Da dove arrivano i maglioni di Natale
Nonostante la loro risaputa bruttezza o forse proprio per quella, i “Christmas jumper” sono sempre più di moda, anche in Italia
Fino a qualche anno fa i maglioni a tema natalizio erano considerati capi piuttosto fuori moda, da sfigati, che solo alcune persone totalmente disinteressate alle tendenze o parenti un po’ anziani avrebbero potuto pensare di indossare o regalare. Per una serie di motivi le cose poi sono cambiate, e da un po’ di tempo quelli che in inglese sono chiamati “Christmas jumper” o “Christmas sweater” hanno cominciato ad andare di moda anche in Italia, dove l’abitudine di usarli sembra essere stata assorbita proprio dalla cultura popolare inglese e americana, un po’ come quella di festeggiare Halloween a fine ottobre.
In genere i maglioni di Natale tradizionali sono fatti a mano e in lana, ma ormai se ne trovano un po’ di tutti i prezzi e di tutti i tipi, compresi quelli in materiali poco pregiati. Di solito hanno i colori tipici delle festività natalizie – rosso, verde o bianco – e disegni che le ricordano, da pupazzi di neve ad alberi di Natale, gnomi ed elfi, ma ultimamente se ne stanno diffondendo anche di più colorati ed esuberanti, compresi quelli con scritte sciocche, campanelle o “pompon”, oppure quelli ispirati a band punk e metal e alle serie tv.
Uno dei maglioni natalizi cinematografici più celebri è sicuramente quello indossato da Mark Darcy, il personaggio interpretato dall’attore inglese Colin Firth nel film del 2001 Il diario di Bridget Jones. Darcy si presenta a una cena di Natale indossando proprio un maglione verde scuro con una renna gigante ricamata sul petto, cosa che aggiunge un po’ di imbarazzo al già piuttosto imbarazzato incontro con la protagonista del film.
Secondo il libro Ugly Christmas Sweater Party Book, fu proprio attorno all’anno 2000 che i maglioni di Natale cominciarono a smettere di essere considerati brutti e goffi e tornarono a diffondersi precisamente perché brutti e goffi, ma anche simpatici e ironici. In questi anni ne hanno indossato uno celebrità come Taylor Swift e James Blunt, e ne hanno creati sia marchi di fast fashion (cioè abbigliamento alla moda molto economico) come Topshop che brand prestigiosi, tra cui Stella McCartney, Ralph Lauren e Dolce & Gabbana. Non sono però stati sempre collegati al periodo natalizio.
Benjamin Wild, esperto di storia della moda, ritiene che l’origine dei maglioni di Natale possa essere ricondotta agli spessi maglioni fatti a mano in Scandinavia alla fine dell’Ottocento. Secondo le sue ricostruzioni, i motivi geometrici tipici dei maglioni scandinavi avrebbero permesso di distinguere i pescatori di comunità diverse, aiutando anche a identificare più facilmente le persone che cadevano in mare. La diffusione e la popolarità dei maglioni con i motivi geometrici comunque sembra essere legata più che altro allo sci: spesso nei primi decenni del Novecento i turisti abbienti li compravano nelle località sciistiche europee più rinomate in cui andavano in vacanza, con il risultato che cominciarono a essere considerati simboli di lusso e stile.
Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta questi maglioni vennero indossati da attrici e attori di Hollywood, come Ingrid Bergman, Clark Gable e Gary Cooper, che contribuirono a renderli famosi. Iniziarono a essere associati al Natale per via di alcuni cantanti che li indossarono negli speciali televisivi del periodo delle festività, sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Cominciarono poi a essere sostituiti all’abbigliamento più formale durante le feste grazie alla produzione di massa e alla pubblicità.
Fu però negli anni Ottanta che i maglioni natalizi divennero estremamente popolari, sebbene considerati sempre un po’ goffi e brutti. Alcuni ritengono che accadde per via della popolarità di alcune commedie del cinema e della tv, come Un Natale esplosivo, interpretato da Chevy Chase; altri associano la loro diffusione alla consuetudine anglosassone di spedire biglietti natalizi con le foto di famiglia, in cui spesso tutti i membri indossavano lo stesso maglione.
Negli anni Novanta i maglioni natalizi – che nel frattempo avevano cominciato ad avere disegni sempre più strambi ed elaborati – andarono fuori moda. Come ha notato Brian Miller, uno degli autori del libro Ugly Christmas Sweater Party Book, tornarono a essere lentamente apprezzati con l’arrivo del nuovo millennio, in particolare con la diffusione delle feste natalizie tra colleghi in cui si usava indossarli. Miller, che peraltro ha fondato un sito di shopping online dedicato proprio ai maglioni natalizi brutti, ha detto a CNN che è difficile dire con precisione cosa provocò questo cambio di percezione: secondo lui comunque le persone iniziarono a vedere il loro lato divertente nel momento in cui si cominciò a indossarli «per ridere».
I maglioni brutti sono diventati «una nuova tradizione festiva», «il vischio della nostra generazione», ha commentato.
Nel 2012 il Telegraph dedicò un articolo alla «resurrezione» dei maglioni natalizi, sostenendo che fossero diventati non solo «più che accettabili», ma addirittura un «must have» della stagione; parallelamente, negli Stati Uniti, il New York Times scrisse di una moda così diffusa e trasversale da definirla «una specie di corsa all’oro per i maglioni brutti». Nel Regno Unito il successo dei maglioni natalizi è stato collegato anche a quello del “Christmas Jumper Day”, un’iniziativa lanciata proprio nel 2012 – e poi portata anche in altri paesi tra cui l’Italia – dall’organizzazione internazionale Save the Children per raccogliere fondi per bambine e bambini che vivono in situazioni di difficoltà in varie parti del mondo.
È tornato il #ChristmasJumperDay, il maglione natalizio realizzato da @francescacheeks per @OVSofficial a sostegno della nostra campagna #EmergenzaFame, per supportare milioni di bambini/e a rischio.
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Ai maglioni natalizi particolarmente pacchiani è dedicato anche un segmento del noto programma televisivo The Tonight Show di Jimmy Fallon, una delle trasmissioni più importanti della televisione americana: “12 Days of Christmas Sweaters”.
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