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  • Lunedì 21 novembre 2022

Il discusso bonus per i matrimoni proposto dalla Lega

Inizialmente era rivolto solo a quelli religiosi, poi sono arrivate le critiche e i deputati che l'avevano proposto ci hanno ripensato

(Fr. Barry Braum/Unsplash)
(Fr. Barry Braum/Unsplash)

La Lega ha presentato un disegno di legge alla Camera per incentivare i matrimoni attraverso un bonus per un massimo di 4mila euro. Inizialmente la proposta – presentata lo scorso ottobre ma finita sui giornali solo nel weekend – era stata elaborata dai parlamentari leghisti come valida solamente per i matrimoni con rito cattolico. Dopo alcune critiche e dopo che il governo aveva preso le distanze dal testo, la Lega ha ritrattato dicendo di voler allargare la proposta a tutti i matrimoni, sia civili che religiosi.

Il bonus consiste in una detrazione d’imposta fino al 20 per cento su varie voci di spesa connesse ai matrimoni: il catering, le bomboniere, le decorazioni floreali, gli abiti degli sposi, il servizio fotografico. Il disegno di legge individua i beneficiari nelle coppie con meno di 35 anni e con meno di 23mila euro di ISEE. La detrazione è pari al 20 per cento delle spese sostenute fino un massimo di 20mila euro, quindi massimo 4.000 euro da dividere in cinque quote annuali uguali. Inoltre, gli sposi devono avere la cittadinanza italiana da più di dieci anni e devono sposarsi in Italia.

I deputati della Lega firmatari del disegno di legge avevano spiegato l’iniziativa con il calo dei matrimoni religiosi, che secondo l’ISTAT stanno diminuendo a un ritmo doppio rispetto ai matrimoni civili. Tuttavia dopo che la notizia è uscita sui giornali sono arrivate le prime critiche, e il governo ha preso per certi versi le distanze sottolineando che si tratta di un’iniziativa parlamentare e che un bonus matrimoni «non è allo studio» del governo.

L’aspetto che ha suscitato più critiche è la distinzione tra rito civile e religioso. Sul Corriere della Sera di oggi persino l’arcivescovo Vincenzo Paglia ha avuto da ridire in un’intervista: «Davanti alla crisi dei matrimoni religiosi e civili, è opportuno pensare ad un sistema per sostenere le unioni stabili. Se lo Stato vuole aiutare le famiglie ben venga, ma tutte le famiglie», ha detto. Sempre sul Corriere il costituzionalista Massimo Luciani ha precisato anche che un’eventuale norma in questo senso sarebbe incostituzionale: «Il matrimonio di cui parla l’articolo 29 della Costituzione è tanto civile quanto religioso: non v’è alcuna base costituzionale che possa giustificare una così vistosa discriminazione».

Come ha segnalato il sito di fact-checking Pagella Politica, peraltro, non è la prima volta che la Lega presenta un’iniziativa come questa. Nel 2018 ne aveva presentata un’altra, di cui anche all’epoca si era parlato sui giornali, che conteneva lo stesso bonus della stessa cifra, e sempre per i matrimoni con rito religioso. La proposta venne consegnata alla Commissione finanze della Camera, ma non arrivò mai in aula per il voto.