Che cosa voleva dire il suono del modem

Cosa succedeva durante il piiii, il tidun tidun-i, e anche il pfssssssh…

Chiunque abbia avuto accesso a Internet negli anni Novanta e nei primi anni dopo il Duemila ricorda che il proprio computer non era sempre collegato alla rete, e che per farlo era necessario attivare un modem che in pochi rumorosi secondi avrebbe effettuato una telefonata per avviare la navigazione online. Per molti quella piccola cerimonia accompagnata da suoni metallici e misteriosi aveva un che di esoterico, per altri era semplicemente una fastidiosa attesa prima di poter verificare se fosse arrivata qualche nuova email, soprattutto nel caso in cui la linea fosse disturbata e la connessione faticasse ad avviarsi. Ma al di là della nostalgia da pionieri di Internet, che cosa stava facendo davvero il modem in quei momenti?

Per farsene un’idea occorre ricordarsi che agli albori del Web – la parte di Internet che utilizziamo più di frequente per esempio per leggere articoli come questo – parti importanti della rete telefonica non erano ancora interamente digitali. Le informazioni venivano trasmesse solo sui fili di rame e c’era quindi la necessità di avere un sistema che mettesse in relazione le parti analogiche, come quei pezzi della rete telefonica, con quelle digitali, come i computer. Questo sistema era il modem, termine che deriva dall’unione delle parole modulatore-demodulatore (dall’inglese modulator-demodulator).

Semplificando moltissimo, il modem si occupava di trasformare da digitali ad analogiche le informazioni che riceveva dal computer, in modo da poterle trasmettere lungo il doppino telefonico fino a un altro modem che provvedeva poi a ritradurre quelle informazioni in formato digitale, in modo da essere utilizzabili dal sistema informatico cui ci si stava collegando.

Il suono che si sentiva all’avvio del collegamento era l’inizio (“handshake”) della lunga conversazione che avrebbero avuto i due modem per mantenere la connessione e rendere possibile lo scambio di dati. Come aveva spiegato qualche anno fa l’informatica finlandese Oona Räisänen sul proprio blog, l’handshake assolveva a varie funzioni, compresa quella di consentire ai due modem di verificare lo stato della linea su cui avrebbero comunicato.

Il modem collegato al proprio computer verificava in primo luogo che ci fosse la linea, rilevando il classico “tuu-tuu”, dopodiché componeva il numero di telefono necessario per collegarsi al servizio che forniva la connessione a Internet, solitamente quello della compagnia telefonica cui si era abbonati. Il modem dall’altra parte della linea rispondeva con un tono specifico per verificare quale protocollo di comunicazione utilizzare con il modem che lo aveva appena chiamato.

Tra i primi toni inviati, i modem lanciavano anche un comando per bloccare la soppressione dell’eco di linea, un sistema usato sulle linee telefoniche per le normali telefonate vocali tra due persone, per evitare che una delle due sentisse la propria voce dalla cornetta mentre parlava. La soppressione doveva essere bloccata perché i modem potevano tranquillamente “parlarsi sopra”.

Lo scambio proseguiva con l’intento di livellare le capacità di entrambi i sistemi, che potevano essere diverse a seconda dei modelli e di particolari specifiche. In pratica i due modem si mettevano d’accordo sul tipo di frequenze da impiegare e di conseguenza sulla velocità da utilizzare sulla linea. Rispetto a una normale connessione in fibra ottica o in 4G dei giorni nostri, la velocità massima era enormemente più bassa (due minuti e mezzo contro cinque secondi per scaricare un megabyte).

La fase finale di questa conversazione tra macchine, il “pfssssssh” per intenderci, serviva per calibrare al meglio il segnale e per escludere andamenti imprevisti, che avrebbero potuto rendere meno stabile la connessione. Di solito questo era l’ultimo suono che si sentiva prima che l’altoparlante del modem collegato al proprio computer diventasse silenzioso, altrimenti si sarebbero uditi continuamente i rumori equivalenti agli impulsi inviati sulla linea.

Il modem poteva essere esterno o interno al computer e di solito aveva l’audio di avvio della connessione attivo come impostazione predefinita, anche se in realtà in quella fase non era prevista nessuna interazione da parte di chi stava utilizzando il computer. L’avvio udibile serviva però per assicurarsi che la chiamata telefonica fosse stata avviata correttamente, visto che il numero di telefono doveva essere impostato a mano sul computer (poteva poi essere memorizzato). In caso di errore, il chiamante avrebbe sentito la voce di qualcuno all’altro capo della linea e avrebbe fatto in tempo a sollevare la cornetta del telefono di casa per dare qualche spiegazione.

L’arrivo di sistemi digitali come ISDN e ADSL e in seguito delle linee a fibra ottica avrebbe determinato in pochi anni la fine del modem analogico con il suo strano suono di connessione. Oggi quei gracchianti rumori non dicono nulla a chi non visse le primissime fasi di Internet, mentre per tutti gli altri sono un ricordo di file che impiegavano minuti per essere scaricati, di connessioni perse e di gif molto spartane.

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