Il Partito Democratico ha ritirato la propria proposta di legge per vietare il carcere alle donne conviventi con figli piccoli

Una madre detenuta con suo figlio nell'Istituto a Custodia Attenuata per Madri (ICAM) di Lauro, ad Avellino (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Una madre detenuta con suo figlio nell'Istituto a Custodia Attenuata per Madri (ICAM) di Lauro, ad Avellino (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Giovedì il Partito Democratico ha ritirato la propria proposta di legge sulle detenute con figli piccoli, presentata nella scorsa legislatura per evitare che bambini e bambine finiscano in carcere con le proprie madri (o, in alcuni rari casi, con i padri) condannate o in attesa di giudizio. Il PD ha ritirato la proposta di legge dopo la conclusione dell’esame in commissione Giustizia della Camera, in cui la maggioranza che sostiene il governo aveva presentato e approvato alcuni emendamenti che secondo il PD snaturavano gli obiettivi e il senso della proposta originaria. La proposta di legge è quindi decaduta e ora la maggioranza se interessata al tema dovrà presentarne una nuova.

Le due modifiche più contestate sono state la riproposizione del carcere in caso di recidiva per le detenute con figli al seguito e la cancellazione del differimento della pena automatico per le donne incinte o con figli che abbiano meno di un anno, previsto dall’articolo 146 del codice penale: la proposta di legge originaria invece lo manteneva, e lo estendeva anche alle detenute con figli fino a tre anni se con disabilità. Secondo i parlamentari della Lega Jacopo Morrone e Ingrid Bisa, membri della commissione Giustizia, «essere incinta e/o madre di bambini piccoli non può essere il passepartout per le borseggiatrici abituali e professionali per evitare il carcere e continuare a delinquere».

La Lega ha fatto sapere che presenterà una sua proposta di legge. Quella originaria era stata approvata alla Camera a maggio del 2022 con 241 voti favorevoli e 7 contrari ed era poi passata al Senato. L’iter della legge si era interrotto col rinnovo del parlamento dopo le elezioni a settembre del 2022, ma la proposta era stata ripresentata a gennaio del 2023 sempre dal PD, con prima firmataria Debora Serracchiani.

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