L’industrializzazione dei film di Natale

In dieci anni sono quadruplicati, e la qualità si è abbassata trasformandoli in prodotti di consumo largo e rapidissimo, soprattutto negli Stati Uniti

(Netflix)
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La produzione del primo dei film di Natale che usciranno a dicembre 2023 negli Stati Uniti inizierà tra poche settimane, a gennaio. Lo ha annunciato attraverso la rivista Variety Hallmark Channel, che conta per il prossimo anno di superare i 40 film a tema natalizio prodotti e trasmessi nel 2022, grazie ai quali è stato il canale via cavo più guardato durante le feste negli Stati Uniti. Il film si intitola A Biltmore Christmas e i protagonisti sono Bethany Joy Lenz e Kristoffer Polaha, attori non molto noti al grande pubblico ma con un solido curriculum di film a tema. Lenz ha già recitato in altri film natalizi mai arrivati in Italia come Poinsettias for Christmas, Five Star Christmas e An Unexpected Christmas; Polaha in Rocky Mountain Christmas, Double Holiday e A Dickens Of a Holiday.

A Biltmore Christmas è un buon esempio di come siano cambiati i film di Natale negli ultimi anni, da quando cioè l’industria dell’intrattenimento americano ha scoperto che la richiesta di questi contenuti è più grande di quanto si credesse. Dal 2016 al 2022 i film di Natale prodotti negli Stati Uniti sono raddoppiati e dal 2011 a oggi sono quadruplicati. Un aumento reso possibile non solo dai canali via cavo, quelli a pagamento che si ricevono tramite un decoder, e dalla nascita di nuove piattaforme di streaming, ma anche da un approccio diverso all’idea di cinema natalizio.

Un tempo le storie scelte erano più varie, di generi differenti e in grado di approcciare il Natale da angolature diverse, ma soprattutto erano pensate per avere un successo duraturo anche al di fuori della stagione delle feste. Ora invece i film sono più facili da realizzare e meno rischiosi, hanno budget molto contenuti e strutture e temi ripetitivi. Sono quasi esclusivamente commedie romantiche, pensate per essere viste una volta sola e dotate di molti elementi visivamente natalizi (neve, addobbi, famiglie, cene, maglioni con le greche).

Cosa fa di un film un film di Natale
La stessa definizione di film “di Natale” non è scontata. Negli Stati Uniti, dove la produzione di musica e film a tema natalizio è molto più radicata che in Italia, da anni ci si interroga su quali siano gli elementi che li caratterizzano. La risposta più semplice, cioè la presenza del Natale, è corretta ma si scontra con il paradosso di Trappola di cristallo (Die Hard in originale), considerato un film natalizio anche se solo blandamente ambientato durante le feste (la cosa è menzionata poco ed è marginale rispetto all’azione, mentre diventa un po’ più importante nel secondo capitolo 58 minuti per morire). Molti film natalizi mostrano le festività solo in poche scene e spesso è più la tradizione della visione a qualificarli. È stato il caso in Italia della prima trilogia di Guerre Stellari, per diversi anni trasmessa sulle reti generaliste sotto le feste, o è ancora oggi il caso di Una poltrona per due.

Anche il genere di appartenenza non è una discriminante. In nome di Dio, un noto western di John Ford con John Wayne, è un film di Natale, come lo è Gremlins, un horror. Più determinante è la maniera in cui un film, nel complesso della sua trama e della sua messa in scena, promuove, mette in discussione o critica valori e questioni morali che solitamente associamo al Natale. L’inverso invece, l’uso del Natale come ambientazione per dare un tono ad un film che parla di altro, è meno caratteristico. Per questo Trappola di cristallo è un film di Natale, perché ha una trama di ricongiungimento familiare (un uomo in viaggio a Los Angeles per le feste cerca di riagganciare il rapporto con la ex moglie tenuta prigioniera dai terroristi), mentre Batman – Il ritorno di Tim Burton, ambientato interamente durante le feste di Natale ma non legato a temi natalizi, non rientra nella categoria.

In Italia per decenni l’unica forma di tradizione del cinema natalizio è stata la seconda, cioè commedie definite natalizie perché in uscita sotto le feste ma poi legate solo marginalmente al Natale, e basate più che altro sulla ripetizione di una tradizione consolidata, come sono state quelle definite cinepanettoni.

I nuovi film di Natale
Secondo Bloomberg sono stati 150 i film di Natale usciti quest’anno negli Stati Uniti in sala o sulle piattaforme. Alcuni di questi appartengono al cinema natalizio classico, come Una notte violenta e silenziosa, che nonostante si proponga come innovativo perché racconta di un Babbo Natale violento che sgomina una banda di rapitori a pugni e capocciate, è in realtà una versione modificata, ingrandita e per adulti di Mamma, ho perso l’aereo!. Nella maggior parte dei casi però i nuovi film di Natale sono operazioni di rapidissimo consumo, senza nessuna idea di sfruttamento successivo, pensate per durare una sola stagione, con la consapevolezza che per quella successiva ne arriveranno altri.

– Leggi anche: I film di Natale funzionano sempre

Sono film economici, che non necessitano di spese di promozione e nei quali tutto, dalla scrittura fino al montaggio, può essere realizzato in fretta, non solo perché non è richiesta una grande qualità ma anche perché la ripetitività delle strutture limita lo sforzo creativo. Sempre per risparmiare spesso i medesimi set e le medesime scenografie vengono riutilizzate in film differenti. I film di Natale a basso costo sono quindi ripetitivi, sia nella struttura che nel tono, che per gli attori impiegati.

Candace Cameron-Bure, detta la “regina del Natale”, ha girato ad esempio più di 10 film a tema natalizio solo negli ultimi anni ed è stata messa sotto contratto da Hallmark Channel. Lo stesso capita con i registi come Ali Afshar, ex pilota di corse da poco diventato regista, che quest’anno ha diretto tre film di Natale per la piattaforma HBO Max: A Christmas Mystery, Holiday Harmony e A Hollywood Christmas. La sua fortuna iniziò nel 2020 quando diresse A California Christmas per Netflix, che nel mese di dicembre fu il titolo più visto della piattaforma. Il film era stato girato negli studi della Warner che da quel momento, visto il successo, ha messo al lavoro Afshar sui film di Natale della propria di piattaforma (HBO Max, per l’appunto), tutti con budget esigui, tra i 3 e i 5 milioni di dollari.

Candace Cameron-Bure a una proiezione del network Hallmark a Los Angeles, nel 2019. (Morgan Lieberman/Getty Images)

L’appiattimento della varietà aiuta a capire come, con alcune eccezioni, questo tipo di produzioni negli Stati Uniti trovi un grande favore specialmente nei segmenti più conservatori del pubblico. Hallmark, il canale che più di tutti è riuscito ad associare il proprio marchio al Natale investendo moltissimo in un ampio numero di produzioni, ha origini fortemente cristiane. È nato infatti quando Crown Media (il suo precedente proprietario) rilevò il canale apertamente cristiano Odyssey, nel 2001. Si tratta di reti con una programmazione conservatrice e questi film non fanno eccezione.

I film di Natale a basso budget promuovono solitamente una visione del mondo largamente bianca ed eterosessuale, con una marcata enfasi sulla famiglia tradizionale. Great American Family, un canale via cavo che esiste dal 1995 ma nel 2021 è stato rilanciato per fare concorrenza ad Hallmark, ha inaugurato la sua stagione di film natalizi chiamandola “Great American Christmas”. Come sottolinea Alissa Wilkinson su Vox, il richiamo agli slogan di Donald Trump è abbastanza evidente. E benché questi film non abbiano mai contenuti politici espliciti, i modelli di uomo, donna e famiglia di riferimento sono molto chiari. Sempre Wilkinson li ha definiti «nostalgici in maniera tossica».

Le uscite italiane
Molti dei film citati non sono usciti in Italia perché piattaforme come HBO Max o canali come Hallmark non sono presenti sul nostro territorio. Tuttavia anche solo avendo accesso alla parte più nota dei film natalizi, quelli che sono distribuiti in tutto il mondo, è possibile notare anche dall’Italia un forte aumento della quantità e una parallela diminuzione della qualità. E questo pur non considerando la produzione nazionale.

Netflix, Prime Video Disney+ e Apple TV+ hanno tutti avuto i loro film o serie tv di Natale, anche se di costi e ambizioni diverse. Ad esempio Spirited, con Will Ferrell e Ryan Reynolds, è una commedia modellata su Il canto di Natale di Dickens molto costosa e si trova su Apple TV+. Invece Falling For Christmas, il film di Netflix con cui Lindsay Lohan è tornata a recitare, è una produzione svelta, come lo è anche uno dei film di maggiore successo dell’anno, Il diario segreto di Noel (sempre di Netflix) o il britannico Il mio Natale o il tuo? (su Prime Video).

Ma l’esempio migliore di questa produzione industriale di film di Natale dozzinali forse è Credo a Babbo Natale, su Netflix. È una produzione che per economia e approccio somiglia a quelle di Hallmark, in cui lo spunto sta tutto nel fatto che quando due adulti iniziano a frequentarsi lei scopre che lui crede ancora a Babbo Natale. Anche se l’idea è piuttosto originale, il film si sviluppa attorno alla ripetizione degli schemi classici dei film natalizi.

A partire dall’anno scorso inoltre anche in Italia si è cominciato a produrre film più marcatamente di Natale con temi classici natalizi. Christian De Sica e Gigi Proietti avevano entrambi interpretato Babbo Natale, rispettivamente in Chi ha incastrato Babbo Natale? (storia di un truffatore napoletano alle prese con la fabbrica di giocattoli del Polo Nord) e Io sono Babbo Natale (in cui un criminale viene redento proprio dal dover diventare il nuovo Babbo Natale), mentre Diego Abatantuono lo aveva fatto l’anno precedente in 10 giorni con Babbo Natale.

Quest’anno i film a tema italiani sono stati tre: Improvvisamente Natale (con Diego Abatantuono, di nuovo), Natale a tutti i costi (con Christian De Sica, di nuovo) e The Christmas Show (con Serena Autieri e Raoul Bova), a cui si è aggiunta la serie tv di Netflix Odio il Natale (con Pilar Fogliati). La differenza rispetto al passato è notevole, perché questi film non sono commedie popolari che escono a Natale (come ad esempio è quest’anno Il grande giorno con Aldo, Giovanni e Giacomo), né hanno solo il Natale di sfondo. Ruotano invece esplicitamente intorno ai classici temi natalizi come la convivenza in famiglia, il miglioramento di sé, la gioia del dare e i buoni sentimenti verso il mondo. Inoltre, mentre film italiani usciti sotto Natale in passato sono diventati dei classici, questi, come i loro equivalenti americani, non hanno questa ambizione ma sono parte di una catena di produzione veloce e orientata al ritorno economico sul breve termine.