Alle regionali la destra è andata ancora meglio del previsto

Ha superato le aspettative dei sondaggi e vinto nettamente sia in Lombardia sia nel Lazio, con un ottimo risultato di Fratelli d'Italia

Da sinistra a destra: Antonio Tajani, Francesco Rocca, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Maurizio Lupi (Cecilia Fabiano/LaPresse)
Da sinistra a destra: Antonio Tajani, Francesco Rocca, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Maurizio Lupi (Cecilia Fabiano/LaPresse)
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La coalizione di destra che sostiene il governo nazionale di Giorgia Meloni è andata ancora meglio del previsto alle elezioni regionali che si sono tenute fra domenica e lunedì in Lombardia e Lazio, le due regioni italiane più ricche e popolose. I candidati presidenti della destra, Francesco Rocca per il Lazio e Attilio Fontana per la Lombardia, hanno staccato nettamente quelli delle opposizioni e superato le rilevazioni degli ultimi sondaggi prima del voto. La loro vittoria è diventata evidente meno di due ore dopo la chiusura dei seggi. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato su Twitter che il risultato «consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del Governo».

La vittoria della coalizione in entrambe le regioni sembra sia stata trainata in gran parte dalla popolarità del governo nazionale, che è ancora piuttosto alta a meno di quattro mesi da quando è entrato in carica. In particolare è notevole il risultato di Fratelli d’Italia, il partito di Meloni. In Lombardia quattro anni fa era praticamente inesistente – aveva ottenuto il 3,64 per cento dei voti – mentre oggi secondo diverse proiezioni sarà di gran lunga il partito più votato in regione, con un risultato intorno al 25 per cento dei voti, praticamente uno su quattro. Nel 2018 nel Lazio Fratelli d’Italia aveva ottenuto poco meno del 9 per cento dei voti e oggi è dato sopra al 30 per cento.

I rapporti di forza con i partiti della coalizione di destra sono praticamente gli stessi delle elezioni politiche di settembre: Fratelli d’Italia è di gran lunga il partito egemone, mentre Lega e Forza Italia sono staccate di diversi punti. In Lombardia in particolare i due partiti hanno quasi dimezzato i propri voti rispetto al 2018, sempre secondo le proiezioni per queste elezioni.

Dal punto di vista del governo nazionale questi risultati potrebbero rafforzare il ruolo di Fratelli d’Italia, mantenendo però gli equilibri interni alla maggioranza parlamentare inalterati. Lo stesso però non si può dire dei governi regionali di Lombardia e Lazio. In Lombardia Fratelli d’Italia avrà verosimilmente un peso specifico molto superiore a quello attuale nella prossima amministrazione di Fontana, e resta da vedere se scardinerà alcuni sistemi di potere storicamente legati alla Lega, per esempio nel settore della sanità regionale.

I cinque anni di Fontana alla presidenza della Regione erano stati piuttosto complicati, soprattutto per via di una gestione molto criticata dei primi mesi della pandemia da coronavirus, oltre che per la riconosciuta scarsa qualità dei servizi offerti da importanti aziende controllate dalla regione come Trenord (l’azienda ferroviaria regionale) e ALER (che gestisce migliaia di case popolari in varie città lombarde). Il suo gradimento è stato piuttosto basso per tutto il suo mandato e la Lega, il suo partito, sta passando un periodo complicato fra possibili scissioni e un calo notevole dei consensi. Eppure Fontana è stato riconfermato con un risultato che sembra addirittura superiore a quello ottenuto nel 2018, quando raccolse il 49,75 per cento dei voti.

Anche nel Lazio i risultati della destra sono stati ampiamente sopra le aspettative. I sondaggi pubblicati prima del voto davano in vantaggio Rocca, ma nemmeno secondo quelli più ottimisti era sopra al 50 per cento. È un risultato in parte sorprendente anche perché il Lazio viene da dieci anni di governo del centrosinistra con Nicola Zingaretti presidente, che in questo ruolo si era guadagnato consensi e una visibilità tali da farsi eleggere segretario del Partito Democratico nel 2019.

Peraltro D’Amato, il candidato che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità politica di Zingaretti, era espressione della giunta precedente: era stato assessore alla Sanità durante la pandemia, organizzando l’apprezzata ed efficace campagna vaccinale regionale. Anche in virtù di questo successo era stato scelto come candidato. Nel Lazio, a differenza che in Lombardia, il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle si erano presentati divisi, nonostante Zingaretti nell’ultimo mandato governasse anche con il sostegno del Movimento. D’Amato era sostenuto invece da Azione-Italia Viva, che secondo le proiezioni ha ottenuto un risultato piuttosto deludente, intorno al 5 per cento.