Il governo sta provando a mettere una pezza sulle accise

Ha modificato il decreto-legge approvato tre giorni fa aggiungendo qualche misura che probabilmente avrà pochi effetti

Giorgia Meloni intervistata a Palazzo Chigi (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
Giorgia Meloni intervistata a Palazzo Chigi (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
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Dopo la notizia dello sciopero dei distributori di carburanti, che sarà il 25 e il 26 gennaio ed è stato organizzato contro il decreto-legge approvato martedì per limitare le speculazioni sui prezzi della benzina, il governo ha annunciato alcune modifiche proprio a quel decreto-legge, introducendo nuove misure. In una nota diffusa dal Consiglio dei ministri, ha previsto che «in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’IVA in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa».

Mancano ancora un po’ di dettagli pratici sulla misura, ma in sostanza significa che i maggiori introiti raccolti dallo Stato attraverso l’IVA sulla benzina – che è una percentuale sul valore del prodotto, quindi il gettito fiscale aumenta se aumenta il prezzo del greggio – saranno investiti per abbassare le accise sui carburanti. Il prezzo del carburante, nel senso della materia prima, però è in calo ininterrotto da giugno: se proseguirà questa tendenza, questo taglio sulle accise non scatterà. Nei giorni scorsi, la decisione del governo di eliminare gli sconti sulle accise decisi dal governo Draghi, e quindi di fatto di aumentare il prezzo del carburante, aveva generato estese proteste da parte di molte associazioni di categoria.

È stato anche prorogato fino al 31 dicembre «il termine entro il quale i buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente». È stato cioè prorogato il periodo in cui i buoni benzina fino a 200 euro non sono tassati, rispetto al limite di marzo stabilito dal precedente decreto.

Infine un ultimo provvedimento, non presente nella nota del Consiglio dei ministri, è stato anticipato dalla stessa Meloni in un’intervista al Tg5: «Nell’ultimo decreto c’è una norma che rimborsa i pendolari della somma che spendono per gli abbonamenti ai mezzi pubblici. Noi stiamo cercando di aiutare chi è in maggiore difficoltà piuttosto che dare aiuti indistintamente a tutti».

Il governo è evidentemente tornato sul decreto-legge approvato tre giorni fa per via delle polemiche di questi giorni e per le proteste delle associazioni di categoria, che giovedì avevano annunciato uno sciopero dei distributori con una nota in cui criticavano apertamente il governo Meloni: «L’impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche», avevano scritto.

Nella prima versione del decreto, effettivamente, la misura principale per limitare l’aumento dei prezzi riguardava l’eventuale speculazione dei distributori. Il decreto impone loro di esporre accanto al proprio prezzo di vendita quello della media nazionale che viene pubblicato ogni giorno dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il governo aveva invece deciso di non intervenire direttamente sulle accise, il fattore principale dell’aumento dei prezzi, perché avrebbe un costo assai elevato, nell’ordine di miliardi di euro.

Le modifiche al decreto aggiunte giovedì probabilmente avranno pochi effetti concreti nel breve periodo, soprattutto se continua a diminuire il prezzo del greggio. Ma rappresentano un segnale che il governo vuole mandare alla categoria, per abbassare i toni e cercare una soluzione di compromesso. Parlando con il Tg1 sempre giovedì, Meloni ha detto che il governo oggi incontrerà «la categoria per ribadire che non c’è alcuna volontà di fare “scaricabarile”, io anzi ribadisco che la gran parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità e forse proprio a loro tutela serve individuare chi non avesse la stessa responsabilità».

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