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  • Domenica 26 febbraio 2023

L’arcipelago caraibico con il tasso di omicidi più alto dell’America Latina

77,6 ogni 100mila abitanti nel 2022, dice una ricerca di InSight Crime: ha superato la Giamaica tra i paesi più violenti della regione

La polizia davanti a un'agenzia di pompe funebri dove sono state uccise quattro persone, a Ciudad Juarez, Messico (Spencer Platt/Getty Images)
La polizia davanti a un'agenzia di pompe funebri dove sono state uccise quattro persone, a Ciudad Juarez, Messico (Spencer Platt/Getty Images)
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L’arcipelago di Turks e Caicos è composto da 40 isole tropicali appartenenti al Regno Unito, e si trova a est di Cuba e a nord di Haiti. Secondo un rapporto del sito giornalistico investigativo InSight Crime nel 2022 ha avuto uno dei tassi di omicidi più alti del mondo e il più alto dell’America Latina: 77,6 omicidi ogni 100mila abitanti. Per capire la misura del dato, basti pensare che nello stesso anno in Italia ci sono stati 0,6 omicidi ogni 100mila abitanti; in Germania 0,9; nel Regno Unito 1,2; in Francia 1,4. In termini assoluti possono apparire cifre basse: nel 2022 ci sono stati 35 omicidi (in Italia 309) ma gli abitanti sono poco più di 45mila e l’aumento rispetto al 2021 è stato del 150 per cento (gli omicidi erano stati 14). 

Sono dati che accomunano tutta l’America Latina e l’area dei Caraibi. Sempre secondo il rapporto di InSight Crime, questo è dovuto all’aumento della produzione di cocaina, al traffico di armi che coinvolge quasi tutti i paesi della regione e soprattutto alla profonda frammentazione delle bande di narcotrafficanti, perennemente in guerra tra loro. In particolare a Turks e Caicos il governatore Nigel Dakin ha dato apertamente la colpa dell’alto tasso di omicidi alle bande criminali giamaicane, che stanno tentando di eliminare la concorrenza locale per fare dell’arcipelago una propria succursale.

La ricerca di InSight Crime non specifica se i dati in questi paesi siano i più alti del mondo, ma molto probabilmente è così: in un rapporto del 2019 dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC), basato su dati del 2018, il tasso di omicidi medio nel continente americano era di 17,2 ogni 100mila abitanti, più alto di tutti gli altri continenti. In quel rapporto il paese con il tasso di omicidi più alto erano le Isole Vergini, con 49,3 ogni 100mila, seguite dalla Giamaica con 44,7. Al terzo posto c’era il Lesotho, l’unico paese africano nelle prime sette posizioni con 43,6. Dopo Trinidad e Tobago, El Salvador, Venezuela e Honduras c’era il Sudafrica con 33,5 omicidi ogni 100mila abitanti.

Anche secondo i dati del 2022 la Giamaica è seconda, dopo che era stata in cima alla classifica di InSight Crime per tre anni: in realtà gli omicidi non sono diminuiti, anzi, sono leggermente aumentati – 1.498 nel 2022 – ma è stata superata appunto da Turks e Caicos. Il problema maggiore che deve affrontare la polizia giamaicana è l’enorme diffusione di armi. Secondo dati citati dal New York Times in Giamaica ci sono 45mila armi registrate su circa tre milioni di abitanti, ma probabilmente quelle illegali sono molte di più, anche se è complicato stabilire quante.

La polizia brasiliana in una favela di Rio de Janeiro (ANSA/MARCELO SAYAO)

Il terzo posto della classifica per tasso di omicidi è occupato da uno stato insulare che si trova sempre nei Caraibi, Saint Lucia: 42,3 omicidi ogni 100mila abitanti. Fa parte dell’arcipelago delle Piccole Antille ed è considerato un punto di passaggio fondamentale per le grosse spedizioni di cocaina dei narcotrafficanti, dall’America del Sud agli Stati Uniti e all’Europa. A contendersi il rapporto con loro ci sono vari gruppi criminali locali che si fanno la guerra.

In altri stati caraibici la violenza e gli omicidi sono comunque un problema: a Saint Vincent e Grenadine il tasso è di 40,3 omicidi ogni 100mila abitanti, a Trinidad e Tobago di 39,4 ogni 100mila abitanti. In entrambi i paesi la violenza è perlopiù attribuita agli scontri tra le numerosissime bande criminali che si contendono il traffico di droga, di armi, di esseri umani e anche – a Trinidad e Tobago – lo sfruttamento minerario.

Il primo paese del Sud America per tasso di omicidi è il Venezuela, dove ci sono poco più di 28 milioni di abitanti e il tasso è di 40,4 omicidi ogni 100mila abitanti. I dati sono stati forniti dall’OVV, Observatorio Venezolano de Violencia, e includono anche le tante persone scomparse o assassinate dalla polizia. Le morti violente nel 2022 sono state 10.737, con una media di quasi 29 al giorno. La maggior parte degli omicidi è avvenuta nella parte settentrionale del paese, in particolare nello stato di Aragua dove opera la banda criminale più potente, la “Tren de Aragua”, che ha quasi 3mila membri.

Tuttavia soprattutto nella capitale, Caracas, gran parte della violenza è dovuta alle azioni di piccole bande criminali, mentre quasi il 15 per cento delle morti violente è dovuto a interventi della polizia. In tre stati, Aragua, Miranda e Guarico, nel 2022 sono state effettuate grosse operazioni di polizia, accusate poi di un uso indiscriminato della violenza e di aver ucciso persone in arresto.

Barbecue, leader di una gang di Haiti (AP Photo/Matias Delacroix, File)

Sempre nel 2022 in Venezuela le denunce di sparizioni sono state 1.370, soprattutto nella regione mineraria di Bolívar, dove secondInSight Crime le bande armate – chiamate sindicatos – sono in guerra per il commercio dell’oro.

In America Centrale è l’Honduras il paese con il tasso più alto di omicidi: 35,8 ogni 100mila abitanti. Rispetto all’anno precedente, però, nel 2022 il numero di omicidi è diminuito del 12,7 per cento. Secondo il quotidiano locale El Heraldo la riduzione è dovuta alla campagna contro le bande criminali avviata dalla presidente Xiomara Castro, durante la quale sarebbero state smantellate 38 bande specializzate in narcotraffico ed estorsioni.

La bara di una vittima della guerra tra gang, a Medellin, in Colombia (EPA/FEDERICO RIOS)

Anche alle Bahamas il tasso è piuttosto alto: 32 omicidi ogni 100mila abitanti. Le forze di polizia hanno attribuito la maggior parte delle morti violente a una guerra tra due bande locali che si contendono il controllo del mercato della cocaina su una delle isole dell’arcipelago, New Providence.

In Colombia invece il tasso è leggermente in calo, nel 2022 ci sono stati 13.442 omicidi, con un tasso di 26,1 per 100mila abitanti. Le regioni più coinvolte dalla violenza sono quelle di Arauca, Putumayo, Chocó, Guaviare e Valle del Cauca, tutti territori essenziali per il traffico di cocaina e contesi da molti gruppi criminali. In particolare nella regione dell’Arauca gli scontri tra gruppi criminali di ex appartenenti alle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) ed ex militanti dell’ELN (Esercito nazionale di liberazione) sono costanti. Entrambi i gruppi criminali si scontrano poi con le Forze gaitaniste della Colombia, note anche come “Urabeños” o “Clan del Golfo”: un gruppo paramilitare di estrema destra molto attivo nel narcotraffico.

L’enorme quantità di cocaina prodotta in Colombia coinvolge anche il vicino Ecuador. Nel 2022 la polizia ha sequestrato 201 tonnellate di droga, soprattutto nel porto di Guayaquil da dove salpano le navi portacontainer dirette in Europa e in altri paesi. Infatti i narcotrafficanti colombiani considerano più sicuro trasportare la droga nel paese confinante e farla partire da lì verso l’Europa. Questo ha comportato una lotta serrata tra le bande locali che si offrono come alleate delle più strutturate organizzazioni colombiane. Nel 2022 in Ecuador ci sono stati 4.603 omicidi con un aumento, secondo i dati citati dal quotidiano Primicias, dell’82 per cento rispetto all’anno precedente. Il tasso di omicidi è del 25,9 ogni 100mila abitanti.

Membri di gang arrestati e portati in carcere in Salvador (AP Photo/Moises Castillo)

I rapporti con i narcotrafficanti colombiani, ma anche messicani, sono contesi tra due federazioni di gang criminali, guidate dai gruppi Los Choneros e Los Lobos. La maggior parte degli omicidi è avvenuta nella regione Esmeraldas, al confine con la Colombia.

In Messico l’anno scorso c’è stato un leggero calo degli omicidi: 25,2 ogni 100mila abitanti. In termini assoluti il numero di morti violente è però alto, più di 30mila. Il dato è rimasto più o meno costante negli ultimi cinque anni, con una media di circa 85 omicidi al giorno. La metà di tutti gli omicidi avviene negli stati di Guanajuato, Baja California, Chihuahua, Jalisco, Michoacán.

Nel suo rapporto InSight Crime scrive: «Gli stati di confine di Baja California e Chihuahua sono da tempo aree molto violente del Messico, poiché i gruppi della criminalità organizzata combattono continuamente per il controllo delle rotte del traffico di droga verso gli Stati Uniti. Nelle regioni di Jalisco e Michoacán si trovano poi i porti di Lázaro Cárdenas e Manzanillo, punti di arrivo dei precursori chimici [sostanze che servono a sintetizzarne altre] provenienti dall’Asia, necessari per la produzione di droghe sintetiche».

Militari di pattuglia a San Miguel Totolapan in Messico (AP)

Per quanto riguarda il Brasile, i dati disponibili comprendono solo i primi nove mesi del 2022. Secondo il National Homicide Index creato dal gruppo di media Globo ci sono stati 30.187 omicidi, un dato in leggero calo rispetto ai primi nove mesi del 2021. Anche in Brasile il tasso di omicidi è alto, 18,8 per 100mila abitanti, ed è dovuto al tentativo delle varie bande di controllare le rotte del traffico di droga, conteso tra il Primeiro Comando da Capital (PCC) e il Comando Vermelho (CV). A contribuire a questo alto tasso di omicidi c’è anche la polizia, che InSight Crime definisce «notoriamente dal grilletto facile».

Gli altri paesi menzionati nella classifica sono Porto Rico (17,4 omicidi ogni 100mila abitanti), Guatemala (17,3), Barbados (15,3), Guyana (15,1) e Costa Rica (12,2), dove gli omicidi sono stati 628 nel 2022, con un aumento di 54 casi rispetto all’anno precedente (su poco più di 5 milioni di abitanti). L’aumento è legato soprattutto alle lotte per il controllo del porto di Limón, un crocevia importante per i gruppi criminali che vogliono esportare cocaina in Europa. Nella Repubblica Dominicana invece ci sono stati 11,9 omicidi ogni 100mila abitanti mentre a Panama 11,5.

(Google Maps)

Un dato in totale controtendenza è quello di El Salvador, dove gli omicidi sono stati 495 nel 2022, mentre nel 2021 erano stati 1.147, un calo che va avanti ormai da sette anni. Nel 2015 il paese era uno dei più violenti al mondo, con 103 omicidi ogni 100mila abitanti. La conseguente repressione nei confronti della criminalità organizzata era stata però durissima: l’anno scorso sono state arrestate 60 mila persone, cioè quasi il 2 per cento della popolazione adulta. Secondo il governo, gran parte degli arrestati facevano parte delle bande di strada MS13 e Barrio 18.

In Uruguay la situazione è assai diversa: il tasso di omicidi è di 11,2 ogni 100mila abitanti, ma c’è stato un aumento del 25 per cento rispetto all’anno precedente, perché di recente l’Uruguay è diventato a sua volta un fondamentale punto di transito per lo spaccio di cocaina. Negli ultimi anni è emerso anche il primo cartello di narcos uruguayano: Primer Cartel Uruguayo, PCU.

Nel Suriname, il paese più piccolo del Sud America, ci sono stati 47 omicidi nel 2022 con un tasso del 7,7. In Paraguay c’è un tasso paragonabile, di 7,6 ogni 100mila abitanti, in larga parte dovuto all’attività del gruppo criminale brasiliano Primeiro Comando da Capital. Un gruppo criminale locale, il clan Insfran, è ritenuto responsabile dell’omicidio del procuratore specializzato nelle indagini sul narcotraffico, Marcelo Pecci, assassinato in Colombia il 30 aprile scorso.

In Nicaragua secondo il governo il tasso di omicidi sarebbe di 6,7 ogni 100mila abitanti, ma per InSight Crime il dato non sarebbe affidabile. In Cile dal 2021 gli omicidi sono cresciuti di più del 32 per cento: 960 rispetto ai 726 dell’anno precedente. Secondo la polizia molti delitti sono dovuti alle attività del clan venezuelano Tren de Aragua, che agisce anche in Cile nella regione settentrionale di Tarapacá. Il tasso di omicidi è di 4,6 ogni 100mila abitanti e conferma comunque che il Cile è uno dei paesi meno violenti dell’America Latina.

Sull’Argentina non esistono dati aggiornati. Nel 2021 il tasso di omicidi era stato di 4,6 ogni 100mila abitanti, con la criminalità concentrata soprattutto nella provincia di Santa Fe e in modo particolare nella città di Rosario, dove si scontrano due bande locali, Monos e Clan Alvarado. Anche sulla Bolivia non ci sono dati, i più recenti sono di tre anni fa. Quello che si sa è che i territori del paese sono contesi dai due maggiori gruppi criminali brasiliani, PCC e CV.

Il Perù non ha fornito dati ufficiali relativi al 2022, ma nel 2021 il tasso di omicidi era stato di 6,6 per 100mila abitanti, in aumento rispetto al 2020, ma comunque inferiore agli anni precedenti. Inoltre il paese è nel caos da dicembre, con violenze e scontri di piazza, in seguito al fallito colpo di stato e alla destituzione del presidente Pedro Castillo.

Ad Haiti la situazione è ancora più caotica: non ci sono dati attendibili ma come scrive InSight Crime «la catastrofe della sicurezza sull’isola ha raggiunto livelli senza precedenti», anche a causa di «un mosaico di guerre di territorio intorno alla capitale, Port-au-Prince, dove avviene la maggior parte degli omicidi, comprese esecuzioni sommarie da parte di adolescenti armati di armi militari. I rapimenti sono più che raddoppiati. Anche le violenze sessuali e lo stupro sono all’ordine del giorno».