gruppi paramilitari in situazioni di guerra o di pace forzata, dove i governi e gli eserciti regolari fanno spesso uso di compagnie militari private (CMP) per farsi carico di diversi compiti: per esempio mantenere la sicurezza di una base militare, svolgere attività di sorveglianza e consulenza, offrire servizi di addestramento. Ci sono tuttavia molte differenze tra le varie compagnie. Per ragioni che in parte riguardano la sua storia opaca e il suo ruolo nella guerra in Ucraina e in altre guerre, il gruppo Wagner viene frequentemente definito sui media occidentali un “gruppo di mercenari”. Non avviene invece lo stesso con altri gruppi militari affiliati ad altri eserciti, per i quali si usa il termine più neutro di “contractor”.

Formalmente, le compagnie militari private sono aziende attive nell’industria della difesa che forniscono servizi di vario tipo. I contractor possono essere anche semplici impiegati che per esempio lavorano ai sistemi informatici delle forze armate che li assoldano. Il loro utilizzo in circostanze di guerra o in situazioni internazionali turbolente è diventato molto diffuso dopo la fine della Guerra Fredda, quando molti eserciti iniziarono a ridurre il personale e i propri budget, un gran numero di ex militari rimase senza lavoro e aumentò il ricorso alle compagnie militari private.

L’utilizzo di queste compagnie è però diventato importantissimo dopo la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan (cominciata nel 2001 e terminata nel 2021) e soprattutto dopo quella in Iraq (cominciata nel 2003 e terminata nel 2011). Si stima che nel corso della guerra in Iraq gli Stati Uniti abbiano impiegato circa 100 mila dipendenti delle CMP, detti anche contractor. Inoltre il loro utilizzo spregiudicato e spesso contrario al diritto bellico (le CMP americane in Iraq si resero responsabili di numerosi e gravi crimini) aumentarono la cattiva fama del settore e contribuirono all’ambiguità del loro status giuridico.

Combattenti
Semplificando molto, quando si parla dello status giuridico delle persone che partecipano a una guerra la qualifica più importante è quella di “combattente”. I combattenti sono coloro che, dal punto di vista del diritto bellico, prendono parte legittimamente a una guerra: sono tenuti a rispettare il diritto bellico e godono anche di alcune garanzie. Per esempio, se vengono catturati in battaglia ottengono lo status di “prigionieri di guerra”, e godono per questo di tutta una serie di diritti.

La definizione di combattente è stabilita, tra gli altri, dalle Convenzioni di Ginevra (che pure non citano mai la parola “combattente”). Le convenzioni definiscono gli standard legali del diritto dei conflitti armati: la terza Convenzione, in particolare, descrive chi tra le persone che partecipano a una guerra può godere dei diritti riservati ai prigionieri di guerra, e qualifica come combattenti, tra gli altri:
– i membri delle forze armate dei paesi che prendono parte al conflitto;
– i membri dei corpi volontari e dei movimenti di resistenza, anche se a certe condizioni;
– gli abitanti di un territorio attaccato che prendono le armi per difendersi da un’invasione, anche se a certe condizioni.

Le CMP sono società private e non fanno formalmente parte delle forze armate di un paese: questo rende difficile farle rientrare nella categoria dei combattenti. Già in generale, dal punto di vista del diritto internazionale le compagnie militari private esistono in una situazione piuttosto ambigua. Le Convenzioni di Ginevra non contemplano la loro esistenza e parlano genericamente di «fornitori» civili che lavorano a seguito degli eserciti. Inoltre molti paesi, come l’Italia, considerano le CMP illegali, ritenendole alla stregua di mercenari.

Qui è necessario aggiungere un’altra definizione, quella di mercenari. Un trattato dell’ONU intitolato “Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari” definisce mercenario una persona «espressamente reclutata nel paese o all’estero per combattere in un conflitto armato» e «che partecipa alle ostilità essenzialmente in vista di ottenere un vantaggio personale» (la definizione in realtà è molto più articolata e ha molti più requisiti).

È piuttosto evidente la ragione per cui c’è una certa confusione tra le due categorie: anche i dipendenti delle compagnie militari private operano in situazioni di guerra per ottenere un «vantaggio personale».

Come si distingue un contractor da un mercenario?
Sulla questione c’è un certo dibattito, ma la distinzione prevalente sembra dipendere da come queste compagnie operano in una situazione di guerra.

Una distinzione piuttosto condivisa è che normalmente si parla di mercenari quando le persone coinvolte partecipano direttamente alle ostilità, mentre si parla di contractor quando i membri di una compagnia militare privata compiono azioni di appoggio a un esercito o a uno stato, ma senza prendere parte all’attività offensiva del conflitto. Per esempio i contractor sono assoldati per proteggere un edificio, un pozzo petrolifero o una persona assumendo esclusivamente funzioni difensive, quando fanno attività di addestramento o sorveglianza, e così via.

Questa distinzione è ovviamente assai labile, e non sempre risulta in definizioni precise.

Le compagnie militari private americane, specie nel corso della guerra in Iraq, in più di un’occasione superarono la linea che divide i contractor dai mercenari. I dipendenti delle CMP americane, in Afghanistan e in Iraq, presero parte a diverse operazioni considerate offensive, commisero stragi di civili e furono coinvolte in vari scandali. Gli stessi media americani, al tempo, si chiesero se davvero compagnie come Blackwater, una di quelle che finirono negli scandali peggiori, rispettassero il diritto internazionale, o non dovessero piuttosto essere definite “combattenti illegali”.

La questione è complicata dal fatto che, al contrario di quanto avviene nella maggior parte dei paesi, negli Stati Uniti non è illegale arruolarsi all’estero come mercenari (sulla questione ci sono varie discussioni, ma l’opinione prevalente è questa). Per esempio, nel gruppo di mercenari che uccise il presidente di Haiti nel 2021 c’erano due americani. Si tratta però di singole persone, tendenzialmente ex militari, che partecipano ad azioni da mercenari.

Yevgeny Prigozhin (Prigozhin Press Service via AP, File)

I “mercenari” del gruppo Wagner
I membri del gruppo Wagner rientrano molto più nettamente nella definizione di mercenari, ma ci sono comunque alcune incertezze che dipendono anche dal contesto: per esempio, se è relativamente facile dire che hanno compiuto attività mercenaria nelle guerre combattute in Siria e in Libia, è più complicato dire lo stesso per quanto riguarda l’invasione russa dell’Ucraina, almeno dal punto di vista del diritto internazionale.

Ufficialmente il gruppo Wagner fu fondato nel 2014, quando alcuni ex soldati affiancarono l’esercito russo nell’occupazione militare della Crimea. I membri del gruppo Wagner nello stesso periodo entrarono nel Donbass, la regione orientale dell’Ucraina, per aiutare e sostenere militarmente i ribelli filorussi che stavano combattendo nella regione.

Facendo uso del gruppo Wagner nel Donbass, il regime russo riuscì a mantenere quella che in inglese viene definita “plausibile deniability”, cioè la possibilità di smentire: per anni il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto che nel 2014 nel Donbass non operò nessun militare russo. In realtà in quegli anni il gruppo Wagner prese parte a numerose battaglie e operazioni offensive contro l’esercito ucraino.

In seguito fu impiegato in varie guerre, soprattutto in alcuni paesi africani e mediorientali. Circa 5mila uomini furono impiegati in Siria, al fianco delle forze del presidente Bashar al Assad: ebbero un ruolo chiave nella riconquista nel 2017 di Palmira, città siriana tolta al controllo dell’ISIS. In generale, furono utilizzati sia per proteggere siti di interesse economico per il governo russo sia in combattimento al fianco dell’esercito siriano. Un’altra zona d’operazione è stata la Libia, dove hanno affiancato le milizie del maresciallo Khalifa Haftar.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il ruolo del gruppo Wagner è cresciuto enormemente. Il numero di effettivi del gruppo, che prima della guerra era di poche migliaia di persone, è passato a 50 mila membri, secondo stime del ministero della Difesa britannico. Questo grazie a una campagna di reclutamento molto estesa portata avanti da Yevgeny Prigozhin, il capo dell’organizzazione, che è uno stretto alleato del presidente Vladimir Putin.

Prigozhin, tra le altre cose, ha arruolato migliaia di persone nelle carceri russe, promettendo loro somme di denaro e l’amnistia in cambio di sei mesi di servizio militare.

Oggi non ci sono dubbi sul fatto che in Ucraina il gruppo Wagner stia effettivamente prendendo parte alle azioni militari offensive dell’esercito russo. All’inizio dell’invasione, i suoi membri ebbero il compito di assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma furono fermati in tempo. In alcuni casi, come a Bakhmut, il gruppo Wagner costituisce il grosso dell’attività offensiva, e in altre circostanze si è detto perfino che aveva «conquistato» alcune aree dell’oriente ucraino, come la cittadina di Soledar.

Il gruppo Wagner dunque è una compagnia militare privata che prende parte ai combattimenti e alle operazioni militari offensive: per questo in contesti come le guerre in Siria e in Libia può essere definito piuttosto facilmente come un gruppo mercenario.

Le cose si complicano però quando si parla dell’invasione russa dell’Ucraina: secondo le convenzioni dell’ONU, un altro dei requisiti per definire un mercenario è che non sia cittadino «di una parte in conflitto, né residente del territorio controllato da una parte in conflitto». La Russia è parte nel conflitto in Ucraina, e i membri del gruppo Wagner sono in gran parte cittadini russi o residenti in Russia: questo significa che nel contesto della guerra in Ucraina il gruppo non ha uno dei requisiti fondamentali per essere definito mercenario dal diritto internazionale.

In realtà anche su questo si potrebbe discutere, perché molti esperti di diritto internazionale ritengono che la definizione di “mercenario” data dalle convenzioni ONU sia a tal punto stringente da risultare praticamente inapplicabile. Più in generale, si ritiene che sia accettabile definire il gruppo Wagner “mercenario” in contesti non giuridici, sia per avvicinarsi all’uso corrente della parola sia perché questo è stato il business principale del gruppo finora.

Sempre a proposito del gruppo Wagner, alcuni esperti di diritto internazionale si chiedono se la definizione di mercenari sia calzante nel contesto della guerra in Ucraina. I legami molto stretti esistenti tra il gruppo e l’esercito russo lascerebbero pensare che in realtà Wagner non agisca come un gruppo separato, ma sia effettivamente agli ordini dell’esercito russo. Guardandola da questo punto di vista, i suoi membri potrebbero essere qualificati come “membri delle forze armate” di uno dei paesi in conflitto: su questo tuttavia c’è ancora discussione.

Queste distinzioni all’apparenza molto sottili sono importanti soprattutto per l’applicazione del diritto di guerra e potrebbero avere conseguenze in futuro. Per esempio, da come i membri del gruppo Wagner saranno considerati nel contesto della guerra in Ucraina potrebbe dipendere il modo in cui saranno perseguiti per eventuali crimini di guerra commessi, a proposito dei quali ci sono già numerose testimonianze.

C’è infine una questione di status legale delle varie organizzazioni. Le compagnie militari private occidentali, per esempio quelle americane e britanniche, sono società regolarmente registrate nei loro paesi d’origine. Il gruppo Wagner è una società registrata in Argentina, che però è notevolmente opaca, al punto che per anni sia il governo russo sia Prigozhin non solo avevano negato le operazioni del gruppo, ma anche la sua stessa esistenza. Soltanto negli ultimi mesi, visto il ruolo assunto nella guerra in Ucraina, il gruppo Wagner è stato riconosciuto dai media di stato e dalle istituzioni politiche russe e ha aperto due sedi pubbliche a Mosca e a San Pietroburgo.

Il problema è che secondo la legge russa sia i mercenari sia le compagnie militari private sono illegali. Non è chiaro, dunque, in che contesto legale il gruppo Wagner stia operando in Russia.