C’è una certa carenza di medicinali comuni

Soprattutto quelli abitualmente usati contro l'influenza: ma per ora non c'è da preoccuparsi

(Alfredo Falcone/LaPresse)
(Alfredo Falcone/LaPresse)
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Nelle ultime settimane in diversi paesi europei, tra cui l’Italia, è stata registrata una carenza di molti farmaci da banco, tra cui comuni antinfiammatori o antipiretici a base di ibuprofene e ketoprofene (come Moment e Oki) e paracetamolo (come Tachipirina ed Efferalgan) oltre che alcuni antibiotici. C’è una certa carenza anche di farmaci per l’ipertensione e l’epilessia e alcuni antitumorali. Una periodica carenza di farmaci è piuttosto comune e la situazione attuale non desta particolari preoccupazioni: per questo motivo le autorità sanitarie hanno invitato le persone a non fare inutilmente scorte di farmaci nel timore di non riuscire più a trovarne.

La situazione di quest’anno è comunque notevole per il tipo di farmaci che coinvolge, e ha a che fare tra le altre cose con l’anticipo dell’influenza stagionale, con le politiche sul Covid in Cina e con la carenza di materie prime e altri materiali in tutto il mondo.

Il 5 gennaio l’AIFA, l’agenzia italiana del farmaco, ha pubblicato un elenco dei farmaci di cui attualmente si registra una carenza in Italia. È un elenco che viene aggiornato periodicamente: serve a tenere sotto controllo l’approvvigionamento di medicinali e permette agli enti locali di verificare la disponibilità di prodotti analoghi sul mercato italiano o estero in caso di bisogno. L’elenco non viene pubblicato quindi per motivi di emergenza, ma proprio per evitare che si arrivi a una situazione emergenziale.

Il dato più importante dell’ultimo bollettino è che, rispetto alla rilevazione di fine dicembre, tra i farmaci carenti ci sono molti medicinali comuni a base di ibuprofene e paracetamolo. Sono medicinali rispettivamente antinfiammatori e antipiretici, utilizzati anche per contrastare la febbre e gli effetti dell’influenza.

Proprio l’influenza stagionale – arrivata in anticipo rispetto al passato e con sintomi più pesanti – ha provocato un aumento della domanda di queste tipologie di farmaci. All’influenza si è aggiunto anche l’uso di questi farmaci per curare gli effetti del coronavirus. Come ha spiegato Marco Cossolo, presidente di Federfarma, la federazione nazionale delle farmacie italiane, ormai il virus «nel 90% dei casi viene curato tra le mura domestiche con antinfiammatori».

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Cossolo ha aggiunto però che ci sono anche altri motivi che hanno contribuito alla carenza, a partire da una mancanza di materie prime per la produzione di farmaci. L’Italia, come altri paesi europei, dipende molto da paesi come Cina e India per la produzione dei principi attivi. Soprattutto l’aggravarsi della pandemia in Cina negli ultimi mesi e i rigidissimi lockdown imposti dal governo cinese hanno rallentato la produzione e di conseguenza anche l’esportazione verso l’Europa. Ma mancano anche le materie prime per la distribuzione, dal cartone per le confezioni all’alluminio per i blister di pillole, al vetro per le fiale e per le bottiglie di sciroppo.

Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, ha detto che tra le altre cose circa 2.000 farmacie in Italia si sono attrezzate per sopperire alla mancanza con preparati galenici, cioè prodotti direttamente dai farmacisti, soprattutto per quanto riguarda gli antinfiammatori a base di ibuprofene.

Una situazione simile a quella italiana è stata registrata anche in Francia, dove il 4 gennaio il governo ha vietato la vendita online di farmaci a base di paracetamolo, in modo da garantirne la vendita nelle farmacie. L’Agenzia nazionale per la sicurezza dei farmaci e dei prodotti sanitari (ANSM) ha anche chiesto ai farmacisti di razionarne la vendita ai clienti.

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