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  • Domenica 12 febbraio 2023

In Turchia ci sono arresti e scontri per il terremoto

Alcune organizzazioni straniere hanno interrotto i soccorsi a causa di violenze tra la popolazione e sono iniziate le accuse di sciacallaggio

Una soccorritrice e una donna che grida tra gli edifici distrutti di Hatay, in Turchia
In una strada di Hatay, in Turchia, l'11 febbraio 2023 (Burak Kara/Getty Images)
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Sabato due organizzazioni tedesche che si occupano di soccorso in situazioni di emergenza e che stavano lavorando nella regione di Hatay, una delle zone del sud-est della Turchia colpite dal grave terremoto di lunedì, hanno interrotto le proprie attività per problemi di sicurezza: hanno spiegato che ci sono stati scontri violenti tra diversi gruppi di persone, durante i quali sono anche stati sparati colpi d’arma da fuoco, e ora stanno aspettando che la Protezione civile turca dia loro il via libera per riprendere le ricerche tra le macerie in sicurezza.

«Il cibo sta finendo, l’acqua sta finendo e le persone sono in giro a cercarli», ha detto all’agenzia di stampa Reuters Steven Bayer, direttore delle operazioni di German International Search and Rescue (ISAR), per spiegare le ragioni delle tensioni tra la popolazione: «E poi la speranza sta pian piano svanendo, e si sta anche trasformando in rabbia». Attualmente sia la squadra dell’ISAR che quella della Bundesanstalt Technisches Hilfswerk (THW), la Protezione civile tedesca, si trovano nel proprio campo di lavoro in attesa di riprendere le operazioni, ma sempre disponibili a dare assistenza medica. Anche l’Austrian Forces Disaster Relief Unit (AFDRU), l’unità per i soccorsi di emergenza dell’esercito austriaco che sta lavorano ad Antiochia, aveva interrotto le proprie operazioni per ragioni di sicurezza ma poi le ha riprese.

Le autorità turche non hanno riferito di scontri nella regione di Hatay, ma sempre sabato il presidente Recep Tayyip Erdogan ha detto che ci sono stati casi di sciacallaggio negli edifici delle zone colpite dal terremoto, promettendo punizioni per i responsabili. I media statali turchi hanno riferito l’arresto di 48 persone con l’accusa di sciacallaggio; agli arrestati sarebbero state confiscate armi da fuoco, contanti, gioielli e carte di credito. Sono anche state arrestate 12 persone accusate di avere responsabilità nei crolli di vari palazzi nelle regioni di Gaziantep e Sanliurfa. Nella sera di sabato il vicepresidente turco Fuat Oktay ha detto che sono stati emessi in totale 113 mandati d’arresto per accuse legate alla costruzione degli edifici distrutti dal terremoto – almeno seimila.

Molti degli edifici crollati a causa del terremoto erano stati costruiti nei decenni passati, e quindi non rispettavano le norme antisismiche, ma ne sono crollati anche molti costruiti negli ultimi anni, quando le regole edilizie turche prevedevano standard rigorosi. Per questo il governo turco è già stato criticato per le conseguenze del terremoto.

Secondo l’ultimo conteggio diffuso dalle autorità turche, le persone morte a causa del terremoto in Turchia sono 29.605. Dalla Siria non arrivano aggiornamenti sul numero dei morti da venerdì: stando agli ultimi dati diffusi sono almeno 3.500, dunque in totale le persone morte per il terremoto nei due paesi sono più di 33mila. Nella mattina di domenica in Turchia sono state trovate persone ancora in vita sotto le macerie – un uomo di 35 anni ha passato 149 ore sepolto sotto un edificio di Hatay – ma i ritrovamenti di superstiti sono sempre più rari.

Martin Griffiths, capo dell’ufficio per gli aiuti umanitari e per le emergenze delle Nazioni Unite, ha detto al Al Jazeera che il numero dei morti per il terremoto potrebbe anche raddoppiare nei prossimi giorni: «Non abbiamo neanche iniziato a contare il numero di persone morte».