Quanto costa andare a vivere da soli

Molto, in media, e questo è un gran problema soprattutto per i giovani: ma dipende anche da dove si vive

di Mariasole Lisciandro

Una scena dal film "Il diario di Bridget Jones"
Una scena dal film "Il diario di Bridget Jones"

In Italia in media i giovani non riescono a lasciare la casa dei genitori prima dei trent’anni. L’Italia è quindi uno dei grandi paesi europei, insieme a Grecia, Portogallo e Spagna, dove l’indipendenza arriva più tardi per una serie di complesse ragioni di carattere economico e sociale. Ma probabilmente la ragione che si può misurare più facilmente, e con ogni probabilità una delle più importanti, è quella legata al costo di andare a vivere da soli.

In Italia gli oltre 8 milioni di persone che vivono da sole (sia giovani sia no) spendono tra affitto, bollette, spesa e svaghi vari in media ogni mese il 47 per cento in più di una persona che vive in coppia e l’87 per cento in più di un componente di una famiglia di tre persone. A prescindere dall’età vivere da soli costa di più per una serie di motivi anche piuttosto intuitivi: non si dividono le spese per la casa – l’affitto o il mutuo, le bollette, le riparazioni – e fare la spesa è più oneroso perché non è possibile trovare sempre confezioni da uno e le promozioni sono spesso riservate a quelle più grandi o alle scorte. Allo stesso tempo le case più piccole – come monolocali o bilocali – sono anche quelle più costose al metro quadro.

Tutte queste spese, già mediamente più alte, vanno poi sostenute con stipendi medi che in Italia sono piuttosto bassi, soprattutto nel caso dei più giovani che sono entrati da poco nel mercato del lavoro. Il che rende spesso piuttosto proibitivo pensare di lasciare casa dei genitori per andare a vivere da soli, soprattutto nelle grandi città dove il costo delle case e della vita in generale è più alto.

Quanto spende in media chi vive da solo
In Italia le persone che vivono da sole sono 8,3 milioni: il 56 per cento sono donne e il 44 uomini; la metà ha più di 65 anni, il 30 per cento tra i 45 e i 65 anni e il 20 ne ha meno di 45. Vivono soprattutto al Nord (49 per cento), poi il 29 per cento sta nel Sud e nelle isole e il 22 nel Centro. Un terzo del totale vive all’interno delle aree metropolitane.

Secondo gli ultimi dati ISTAT relativi al 2021 una persona che vive da sola spende in media circa 1.800 euro al mese, tra casa, spesa, trasporti e svaghi. Questa cifra tiene conto anche della spesa ipotetica che una persona con casa di proprietà su cui magari ha estinto il mutuo o che magari le è stata data a titolo gratuito spenderebbe se quella casa fosse in affitto. Il dato medio è quindi in eccesso se si pensa in termini di uscite vere e proprie: per esempio, un anziano con casa di proprietà che vive da solo non paga più nulla per la casa, se non le spese, ma comunque nel conteggio di ISTAT viene messo in conto anche un importo figurativo.

In ogni caso, l’importo medio di 1.800 euro è circa il 47 per cento in più di quanto spende una persona che vive in coppia e l’87 per cento in più di un membro di una famiglia di tre persone. La differenza aumenta quando il confronto si fa con famiglie più ampie. Tuttavia nel caso delle famiglie è vero che la spesa pro capite diminuisce, ma resta il fatto che nella maggior parte dei casi sono comunque i genitori a sostenere le spese per tutti i componenti.

La spesa per il cibo è particolarmente onerosa per chi vive da solo: per gli alimentari spende il 30 per cento in più di una persona che vive in coppia e il 60 nel caso di un componente di una famiglia di tre persone. Fare la spesa per uno comporta talvolta difficoltà nell’accedere alle offerte nei supermercati, che prevedono spesso l’acquisto di confezioni grandi o semplicemente più pezzi.

La questione della casa e le differenze territoriali
Ma è la casa la componente che pesa di più: mediamente una persona sola spende 813 euro per l’affitto o il mutuo più le spese accessorie e le bollette, contro i 475 a testa di chi vive in coppia e i 323 di una famiglia di tre persone: chi vive da solo spende quindi in media il 71 per cento in più di chi vive in coppia e il 151 per cento in più di chi vive in una famiglia di tre persone.

I motivi sono vari. Solitamente il costo di case più piccole, come monolocali e bilocali, è di molto più alto al metro quadro rispetto a quelle più grandi. In più vivendo da soli bisogna sobbarcarsi l’intero onere di affitto o mutuo, oltre quello delle bollette, che comunque non saranno mai molto più basse rispetto al vivere con altre persone: per esempio la luce del soggiorno di sera consuma la stessa energia che si sia da soli o in di più e i fornelli da usare per un piatto di pasta sono gli stessi sia per uno che per due o tre persone.

Il costo della casa è centrale nella scelta di vivere da soli: una regola abbastanza basica e spicciola di buona gestione delle finanze personali – ormai piuttosto radicata nelle abitudini e consigliata – è che il costo della casa non dovrebbe superare un terzo dello stipendio mensile, in modo da destinare la restante parte alle spese personali e ai risparmi.

Secondo i dati ISTAT in Italia il reddito medio di una persona che vive da sola è di circa 19 mila euro netti, pari a 1.500 euro mensili divisi in 13 mensilità. Il che porta a destinare più di metà dello stipendio alla casa.

Questo però è un valore medio, che cambia sensibilmente a seconda dell’area geografica e della dimensione del centro abitato: un bilocale a Milano è sensibilmente più costoso di uno a Cosenza. Anche i redditi sono diversi, ma la proporzione resta comunque sfavorevole per chi vive nelle città più costose, dove gli stipendi sono sì più alti ma comunque non in proporzione a quanto è più alto il costo della vita. Secondo la classifica annuale sulla qualità della vita del Sole 24 Ore in Italia il canone di affitto pesa in media del 32,2 per cento sul reddito, ma con significative differenze territoriali: per esempio, la quota è del 61,8 per cento a Milano mentre del 20,7 a Cosenza.

Le cose sono poi ancora più complicate per i più giovani che hanno mediamente stipendi più bassi della media perché entrati da poco nel mercato del lavoro.

– Leggi anche: Perché in Italia gli stipendi sono così bassi

Negli ultimi anni poi c’è stato un notevole aumento anche del canone di affitto delle stanze nelle case in condivisione, che sono tipicamente il primo approdo per i giovani che lasciano casa dei genitori: secondo l’osservatorio di Immobiliare.it, uno dei principali portali di annunci immobiliari in Italia, nel 2022 i prezzi delle stanze sono aumentati in media dell’11 per cento rispetto al 2021. E anche in questo caso con sensibili differenze territoriali: a Milano sono aumentati del 20 per cento, arrivando a 620 euro al mese per una stanza; a Padova sono aumentati addirittura del 40 per cento, fino a 458 euro; sono invece praticamente stazionari ad Ancona e a Trieste, dove l’affitto di una stanza costa rispettivamente 231 e 263 euro.

Il costo proibitivo di vivere da soli ha ovviamente come conseguenza principale il fatto che per i giovani sia difficile lasciare con serenità la casa dei genitori. I giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono ancora in famiglia sono il 67,6 per cento, due terzi del totale. E quelli che riescono a rendersi indipendenti lo fanno comunque mediamente tardi, poco prima dei trent’anni: in media molto più tardi rispetto ai giovani degli altri paesi europei.