La presidenza del Consiglio è stata condannata a risarcire con 6 milioni di euro le persone danneggiate dal terremoto dell’Aquila del 2009

Onna, uno dei paesi colpiti dal terremoto, nel 2013 (LaPresse/Manuel Romano)
Onna, uno dei paesi colpiti dal terremoto, nel 2013 (LaPresse/Manuel Romano)

Il tribunale civile dell’Aquila, in Abruzzo, ha condannato la presidenza del Consiglio a risarcire con 6 milioni di euro venti parti civili danneggiate dal terremoto avvenuto all’Aquila il 6 aprile del 2009, che causò 309 morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di sfollati. È la seconda condanna simile in poco più di un mese: lo scorso dicembre sempre lo stesso tribunale aveva condannato la presidenza del Consiglio a 8 milioni di risarcimento.

La causa riguardava le rassicurazioni fatte agli abitanti della città da Bernardo De Bernardinis, all’epoca vice capo della Protezione Civile. Il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto, si riunì all’Aquila la Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi della Protezione Civile e in quell’occasione De Bernardinis disse che la città non era in pericolo, nonostante lo “sciame sismico” (una sequenza di scosse di terremoto) di quei giorni. Secondo la sentenza del tribunale, in questo modo De Bernardinis indusse gli abitanti a restare nelle proprie case nei giorni successivi e a non prendere adeguate contromisure per mettersi al sicuro. Le condanne riguardano la presidenza del Consiglio perché la Protezione Civile ne fa parte come dipartimento.