Il fumo sopra le case di East Palestine dopo il deragliamento e la "combustione controllata" (AP Photo/Gene J. Puskar)

Il deragliamento di un treno in Ohio continua a preoccupare i residenti

Le autorità sanitarie non stanno rassicurando abbastanza sui rischi di contaminazioni pericolose per le sostanze contenute nei vagoni

Alcuni giorni dopo che un treno che trasportava materiali pericolosi era deragliato nel nord-est dell’Ohio e aveva preso fuoco alimentando i timori di una “potenziale esplosione”, le autorità hanno garantito ai residenti evacuati che avrebbero potuto fare rientro in sicurezza nelle proprie case. Ma a più di una settimana dall’incidente, Maura Todd non ne è del tutto convinta.

A suggerirle il contrario sono il mal di testa e la nausea che hanno colpito la sua famiglia lo scorso weekend, e l’odore acre simile a un misto di acetone per unghie e gomma bruciata. Todd racconta che sabato stava già pianificando di fare i bagagli e andarsene da East Palestine, in Ohio, e di trasferirsi in Kentucky insieme alla sua famiglia e ai suoi tre Schnauzer nani, almeno per un po’ di tempo. «Non mi sono persa una conferenza stampa, e in nessuna occasione ho sentito qualcosa che mi facesse pensare a una decisione basata su dei dati reali», ha raccontato Todd, che ha 44 anni, al Washington Post. «L’impressione è che non ci vengano date abbastanza informazioni».

Dopo l’incidente, i responsabili locali e federali hanno ripetuto più volte ai residenti che l’aria era tornata ad essere respirabile, e che le acque non risultavano contaminate. Eppure, dopo oltre una settimana dal deragliamento del treno della società Norfolk Southern – la cui esplosione ha provocato fiamme altissime e una nuvola di fumo che si è diffusa su gran parte della cittadina, spingendo le autorità ad effettuare una combustione controllata delle sostanze tossiche rimaste – gli abitanti hanno raccontato al Washington Post di non aver ancora potuto leggere un elenco completo delle sostanze presenti sul treno al momento dell’incidente.

Senza sufficienti informazioni, abitanti ed esperti hanno raccontato di nutrire dubbi su quanto possa essere realmente sicuro fare ritorno alle proprie abitazioni, dopo solo una settimana dal rilascio di contaminanti nell’aria e nei vicini corsi d’acqua. Un funzionario di stato ha confermato che c’è stata una moria di pesci in alcuni canali, e a chi faceva ritorno in un paese della Pennsylvania nelle vicinanze è stato suggerito di aprire le finestre, ventilare le stanze e pulire tutte le superfici con candeggina.

«La questione più impellente è capire se ci siano sostanze – e nel caso, quali sostanze –che si stanno disperdendo dal luogo dell’incidente in questo momento», spiega Peter DeCarlo, professore di salute ambientale presso la Johns Hopkins University. «Se sono ancora presenti emissioni, vuol dire che il pericolo per la popolazione sussiste».

Erano le nove di sera del 3 febbraio, quando 50 dei 141 vagoni del treno di Norfolk Southern sono usciti dai binari generando un incendio che ha coinvolto sostanze pericolose e ha tenuto i vigili del fuoco a distanza per giorni interi. Il Comitato di Sicurezza del Trasporto Nazionale (NTSB) sostiene che la causa del deragliamento sia da attribuirsi, con molta probabilità, a un problema meccanico sugli assi di uno dei vagoni.

Il livello di allarme si è alzato ulteriormente due giorni dopo l’incidente, quando le autorità hanno segnalato il rischio di una «grossa esplosione» a causa delle mutate condizioni di uno dei vagoni. Il lunedì successivo è stata effettuata una “combustione controllata” di cloruro di vinile per evitare un’esplosione, e da mercoledì scorso agli abitanti è stato permesso rientrare nelle proprie abitazioni.

Eric Whitining, un abitante della zona, ha raccontato che in certe notti l’odore nell’aria sembra quello di «una piscina con troppo cloro», così forte da far bruciare gli occhi. Whitining ha fatto ritorno in casa il giorno stesso in cui è stato rimosso l’ordine di evacuazione. Non ha la possibilità di trasferire altrove la sua famiglia, composta di cinque persone, per cui ammette di non aver scelta e di doversi limitare a seguire le indicazioni ricevute. «Il nostro è un paese piccolo, dobbiamo fidarci di loro, anche perché quali alternative abbiamo?», prosegue Whitining. «Dobbiamo solo sperare che non ci stiano mentendo».

Una delle quattro azioni legali già intentate da alcuni cittadini di Ohio e Pennsylvania nei confronti di Norfolk Southern parla di oltre mille persone direttamente colpite: abitanti, imprenditori e chiunque sia stato esposto alle sostanze pericolose. L’istanza, depositata mercoledì scorso da Ray e Judith Hill, entrambi residenti di East Palestine, sostiene che il deragliamento sia da attribuirsi a un atto di negligenza da parte di Norfolk Southern. La causa legale – che ha come obiettivo il risarcimento per i danni economici, l’accesso a controlli medici prolungati nel tempo, e altro – afferma che gli abitanti esposti ai fumi e alle sostanze tossiche abbiano dovuto sostenere, oltre ai costi di evacuazione, gli effetti di «intenso stress emotivo» e ansia.

Michael L. Pucci, portavoce di Norfolk Southern, ha fatto sapere che l’azienda non è al momento in grado di rilasciare dichiarazioni sul contenzioso. Norfolk Southern ha allestito un “centro di assistenza alle famiglie” tramite cui sta rimborsando le spese dei residenti che hanno lasciato le proprie abitazioni. Pucci non ha però voluto chiarire quante persone siano state aiutate, e quanto a lungo proseguirà questo intervento.

L’Environmental Protection Agency (EPA) ha dichiarato che le principali sostanze chimiche andate disperse comprendono: cloruro di vinile, fosgene e cloruro di idrogeno (sottoprodotti del cloruro di vinile), acrilato di butile, e altre. Né l’EPA né la NTSB hanno tuttavia pubblicato una lista completa delle sostanze che il treno stava trasportando.

Alla domanda riguardante un’eventuale pubblicazione della lista da parte di Norfolk Southern, Pucci ha indirizzato il Washington Post alla NTSB, l’ente che presiede le indagini sul deragliamento. Un portavoce della NTSB ha riferito che la lista verrà inclusa nella relazione finale dell’agenzia in merito al deragliamento (pubblicazione che solitamente avviene a mesi di distanza dai fatti). Rachel Bassler dell’EPA spiega che l’agenzia ha comunicato al pubblico l’elenco delle sostanze chimiche che «hanno costituito il pericolo maggiore per la comunità».

Alcuni esperti ritengono che il monitoraggio dell’aria a opera dell’EPA si sarebbe dovuto effettuare con modalità e strumenti più accurati, e che non è chiaro se l’agenzia avesse raccolto informazioni sufficienti da poter garantire agli abitanti che l’aria era tornata ad essere respirabile. «In queste situazioni l’EPA effettua i controlli con gli strumenti che ha a disposizione in quel momento, il che non significa che si tratti sempre dei metodi più efficaci», aggiunge il professor DeCarlo. «I monitor portatili che sono stati utilizzati sono certamente facili da usare, ma non offrono un grado di sensibilità o di specificità chimica che possano consentire una corretta valutazione del rischio».

Judith Enck, una ex amministratrice regionale dell’EPA, si è detta d’accordo e ha definito «immorale» il fatto che l’EPA non abbia pubblicato l’elenco completo delle sostanze chimiche contenute all’interno dei vagoni. Ha aggiunto che l’agenzia dovrebbe aprire un sito web su cui vengano presentati i risultati dei test, «in una modalità che sia comprensibile al pubblico». «Si dovrebbe quantomeno poter sapere cosa c’era dentro ad ogni vagone. È uno di quei momenti in cui la massima trasparenza è d’obbligo».

Bassler ha spiegato per conto dell’EPA che, prima di autorizzare il rientro alle abitazioni, l’agenzia ha sottoposto i dati ottenuti sulla qualità dell’aria all’esame delle autorità sanitarie. Una volta estinti gli incendi, i controlli non hanno mostrato alcun livello preoccupante di sostanze contaminanti nell’aria.

Circa 450 residenti hanno richiesto un controllo di qualità dell’aria nelle proprie case, dopo che Norfolk Southern ha offerto questo servizio in collaborazione con l’EPA. I controlli effettuati finora non hanno rilevato la presenza di cloruro di vinile o cloruro di idrogeno in nessuna delle 105 abitazioni esaminate, ha riferito Bassler nella serata di venerdì.

Il cloruro di vinile è una sostanza cancerogena ma, in base a fonti del governo federale, effetti nocivi di maggior rilievo sono stati riscontrati solo dopo esposizioni di lunga durata e di forte intensità. In un volantino informativo distribuito ai residenti, Norfolk Southern afferma che «il contatto di breve durata e di bassa intensità causato dal deragliamento non costituisce un rischio di salute di lungo termine per la popolazione residente». Resta il dubbio se la quantità di inquinanti rilasciati possa portare a effetti nocivi nel lungo periodo.

Nate Velez, residente di 31 anni che abita e lavora nelle immediate vicinanze della ferrovia, dice di non avere intenzione di rientrare. La casa ha ancora un forte odore di sostanze chimiche e la moglie, di professione infermiera, «non ha intenzione di correre nessun rischio» con la quantità di materiale tossico che è andato disperso. «Le scorie chimiche causate dagli incendi non si dileguano da un giorno all’altro», ha aggiunto Velez. «Non credo ci sia modo di sapere adesso quale sarà il vero impatto nel lungo periodo, ed è semplicemente un rischio che non vale la pena correre».

Maura Todd e la sua famiglia hanno viaggiato da East Palestine a Lexington, in Kentucky, il 5 di febbraio, per farsi ospitare da dei parenti in attesa che le autorità ritenessero sicuro consentire il rientro agli abitanti. Quando l’annuncio è arrivato, Todd ha però pensato di andare a dare un’occhiata, prima di decidere se fare ritorno con il resto della famiglia.

E così, domenica – dopo aver viaggiato dal Kentucky e aver trascorso la notte in un hotel di Salem, in Ohio – Todd e suo marito hanno raggiunto la casa di East Palestine per fare una propria valutazione, muniti di mascherina. Il figlio e i tre cani sono rimasti a Lexington, ha raccontato Todd al Washington Post: «Dobbiamo affidarci ai nostri sensi, dato che nessuno ci dice granché».

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(traduzione di Laura Mangano)

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