Nordio dice che la segretezza delle informazioni «è l’altra faccia della nostra libertà»

Il ministro della Giustizia ha parlato di nuovo di intercettazioni alla Camera, spiegando quali intende riformare: in ogni caso non quelle per mafia e terrorismo

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Giovedì il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha tenuto un discorso di una cinquantina di minuti alla Camera per parlare dello stato della giustizia in Italia, come aveva già fatto il giorno prima al Senato: ha di nuovo insistito su alcuni temi a lui cari e soprattutto ha detto una serie di cose notevoli su come intende riformare l’uso delle intercettazioni nelle indagini, sollevando diverse obiezioni da parte di membri delle opposizioni ma anche di alcuni della maggioranza.

Di intercettazioni si è tornati a parlare insistentemente negli ultimi giorni perché molti, più o meno pretestuosamente, ne hanno sottolineato l’importanza in seguito all’arresto di Matteo Messina Denaro, considerato uno dei più importanti boss della mafia siciliana e latitante da trent’anni. Anche per questo nella sua relazione alla Camera Nordio ha sottolineato, come aveva già fatto in passato, che non intende «toccare minimamente» le intercettazioni usate nelle indagini per reati di terrorismo e mafia, insieme a «quei reati che sono considerati satelliti nei confronti di questi due fenomeni».

Nordio ha però ricordato come l’articolo 15 della Costituzione garantisca l’inviolabilità della «segretezza delle comunicazioni», salvo rare eccezioni che per lui non devono «diventare la regola», mentre «in Italia abbiamo avuto molto spesso l’impressione che questo concetto fosse stato invertito». Poi ha detto con enfasi:

Se noi non interverremo radicalmente sugli abusi (…) di queste intercettazioni, noi cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata, perché la segretezza delle informazioni è l’altra faccia della nostra libertà. Pascal diceva che se tutti sapessero quello che tutti noi diciamo degli altri, non avremmo un amico.

Rispetto ai suoi precedenti interventi sul tema, questa volta Nordio è sceso piuttosto nello specifico su quale genere di intercettazioni intenda limitare, che riassumendo molto sono quelle che rischiano di finire sui giornali, come avviene spesso in base a una pratica diffusa permessa dai rapporti opachi tra giornalisti e procure. Teoricamente la diffusione non sarebbe autorizzata dalla legge, ma di fatto è consentita in base a princìpi sulla libertà di stampa.

In particolare Nordio ha spiegato che ci sono tre tipi di intercettazioni. Il primo riguarda i crimini che minacciano la sicurezza dello stato: «Queste sono intercettazioni ultrasegrete, che hanno una disciplina particolare, nessuna di loro è mai uscita sui giornali». Il secondo tipo è quello delle «intercettazioni preventive», quelle autorizzate dal pubblico ministero che «servono come impulso delle indagini nella ricerca anche della prova, ma soprattutto dei movimenti di quelli che sono i sospetti autori di reati molto gravi».

Tutte queste intercettazioni le definisce «utilissime», e si riesce a mantenerle segrete perché «è perfettamente individuata la competenza di chi deve garantirne la segretezza». Nel caso delle intercettazioni preventive, per esempio, se fossero diffuse si individuerebbe subito il responsabile, dice Nordio, perché il pubblico ministero è l’«unico responsabile della loro autorizzazione e della loro gestione».

Poi c’è un terzo tipo di intercettazioni, quelle giudiziarie, che vengono effettuate su richiesta del pubblico ministero e devono essere autorizzate dal giudice per le indagini preliminari (gip). Secondo Nordio «qui il pasticcio è colossale»: «Perché transitando dal pubblico ministero al giudice delle indagini preliminari» le intercettazioni devono passare per numerosi uffici, tra cui quelli degli avvocati difensori e varie cancellerie e segreterie.

In questo modo «finiscono a conoscenza di decine di persone, e poiché tutti hanno il diritto di ascoltare queste intercettazioni, gran parte delle quali non hanno niente a che fare con i processi», inevitabilmente finiscono sui giornali con notizie che secondo Nordio «diffamano, vulnerano, l’onore di privati cittadini». Nordio ha ribadito che il governo interverrà sicuramente su questo genere di intercettazioni: «Ecco l’abuso dove noi vogliamo intervenire e sicuramente interverremo».