L’ufficiale Walter Biot è stato condannato a trent’anni di carcere

Il capitano della Marina era stato arrestato in flagrante due anni fa mentre vendeva informazioni riservate a un militare russo

Tribunale militare Roma
(ANSA/ Massimo Percossi)

Il capitano di fregata della Marina militare italiana Walter Biot, accusato di aver venduto informazioni riservate alla Russia a scopo di spionaggio, è stato condannato a 30 anni di carcere. Giovedì il tribunale militare di Roma ha riconosciuto Biot colpevole di aver rivelato segreti militari e ceduto notizie segrete a ufficiali russi in cambio di denaro.

Quando Biot fu arrestato in flagranza di reato, due anni fa, la sua vicenda aveva ricevuto parecchie attenzioni e allarmato i vertici militari e i servizi segreti italiani, anche in ragione della successiva invasione dell’Ucraina e dei mutati rapporti tra Russia e Italia. I pubblici ministeri militari avevano chiesto l’ergastolo, ma i giudici gli hanno riconosciuto le attenuanti generiche. Biot è imputato anche in un altro processo penale di un tribunale ordinario.

Biot era stato arrestato il 30 marzo del 2021 mentre stava consegnando una scheda di memoria a un ufficiale delle forze armate russe, Dmitrij Ostroukhov, in un grande parcheggio del quartiere romano di Spinaceto. La scheda era contenuta in una scatola di medicine. In un’altra confezione, sempre di medicine, il militare russo aveva consegnato a Biot 5.000 euro in contanti. Biot venne arrestato, portato nel carcere di Gaeta e imputato in due processi: uno condotto dalla magistratura militare, che ha competenza sui reati militari commessi dai membri delle forze armate, e uno della procura ordinaria.

I pubblici ministeri militari gli contestavano vari reati, tra cui procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio e procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato. La procura ordinaria invece lo accusa di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. Gli avvocati di Biot avevano chiesto che si svolgesse un solo processo, visto che le accuse riguardavano le stesse circostanze e la stessa persona. Nel giugno del 2022 tuttavia la Corte di Cassazione ha riconosciuto la doppia giurisdizione, spiegando che le norme del codice penale ordinario relative ai reati contestati prevedevano «un perimetro di maggiore ampiezza rispetto a quello contemplato dalla norma militare».

Durante il processo nel tribunale militare la procura aveva evidenziato che tra i vari documenti ceduti da Biot agli ufficiali russi ce n’erano alcuni classificati come «riservatissimi» e uno come «top secret», riguardanti la gestione del terrorismo internazionale o potenziali «debolezze» della NATO. Come emerso dalle testimonianze del processo, nel suo lavoro Biot maneggiava quotidianamente documentazione riservata.

All’epoca dell’arresto Biot era in servizio al reparto Politica militare e pianificazione dello Stato maggiore della Difesa. Il sito del ministero della Difesa dice che uno degli scopi dell’ufficio è «individuare e sottoporre al capo di Stato maggiore della Difesa le problematiche tecnico-militari, e le relative soluzioni, in materia di politica di sicurezza e difesa nazionale».