La Corte Suprema statunitense ha deciso di mantenere in vigore una contestata norma sull’immigrazione voluta da Donald Trump durante la pandemia

Migranti provenienti dal Venezuela, al confine tra Messico e Stati Uniti (AP Photo/Fernando Llano, File)
Migranti provenienti dal Venezuela, al confine tra Messico e Stati Uniti (AP Photo/Fernando Llano, File)

Martedì la Corte Suprema statunitense ha deciso di mantenere in vigore una contestata norma sull’immigrazione approvata durante la presidenza di Donald Trump, che permette l’espulsione automatica dei migranti irregolari. La norma, chiamata Title 42, era stata approvata durante l’emergenza della pandemia, formalmente con l’obiettivo di limitare la diffusione dei contagi da coronavirus. Tra i motivi per cui è contestata c’è il fatto che, facendo leva sull’emergenza sanitaria, ha permesso il respingimento di migliaia di persone che avrebbero potuto richiedere asilo (la richiesta di asilo è un diritto riconosciuto da norme internazionali).

Al voto della Corte Suprema si è arrivati con una serie di passaggi. Lo scorso novembre un giudice federale aveva stabilito che la misura andava revocata: sarebbe dovuta scadere il 21 dicembre, ma due giorni prima il giudice capo della Corte Suprema, John Roberts, aveva deciso di mantenerla temporaneamente in vigore accogliendo un appello di una serie di stati governati dal Partito Repubblicano, secondo cui la norma era necessaria a limitare il grosso afflusso di migranti al confine.

Martedì si è tenuta la votazione, con 5 voti favorevoli e 4 contrari (tre nominati dai Democratici e uno nominato dai Repubblicani): ora la Corte Suprema dovrà organizzare una serie di udienze per decidere se e per quanto mantenere in vigore il cosiddetto Title 42. Le udienze si terranno probabilmente tra febbraio e marzo e una decisione finale è attesa per il prossimo giugno.