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  • Giovedì 30 marzo 2023

La notevole importanza dei gatti per l’economia giapponese

Il legame speciale dei giapponesi con i gatti fa spendere loro ogni anno miliardi di dollari in gadget e turismo

Una mascotte travestita dal famoso personaggio giapponese Hello Kitty (AP Photo/Eugene Hoshiko)
Una mascotte travestita dal famoso personaggio giapponese Hello Kitty (AP Photo/Eugene Hoshiko)

Secondo uno studio della Kansai University, in Giappone la spesa legata ai gatti, sia per l’acquisto di cibo e per la fornitura di cure mediche che per gadget e turismo, vale circa 15 miliardi di dollari all’anno (più o meno l’equivalente in euro), più di quanto il paese abbia speso per le Olimpiadi di Tokyo del 2020. Il legame che i giapponesi hanno con i gatti è notevole e l’animale ha un ruolo importante nella cultura popolare, e di riflesso anche nell’economia.

È giapponese la Sanrio, l’azienda che ha creato il celebre personaggio di Hello Kitty (che è una gatta), e solo a Tokyo ci sono oltre 50 “cat cafè”, locali dove ci sono anche gatti liberi di girare tra i tavoli (è un tipo di locale che si sta diffondendo in Occidente, ma in numero molto più limitato). Secondo gli ultimi dati disponibili, in Giappone nel 2021 sono stati censiti quasi 9 milioni di gatti, uno ogni 14 abitanti: non è un numero molto più elevato di altri paesi simili, ma lo è la cifra che i giapponesi spendono per tutto quello che ruota intorno ai gatti.

Lo studio della Kansai University ha provato a stimare quanto vale la cosiddetta nekonomics, ossia l’economia legata a tutto ciò che gira intorno al neko, il gatto. Tiene conto delle spese per la cura dell’animale – cibo, prodotti per l’igiene e le cure veterinarie – e di quelle relative al mondo del gatto in senso ampio, gadget, “cat cafè” e turismo. Anche chi non ha un gatto in casa infatti contribuisce in modo positivo alla nekonomics, andando spesso nei locali a tema o nei luoghi turistici famosi per l’alta concentrazione di gatti.

Lo studio ha quantificato in 100 mila yen all’anno (circa 756 euro) di spesa per la cura e l’accudimento di ogni gatto, che quindi diventano 900 miliardi di yen (circa 6,7 miliardi di euro) all’anno per tutti i gatti presenti in Giappone, a cui vanno sommate poi le spese veterinarie, che aumentano all’aumentare dell’età del gatto. A questo si aggiunge il giro di affari di tutto il business legato ai gatti, che secondo lo studio è enorme e porta il totale a 14,6 miliardi di euro, che i giapponesi spendono per acquistare gadget pucciosi e libri, frequentare i cat cafè e in generale per raggiungere tutti quei luoghi con cose di gatti da visitare.

Gatti seduti su un ramo di ciliegio in un parco di Tokyo (AP Photo/Shuji Kajiyama)

Ci sono alcuni casi piccoli ma notevoli dell’importanza della nekonomics: l’economia di una piccola cittadina di provincia, Kinokawa, e della linea ferroviaria che l’attraversa è tenuta in piedi principalmente dall’afflusso di turisti che vanno a visitare la stazione di Kishi, dove il ruolo onorario di “capostazione” da anni ce l’ha una gatta.

Fino al 2015 l’incarico era stato dato a Tama, una gatta che aveva iniziato a bazzicare la stazione intorno al 2007, quando la compagnia ferroviaria stava attraversando una grave crisi finanziaria. La gatta era diventata il simbolo della stazione, tant’è che i commercianti della zona le avevano fatto fare un cappello da tranviere, attirando così nel tempo migliaia di turisti, che ogni anno alimentano un giro d’affari da 10 milioni di euro, che non sembrano molti ma lo sono per una cittadina di provincia.

Quando Tama è morta a 16 anni al funerale sono andate migliaia di persone; il ruolo di capostazione è stato poi dato a un’altra gatta chiamata Nitama (ossia Tama seconda).

La gatta Tama durante una festa per l’anniversario del suo incarico come capostazione (Takobou via Wikimedia Commons)

Il legame tra i giapponesi e i gatti si è poi molto rafforzato negli anni della pandemia, quando durante i vari lockdown la presenza di un animale domestico in casa è stata percepita come positiva da molti, perché in grado di dare conforto e affetto.

Secondo i dati della Japan Pet Food Association, in questi ultimi anni sono aumentate le adozioni (del 14 per cento nel 2020 e del 6 per cento nel 2021), ma allo stesso tempo è aumentato anche il randagismo. Per questo sono stati commissionati alcuni studi per informare sul costo di prendersi cura di un gatto e per aumentare la consapevolezza di chi decide di adottarne uno: in media in Giappone costa circa 20 mila euro mantenere un gatto per tutta la sua vita.

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In Giappone i gatti sono visti come animali fortunati e il cosiddetto maneki neko – la statuetta che raffigura un gatto con una zampa alzata – è simbolo di buona fortuna. Il gatto rappresenta anche una certa spiritualità: a Kyoto c’è un famoso santuario dei gatti, il Nyan Nyan Ji (Nyan è l’equivalente giapponese di miao), dove i turisti possono socializzare con il “monaco gatto” e con i suoi cuccioli; mentre a Tokyo esiste un tempio, quello di Gotokuji, che molti ritengono sia il luogo in cui abbia avuto origine il maneki neko.

Il tempio di Gotokuji a Tokyo (AP Photo/Jae C. Hong)

Il ruolo dei gatti in Giappone ha anche alcuni tratti inquietanti: la cultura popolare giapponese è piena di storie di mostruosi gatti soprannaturali, dal magico mutaforma bakeneko al demoniaco mangiatore di cadaveri kasha.

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