La Cassazione ha annullato le sentenze di condanna per gli ex consiglieri e assessori della Lombardia coinvolti nel processo noto come “Rimborsopoli”

Renzo Bossi, figlio di Umberto Bossi ed ex consigliere regionale della Lombardia (ANSA/FRAME DA YOUTUBE)
Renzo Bossi, figlio di Umberto Bossi ed ex consigliere regionale della Lombardia (ANSA/FRAME DA YOUTUBE)

La Corte di Cassazione ha annullato le precedenti sentenze di condanna per alcune decine di ex consiglieri e assessori della Lombardia coinvolti nel processo noto come “Rimborsopoli”: i politici in questione erano accusati di essersi fatti rimborsare indebitamente spese che non rientravano in quelle previste dalle loro funzioni pubbliche. In tutto erano accusati di essersi appropriati indebitamente di circa 3 milioni di euro tra il 2008 e il 2011. Giovedì la Cassazione ha dichiarato prescritta una parte delle accuse per peculato, perché riguardava reati commessi prima del dicembre del 2009, e ha riqualificato le restanti accuse per peculato nel reato di “indebita percezione di erogazioni pubbliche” (che ha una pena massima più bassa), dichiarandole poi ugualmente prescritte.

Alcuni dei politici imputati erano anche piuttosto noti a livello nazionale, come l’ex consigliere della Lega Renzo Bossi, figlio del fondatore della Lega Umberto Bossi, l’attuale capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo e l’europarlamentare della Lega Angelo Ciocca. Tra i politici coinvolti nell’inchiesta c’era inizialmente anche Nicole Minetti, ex consigliera regionale del Popolo della Libertà, che però aveva patteggiato nel 2021 una condanna a 1 anno e un mese nel processo d’Appello.