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  • Mercoledì 22 marzo 2023

È morta Lucy Salani, l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai lager nazisti

Aveva 98 anni e la sua storia, molto avventurosa, è stata raccontata in libri e documentari

(ANSA/ WEB/ MOVIEPLAYER)
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È morta a 98 anni Lucy Salani, nota per essere stata l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Salani, dopo la guerra, divenne anche un’attivista piuttosto nota, e la sua storia è stata raccontata in libri e documentari.

Lucy Salani nacque a Fossano, in Piemonte, nel 1924, ma trascorse la gran parte della giovinezza a Bologna. Allo scoppio della guerra, prima della sua transizione dal genere maschile a quello femminile, fu chiamata in servizio dall’esercito italiano – per i giovani uomini c’era la leva obbligatoria – ma dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre del 1943 disertò fuggendo. Con l’occupazione da parte dell’esercito nazista di gran parte dell’Italia, fu costretta a unirsi alle truppe fasciste, ma disertò di nuovo. Scoperta, venne mandata prima nel campo di lavoro forzato di Bernau, in Germania. Riuscì a scappare ancora una volta, ma fu di nuovo scoperta e catturata. A quel punto fu internata nel campo di concentramento di Dachau, dove fu contrassegnata con il triangolo rosso.

Il triangolo è il famoso segno di riconoscimento che veniva dato ai prigionieri dei campi di concentramento: il più famoso è il triangolo giallo dei prigionieri ebrei (più precisamente due triangoli gialli disposti a formare una stella), mentre il triangolo rosso era quello dei prigionieri politici, che veniva dato anche ai disertori. Salani sopravvisse sei mesi nel campo di Dachau. Il giorno della liberazione da parte degli Alleati, poco prima di abbandonare il campo, le guardie naziste cominciarono a sparare sui prigionieri dalle torrette di Dachau: Salani fu colpita a una gamba e fu ritrovata tra i cadaveri.

Dopo la guerra, Salani visse tra Torino e Roma, e trascorse un periodo anche a Parigi. Negli anni Ottanta, a Londra, si sottopose all’operazione di riattribuzione del sesso, senza però cambiare il suo nome all’anagrafe. Sempre nello stesso periodo si trasferì a Bologna, dove è rimasta fino alla morte.

Salani è stata anche un’attivista antifascista e per i diritti delle persone LGBT+. La sua vita è stata raccontata nel libro del 2009 Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale di Gabriella Romano e nel documentario realizzato da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini C’è un soffio di vita soltanto, uscito nel 2021. È stata anche intervistata nel documentario Felice chi è diverso, diretto da Gianni Amelio e uscito nel 2014.