Alle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia non ci si aspettano sorprese

Si vota fra oggi e domani e il grande favorito è il presidente uscente, Massimiliano Fedriga

Massimiliano Fedriga (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Massimiliano Fedriga (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
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Domenica 2 e lunedì 3 aprile in Friuli Venezia Giulia si voterà per eleggere il presidente della regione e rinnovare il consiglio regionale. Nelle ultime settimane sui giornali nazionali si è parlato poco di queste elezioni, soprattutto perché l’esito sembra piuttosto scontato: il presidente uscente Massimiliano Fedriga, espresso dalla Lega e sostenuto dalla coalizione di destra, è uno dei presidenti di regione con il maggior consenso in Italia, nel 2018 fu eletto con il 57 per cento delle preferenze e nel frattempo non sembra aver perso popolarità.

Ci sono altri tre candidati: Massimo Moretuzzo, del partito autonomista Patto per l’Autonomia e sostenuto soprattutto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle; Alessandro Maran, sostenuto da Azione, Italia Viva e +Europa; Giorgia Tripoli, che si presenta con la lista Insieme Liberi, sostenuta da una serie di movimenti e associazioni accomunati soprattutto da mesi di mobilitazioni contro il green pass e in generale contro la gestione della pandemia in Italia. Su queste elezioni non sono stati diffusi sondaggi, ma i giornali locali – probabilmente sulla base di informazioni ricevute dai partiti locali, che ne commissionano diversi ad uso interno – sostengono che le gerarchie siano molto chiare: Moretuzzo sarà il principale avversario di Fedriga, ampiamente favorito.

Fedriga ha 42 anni, è nato a Verona, in Veneto, ma fin da piccolo ha vissuto a Trieste, il capoluogo di regione. Entrò nella Lega già molto giovane, ha raccontato più volte, quando era ancora adolescente. Prima di diventare presidente nel 2018 era stato per dieci anni consecutivi deputato. In mezzo si era candidato a sindaco di Trieste, senza successo. Dal 2021 è anche il presidente della conferenza delle regioni. Oltre che dal suo partito è sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia e dalla lista Autonomia Responsabile, dell’ex presidente regionale Renzo Tondo.

In campagna elettorale non si è parlato moltissimo di quanto fatto da Fedriga nel suo mandato, ma sono emerse alcune critiche per esempio sulla gestione del sistema sanitario regionale: a fine marzo diversi sindacati che rappresentano i medici hanno diffuso una lettera aperta per criticare la riduzione dei fondi regionali a disposizione della sanità. Ciclicamente poi a Fedriga viene attribuita una retorica molto dura sui migranti che cercano di entrare in Italia passando per la cosiddetta “rotta balcanica”: sempre a fine marzo si è saputo che fra i boschi al confine fra Italia e Slovenia verranno installate delle telecamere per scoraggiare gli ingressi dei richiedenti asilo. Una misura simbolica che avrà poche conseguenze concrete, ma di cui si è discusso anche a livello nazionale.

Fedriga si presenta anche con una sua lista, un po’ come aveva fatto Luca Zaia quando venne rieletto presidente in Veneto: una scelta dovuta principalmente al fatto che oggi gode di un ampio consenso personale nella regione, che in parte prescinde dalle alterne vicende del suo partito, la Lega, in grave calo di consensi da mesi. Ci si aspetta che la Lega raccolga molte meno preferenze rispetto alle ultime elezioni regionali del 2018, quando come singola lista aveva ottenuto quasi il 35 per cento: alle elezioni politiche dello scorso settembre, in Friuli Venezia Giulia ha preso poco meno dell’11 per cento. In quell’occasione il primo partito è stato Fratelli d’Italia, con oltre il 31 per cento. La lista di Fedriga dovrebbe sottrarre alcuni voti a Fratelli d’Italia, permettendo alla Lega di avere maggiori possibilità di rimanere il partito più votato.

Moretuzzo ha 47 anni ed è di Udine, è consigliere uscente ed è il segretario regionale di Patto per l’Autonomia, un movimento politico di forte vocazione autonomista, in questo non molto distante dalle idee del leghista Fedriga. Oltre che da Patto per l’Autonomia è sostenuto da un’ampia coalizione di partiti che si collocano a sinistra e nel centrosinistra: PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, dalla piccola lista Open Sinistra-FVG e dal partito autonomista della minoranza slovena della regione, Slovenska Skupnost.

Di questa coalizione si parla soprattutto perché saranno le prime elezioni da segretaria del PD per Elly Schlein. La quale però non ha molto da perdere, visto che Moretuzzo non l’ha scelto lei, e che l’esito è dato ampiamente per scontato. Per poter dire di aver fatto un buon risultato al PD basterà superare il 18 per cento ottenuto nella regione alle elezioni politiche di settembre. Giovedì Schlein ha partecipato a un evento elettorale con Moretuzzo per la chiusura della campagna elettorale, dando alcune indicazioni perlopiù a livello nazionale: ha celebrato per esempio l’alleanza con il Movimento 5 Stelle per queste elezioni («sono felicissima», ha detto), facendo capire di essere aperta a farne altre simili in altri posti, pur precisando che «ci si unisce intorno ai progetti» e non a priori.

Lei stessa però ha fatto notare come per il momento un’alleanza di questo genere sia tutt’altro che consolidata: a Udine, dove si vota negli stessi giorni per l’elezione del sindaco, il PD sarà alleato dei partiti centristi Azione e Italia Viva.

Il candidato di Azione e Italia Viva in regione è invece Maran, 62enne di Grado che ha una lunga carriera politica soprattutto nell’Ulivo e nel PD: è stato tre volte deputato e una volta senatore, fino al 2018. Nel 2019 passò dal PD a Italia Viva, in seguito alla scissione della fazione guidata da Matteo Renzi. Maran è sostenuto anche da +Europa: finora è successo molto di rado che i tre principali partiti centristi si ritrovino dalla stessa parte, in un’elezione locale (+Europa è storicamente legata al centrosinistra).

Giorgia Tripoli invece è un’avvocata 40enne di Palmanova, in provincia di Udine. È sostenuta da diversi movimenti e partiti che vengono spesso definiti “antisistema” e di estrema destra, tra i quali i più noti sono probabilmente Italexit, il piccolo partito fondato dall’ex giornalista Gianluigi Paragone, il movimento di Mario Adinolfi Popolo della Famiglia e il movimento antivaccinista Movimento 3V.

Oltre all’elezione diretta del presidente si voterà per rinnovare i 49 seggi del consiglio regionale: due di questi spettano di diritto al presidente e al secondo candidato alla presidenza più votato, un altro ancora alla minoranza slovena. È previsto un premio di maggioranza del 60 per cento per la coalizione che sostiene il vincitore, se ottiene almeno il 45 per cento dei voti: se ne ottiene di meno, il premio di maggioranza è del 55 per cento.

La soglia di sbarramento per le liste è al 4 per cento se corrono da sole e all’1,5 per cento se lo fanno all’interno di una coalizione che supera il 15 per cento (o se ottengono almeno il 20 per cento in una singola circoscrizione). È possibile il voto disgiunto: si potrà votare per un candidato presidente e contemporaneamente per una lista non collegata a quel candidato. Se però si esprime la preferenza solo per una lista senza scegliere un candidato presidente, il voto va automaticamente al candidato presidente associato a quella lista.

Negli stessi giorni si voterà anche in 24 comuni del Friuli Venezia Giulia, tra cui per l’appunto Udine, la seconda città più popolosa della regione dopo Trieste.