La BBC sta perdendo la sua indipendenza?

Il caso Lineker ha causato un dibattito sulla prossimità tra i vertici della storica tv pubblica e il partito Conservatore, al governo nel Regno Unito

La sede londinese della BBC (Photo by Hollie Adams/Getty Images)
La sede londinese della BBC (Photo by Hollie Adams/Getty Images)
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Nel weekend la programmazione sportiva della televisione pubblica britannica BBC ha subito molte variazioni e cancellazioni a causa del caso che ha coinvolto Gary Lineker, ex calciatore e noto commentatore sportivo. Lineker era stato sospeso dopo aver pubblicato sul proprio account Twitter alcune critiche alla nuova proposta di legge del governo britannico sull’immigrazione, ma la decisione piuttosto che diminuire le polemiche le ha aumentate, provocando l’astensione dal lavoro per solidarietà di molti altri presentatori, commentatori e giornalisti delle trasmissioni sportive della BBC, e mettendo in discussione le dichiarate indipendenza e imparzialità della storica emittente pubblica.

In particolare si è discusso molto di legami ritenuti troppo stretti fra i vertici dell’azienda e il partito Conservatore, attualmente al governo nel Regno Unito.

A livello aziendale il caso si è chiuso lunedì con il reintegro di Lineker, ma il dibattito politico che ha suscitato è destinato a prolungarsi. Il Wall Street Journal ha definito la questione il “corrispettivo del Regno Unito” del caso di cui è stato protagonista Colin Kaepernick, il quarterback di football americano che negli Stati Uniti protestò contro la discriminazione delle persone afroamericane inginocchiandosi durante l’inno. Dopo la sospensione di Lineker dal popolare programma sportivo Match of the Day, di cui è il conduttore storico, negli ultimi due giorni si sono espressi sul caso non solo molti esponenti politici, ma anche lo scrittore premio Nobel Kazuo Ishiguro, il musicista Fatboy Slim e l’allenatore del Liverpool Jürgen Klopp: tutti si sono detti solidali con Lineker, sostenendo che la sua sospensione fosse di fatto una violazione della libertà di espressione.

Prima della sospensione invece era stato il partito Conservatore a esprimere dubbi sulla questione dell’opportunità del tweet. Lineker aveva paragonato il linguaggio utilizzato dai ministri del governo britannico per parlare dei richiedenti asilo a quello «usato dalla Germania degli anni ’30»: un paragone definito «offensivo» dalla ministra dell’Interno britannica Suella Braverman, e criticato da molti altri ministri del governo, da alcuni membri del partito Conservatore e dai media di orientamento Conservatore. Trentasei membri del partito avevano inviato una lettera ai vertici dell’azienda, il cui direttore è sempre nominato dal primo ministro inglese.

Attualmente il direttore generale è Tim Davie, che venerdì aveva deciso di sospendere Lineker per aver violato le linee guida di imparzialità dell’emittente. Ed era stata la stessa BBC a ingrossare il caso, aprendo il suo principale telegiornale con la notizia delle polemiche intorno al tweet di Lineker piuttosto che con le politiche migratorie del governo.

Lineker fotografato nel weekend (Photo by Dan Kitwood/Getty Images)

Già sabato si era cominciato a capire che il movimento di opinione a sostegno di Lineker sarebbe stato difficile da ignorare. Ian Wright, Alan Shearer, Jermaine Jenas, Micah Richards e Jermain Defoe, tutti famosi ex giocatori e commentatori sportivi, avevano comunicato alla BBC la propria indisponibilità a partecipare al programma da lui condotto, o a sostituire Lineker, e nelle ore successive molti giornalisti, ospiti e presentatori della rete avevano deciso di fare lo stesso: la gran parte dei programmi sportivi era stata sospesa o era andata in onda in forma ridotta.

In breve il caso mediatico era diventato anche politico. Il primo ministro inglese Rishi Sunak aveva cercato di evitarlo, sostenendo che si trattasse solo di un problema fra la BBC e un suo commentatore, ma molti rappresentanti del partito Laburista avevano chiesto le dimissioni dei vertici dell’azienda, mentre dal partito Conservatore c’era stato chi invocava persino un licenziamento di Lineker.

Il punto della questione poi è diventato se i vertici della BBC siano influenzabili o influenzati dal potere politico, con evidenti rischi per l’indipendenza dell’azienda, che peraltro è stata un vanto per decenni. Secondo un sondaggio dell’agenzia Reuters negli ultimi cinque anni la fiducia del pubblico nella BBC è scesa di 20 punti percentuali, dal 75 per cento del 2018 al 55 del 2022. Gli attuali vertici aziendali, del resto, già prima del caso Lineker erano al centro di discussioni per i loro profondi legami con il partito Conservatore.

Il presidente della BBC, Richard Sharp, che in passato ha lavorato in grandi banche di investimento come JP Morgan e Goldman Sachs, è stato nominato dal primo ministro Boris Johnson nel febbraio del 2021. Negli anni è stato un finanziatore del partito Conservatore e di centri studi a esso collegati: si stima che abbia donato oltre 400mila sterline. Ma soprattutto nei mesi precedenti alla sua nomina aiutò Johnson a ottenere un prestito personale di 800mila sterline, mettendolo in contatto con il miliardario canadese Sam Blyth, che fece da garante per il prestito. Il partito Laburista aveva già chiesto le sue dimissioni a gennaio, quando la vicenda del prestito era stata resa pubblica da un’inchiesta del Sunday Times.

Rishi Sunak saluta il direttore generale della BBC Tim Davie (Photo Jacob King – WPA Pool/Getty Images)

Anche il direttore generale, Tim Davie, ha legami profondi con il partito del primo ministro Sunak. Ha svolto gran parte della carriera all’interno della BBC, ma in passato era stato consigliere del partito Conservatore a Hammersmith, uno dei distretti in cui è divisa l’amministrazione cittadina di Londra. E Robbie Gibb, attuale membro del consiglio di amministrazione della BBC con la carica di direttore “non esecutivo”, era stato portavoce dell’ex prima ministra Theresa May, anche lei del partito Conservatore.

Di recente ci sono state polemiche anche su programmi che non fanno informazione e normalmente lontani dalla politica. Nei giorni scorsi la BBC aveva deciso di non mandare in onda un episodio speciale della serie di documentari naturalistici Wild Isles di David Attenborough, il più celebre e autorevole divulgatore scientifico britannico. L’episodio in questione riguardava le minacce all’ambiente nel Regno Unito e sosteneva la necessità di ridurre lo sfruttamento del territorio: alcuni commentatori avevano accusato la BBC di averlo programmato solo online perché poco “compatibile” con le politiche della destra attualmente al governo. I dirigenti della BBC avevano risposto che l’episodio era destinato alla visione in streaming fin dall’inizio, senza tornare sulla decisione nonostante le polemiche.