• Media
  • Sabato 31 dicembre 2022

Il 2022 in cento prime pagine

Scelte tra quelle che ripercorrono i fatti più importanti dell'anno, in mezzo a molte previsioni e ipotesi che poi non si sono avverate

Caricamento player

Il Post pubblica una raccolta di prime pagine dei quotidiani ogni giorno, da dodici anni. Pur nella cospicua e continua perdita di copie e nella prevalenza di altri formati di informazione, i quotidiani e le loro scelte di prima pagina continuano ad avere ricadute rilevantissime nell’orientare il dibattito sull’attualità, contagiando anche gli altri formati suddetti: la programmazione televisiva e radiofonica, i post sui social network, i contenuti online, per non dire delle discussioni e delle polemiche politiche, sono orientati ogni giorno da scelte fatte dai quotidiani di carta e dalle loro edizioni digitali.

Da dieci anni, poi, raccogliamo una selezione di fine anno delle prime pagine, che è un modo illuminante di descrivere l’anno che è passato: incompleto e superficiale, ma utile per riassumere dei punti di vista. La scelta mescola l’interesse per recuperare le notizie maggiori, raccontando una storia, con quello per le decisioni e le tendenze giornalistiche ed editoriali, o persino grafiche. E negli ultimi anni abbiamo segnalato un certo decadimento dell’offerta, in quest’ultimo senso: le scelte dei giornali si sono fatte più prevedibili, meno creative, più ripetitivamente enfatiche o polemiche, anche più povere di inventiva. Non ci ripeteremo quest’anno, ma alcune cose di sintesi si possono dire.

Il 2022 è stato soprattutto un anno di prime pagine che hanno annunciato fatti non avvenuti, “notizie che non lo sarebbero state”: la guerra atomica, il ritorno della pandemia e delle sue conseguenze, un inverno senza gas e senza riscaldamento, la “fine di un’era” per molte occasioni, ma anche prospettive fallite più puntuali (“Liz Truss la nuova lady di ferro”). Per diversi mesi senza interruzioni gli spazi maggiori sono stati dedicati alla guerra in Ucraina, comprensibilmente ma con molta stanchezza nelle titolazioni, costrette a una ripetizione circolare delle stesse ipotesi: l’Europa sull’orlo della guerra, l’Italia sull’orlo della guerra, la NATO sull’orlo della guerra, gli Stati Uniti sull’orlo della guerra; oppure spiragli sui negoziati, prove di trattativa; oppure varie giornate “finali” (attacco finale, su tutte).

In generale, tolte la politica e la guerra, le altre notizie hanno faticato a raggiungere gli spazi più visibili delle prime pagine e quasi mai hanno preso tutta la loro misura (le vecchie “nove colonne”). Non è mancato neanche quest’anno il classico “tensione nel governo”, si sono affollati i consueti termini brevi ma enfatizzanti (killer, choc: tra cui “Abe, un omicidio choc”), e la campagna elettorale ha ulteriormente aumentato la quota di aggressività e insulti su alcune testate. Abbiamo cercato di privilegiare il riassunto dei fatti più importanti, intervallandolo con scelte peculiari di alcuni giornali, e purtroppo con poche iniziative grafiche innovative o diverse: quest’anno c’è stata poca attenzione anche su questo.