L’ambasciatore tedesco in Italia ha difeso l’operato delle ONG nel Mediterraneo

«Salvano vite laddove l’aiuto da parte degli Stati manca», ha scritto dopo aver ribadito come l'Italia non sia sola nella gestione dei flussi migratori

Viktor Elbling (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Viktor Elbling (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Viktor Elbling, ambasciatore tedesco in Italia, è tornato a parlare della questione dei migranti nel Mediteranneo difendendo l’operato delle organizzazioni non governative (ONG) e mandando un messaggio anche al governo italiano che in questi giorni ha ostacolato lo sbarco a quattro navi di ong che trasportavano migranti. In un tweet, Elbling ha scritto:

Nel 2022 sono già oltre 1.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12 per cento dei sopravvissuti sono stati salvati dalle ONG. Loro salvano vite laddove l’aiuto da parte degli Stati manca. Il loro impegno umanitario merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio.

In settimana, quando Italia e Francia litigavano sullo sbarco della nave Ocean Viking, Elbling aveva ribadito come l’Italia non fosse sola nella gestione dei flussi, portando a dimostrazione le 154.385 richieste di asilo ricevute dalla Germania tra gennaio e settembre di quest’anno (lo 0,163 per cento della popolazione, mentre in Italia la percentuale è dello 0,186).

In seguito alla crisi diplomatica nata da quest’ultima vicenda, il governo francese ha sospeso il cosiddetto “meccanismo volontario di solidarietà”, che prevede il ricollocamento di 10mila migranti all’anno tra quelli arrivati in Europa via mare fra tredici stati membri (un provvedimento deciso in deroga al regolamento di Dublino, secondo cui è il paese di primo ingresso che deve esaminare le richieste di asilo e protezione di chi arriva in Europa). È un regolamento che da tempo si vorrebbe superare, e uno degli strumenti per farlo sarebbero gli accordi per il ricollocamento.

A tal proposito, sabato i ministri dell’Interno di Italia, Malta e Cipro e il ministro della Migrazione e dell’Asilo della Grecia hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui criticavano proprio il meccanismo di ricollocamento, definendolo «lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti […]. Tutto ciò è increscioso e deludente».

Il comunicato afferma anche che il regolamento di Dublino andrebbe superato: «Non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti».

Oltre a questo, da giorni il governo italiano sta sostenendo che le navi delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo e che si dirigono verso l’Italia non debbano approdare nei porti italiani — come nei casi recenti della nave Humanity 1 della SOS Humanity e della Geo Barents di Medici — bensì in quelli dei paesi di cui battono bandiera, fornendo però un’interpretazione non corretta del diritto internazionale. Questa interpretazione viene ribadita anche nel comunicato congiunto di sabato («ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera»).

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