Centinaia di dipendenti stanno lasciando Twitter

L'ultimatum di Elon Musk per motivarli a rimanere ha fallito, e c'è il rischio che il funzionamento della piattaforma ne risenta

Giovedì centinaia di dipendenti hanno deciso di lasciare Twitter, dopo avere ricevuto una sorta di ultimatum tramite email da Elon Musk, il nuovo proprietario dell’azienda. Le dimissioni delle ultime ore si aggiungono ai licenziamenti decisi da Musk di circa metà dei 7.500 dipendenti e alle centinaia di persone che avevano già deciso di lasciare l’azienda, prima dell’ultimatum. Twitter continua a perdere ingegneri, sviluppatori, progettisti e dirigenti in aree chiave, con il rischio secondo diversi ex dipendenti che in breve tempo la piattaforma non possa più essere mantenuta, portando a disservizi per i suoi oltre 240 milioni di utenti giornalieri.

Musk, che ha 51 anni ed è una delle persone più ricche al mondo soprattutto grazie ai successi delle sue società Tesla e SpaceX, aveva completato l’acquisizione di Twitter il mese scorso per 44 miliardi di dollari. Dopo averne ottenuto il controllo, aveva da subito mostrato una certa insofferenza per come erano gestite le cose all’interno della società, nonostante non fosse ancora a conoscenza di numerose funzioni al suo interno e della difficoltà – comune a tutte le piattaforme social – di gestire una grande mole di informazioni, cercando di ridurre la circolazione di account e di notizie false o ingannevoli. Musk aveva licenziato immediatamente l’allora CEO di Twitter e molti altri dirigenti, passando poi a un drastico piano di licenziamenti, con migliaia di persone che avevano scoperto di non essere più dipendenti perché non riuscivano più a collegarsi al sistema di comunicazione interno (Slack) e alla propria email aziendale. La situazione era diventata alquanto caotica.

Intorno alla mezzanotte di mercoledì scorso, i dipendenti rimasti avevano ricevuto un’email da Musk, con una comunicazione urgente sul futuro della società: «Guardando avanti, per costruire un innovativo Twitter 2.0 e avere successo in un mondo sempre più competitivo, dovremo essere instancabili. Ciò significherà lavorare per molte ore ad alta intensità. Solo le prestazioni eccezionali consentiranno di accedere agli avanzamenti di carriera».

Nell’email Musk aveva poi scritto che Twitter si sarebbe sempre più orientato allo sviluppo ingegneristico. È un approccio che Musk ha seguito nelle altre proprie aziende con alterni successi, ma che secondo diversi osservatori difficilmente si può applicare a un social network, dove ci sono molte più sfumature legate alle sue funzionalità e al fatto di essere utilizzato da milioni di persone con idee, modi di fare e obiettivi diversi. Musk sembra continuare a trascurare questi aspetti e proprio da ciò è derivata la frustrazione di molti dipendenti, già messi a dura prova dai continui annunci di cambiamenti e ai ripensamenti del nuovo proprietario della loro azienda.

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Le frustrazioni per molti dipendenti erano aumentate quando arrivati alla fine dell’email di Musk avevano trovato la richiesta di rispondere “Sì” per mostrare di voler aderire al nuovo piano. La mancanza di una esplicita adesione sarebbe equivalsa ad annunciare le proprie dimissioni, con tre mesi di stipendio pagati come accompagnamento. Ogni dipendente aveva tempo fino alle 17 di ieri (le 23 in Italia) per rispondere al sondaggio.

In meno di 17 ore, centinaia di persone avevano dovuto scegliere che cosa fare, se rimanere in un’azienda dal futuro incerto o se lasciarla cercando un lavoro in un’altra società tecnologica, in un periodo dove però buona parte delle grandi aziende del settore ha avviato piani di ridimensionamento della forza lavoro. Su Slack, diversi dipendenti si erano confrontati sul da farsi, raccontando la propria situazione e i propri dubbi. Alcuni avevano provato a ottenere qualche elemento più concreto dall’ufficio delle risorse umane, ma senza ottenere grandi informazioni aggiuntive. Per molti il dubbio più grande era il dopo e la mancanza di garanzie sul fatto di non essere comunque licenziati, magari con scarsissimo preavviso come era successo ai loro ex colleghi.

Alla fine, centinaia di dipendenti hanno preferito non rispondere all’ultimatum e hanno iniziato a pubblicare su Slack e sui propri profili Twitter messaggi di addio, annunciando le proprie dimissioni dall’azienda. Tra loro ci sono sviluppatori che avevano lavorato per anni all’interno di Twitter, realizzando non solo le funzionalità che ogni giorni utilizzano gli utenti del social network, ma anche le architetture e i sistemi per far funzionare l’intera piattaforma. Molti hanno commentato le proprie dimissioni dicendo di aver terminato il proprio impegno con “Twitter 1.0” e di non essere interessati al “Twitter 2.0” proposto da Musk, visti gli sviluppi delle ultime settimane.

Secondo vari osservatori e fonti interne all’azienda, Musk non si aspettava che così tanti dipendenti scegliessero di lasciare la società. Nel tentativo di persuadere il personale a rimanere, nel pomeriggio di giovedì Musk ha inviato una nuova email nella quale sembrava meno intransigente sull’obbligo di tornare a lavorare in ufficio, che aveva improvvisamente reintrodotto alcuni giorni fa dando uno scarsissimo preavviso ai dipendenti, il cui contratto rivisto durante la pandemia consentiva sostanzialmente di lavorare sempre da casa. Musk aveva scritto: «Per quanto riguarda il lavoro da remoto, tutto ciò che è richiesto per la sua approvazione è che un dirigente si assuma la responsabilità di assicurare che stiate dando un contributo eccellente all’azienda».

Pochi minuti dopo Musk aveva però inviato una seconda email, ricordando a tutti i dipendenti che «qualsiasi dirigente che dichiari il falso sul lavoro eccellente di qualcuno di cui è responsabile o sul fatto che abbia un ruolo essenziale, che lavori o meno da remoto, sarà espulso dall’azienda». In precedenza Musk aveva detto che sarebbe stato l’unico a poter autorizzare le richieste di lavoro da casa, ponendo condizioni piuttosto restrittive per poter fare richiesta tramite i dirigenti di Twitter.

Sempre giovedì Musk aveva organizzato alcuni incontri con impiegati indecisi sul rimanere o meno in azienda, spiegando loro che solo chi si sente vincente avrebbe dovuto mantenere il proprio impiego. Una riunione in presenza a San Francisco, e in collegamento da New York, è finita oltre lo scadere dell’ultimatum delle 17, con molte persone che hanno abbandonato la videochiamata mentre Musk stava ancora parlando, secondo alcune fonti consultate dal New York Times.

Sul proprio profilo Twitter, Musk ha poi commentato l’alto numero di dimissioni, dicendo di non farsene un problema: «Le persone migliori hanno scelto di rimanere, quindi non sono così preoccupato». In un altro tweet, Musk ha pubblicato una variazione di un meme piuttosto diffuso, con la fotografia di una lapide con il logo di Twitter e di una persona vicino alla sepoltura che fa il segno della vittoria, con un logo del social network sulla faccia.

Interi gruppi di lavoro, responsabili di parti importanti anche solo per il mantenimento della piattaforma per come è oggi, sono ora sguarniti di sviluppatori e dirigenti, rendendo più difficile la gestione dei sistemi dell’azienda. La grande quantità di dimissioni sembra abbia reso difficile capire quali persone siano ancora impiegate e quali no. Forse proprio per questo motivo giovedì sera la società ha annunciato la chiusura temporanea dei propri uffici e la sospensione di tutti i sistemi di accesso agli edifici aziendali, fino al prossimo lunedì 21 novembre. Non è chiaro se saranno concesse eccezioni e come saranno affrontate eventuali emergenze, legate per esempio alla sicurezza della piattaforma.

Oltre alle difficoltà interne, per Musk si potrebbero presto presentare alcuni problemi legali. Sette senatori Democratici hanno chiesto alla Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia federale statunitense che tra le altre cose si occupa di privacy, di indagare su una potenziale violazione degli accordi sulla tutela dei dati degli utenti che Twitter aveva stretto anni fa proprio con l’agenzia. La richiesta è stata formulata in seguito ai repentini e drastici cambiamenti interni a Twitter, con una revisione delle regole per la certificazione dei prodotti in termini di privacy. Musk aveva comunque detto di voler rispettare le condizioni poste tempo fa dalla FTC, ben prima del suo acquisto del social network.

Nell’ultima settimana Twitter ha intanto sospeso o rinviato alcune nuove funzionalità che Musk aveva annunciato agli utenti da quando aveva assunto il controllo della società. Il sistema per ottenere la spunta blu, quella per i profili certificati, semplicemente pagando 8 dollari al mese e senza verifiche sull’effettiva identità dei richiedenti, è stato sospeso e sarà riattivo solamente a fine mese con qualche controllo in più. La prima versione del sistema senza verifiche aveva consentito a molti account di fingersi profili di aziende e istituzioni, causando problemi e incomprensioni non solo tra gli utenti di Twitter.

Il nuovo sistema di verifica a pagamento dovrebbe essere nuovamente disponibile a partire dal 29 novembre, ma dopo le numerose dimissioni degli ultimi giorni non è chiaro se questa scadenza potrà essere rispettata. Non sono nemmeno molto chiari i piani di Twitter per la diffusione dei nuovi prodotti e delle funzionalità promessi da Musk nelle ultime settimane.

Le novità, per lo meno in programma, dovrebbero essere diverse secondo alcuni documenti e informazioni raccolte da Platformer, newsletter che sta seguendo molto le vicende interne di Musk grazie alla collaborazione di numerosi dipendenti. Salvo ulteriori ripensamenti, tra le novità ci sono una revisione del sistema per scambiarsi messaggi diretti (quindi in privato) con l’aggiunta di una funzione per criptarne i contenuti, in modo da rendere più sicure le conversazioni, e una versione aggiornata di un sistema per pubblicare contenuti testuali più lunghi del limite dei 280 caratteri.

Per quanto riguarda i profili verificati, Twitter sta inoltre lavorando a un sistema che consenta a un’azienda di indicare quali account facciano parte della propria organizzazione. In questo modo, per esempio, un giornale potrebbe avere un account verificato e indicare poi una lista dei propri giornalisti, che a quel punto risulterebbero verificati a un livello “più basso” non da Twitter, ma dallo stesso giornale. Una soluzione di questo tipo potrebbe ridurre il problema degli account fasulli verificati a pagamento che si era presentato qualche giorno fa, ma al momento non è chiaro se e quando sarà realmente messa a disposizione degli iscritti al social network.