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  • Venerdì 4 novembre 2022

Cosa si sa sull’attentato a Imran Khan

L'ex primo ministro pakistano è stato ferito a una gamba durante una manifestazione contro il governo: è fuori pericolo, ma le proteste nel paese sono aumentate

Un comizio di Imran Khan a Lahore, in Pakistan, il 29 ottobre (AP Photo/K.M. Chaudary)
Un comizio di Imran Khan a Lahore, in Pakistan, il 29 ottobre (AP Photo/K.M. Chaudary)

Giovedì l’ex primo ministro pakistano Imran Khan è stato ferito a una gamba da un uomo che ha sparato diversi colpi di pistola verso il convoglio che trasportava lui e i suoi sostenitori, durante una marcia di protesta contro il governo. L’attacco è avvenuto a Wazirabad, nella regione del Punjab, nel nord-est del paese, e i sostenitori di Khan e i media locali lo hanno descritto come un attentato. Una persona è stata uccisa e in tutto 14 sono state ferite, compreso lo stesso Khan, che però non è in pericolo di vita.

Già subito dopo l’attacco, e prima di essere portato in ospedale, Khan ha salutato la folla che si era riunita per protestare e l’ha rassicurata sulle sue condizioni. Diversi video circolati nelle televisioni e sui social network lo mostrano camminare autonomamente, per quanto a fatica, mentre entra in una macchina per andare all’ospedale di Lahore, un centinaio di chilometri da Wazirabad. I medici hanno detto di aver trovato frammenti di proiettile nella sua gamba e la tibia scheggiata.

Khan ha 70 anni, è un ex campione di cricket ed è il politico più famoso e popolare del Pakistan. Era stato eletto primo ministro nel 2018 con il partito nazionalista e populista Movimento per la Giustizia del Pakistan, e sfiduciato lo scorso aprile in seguito a una grossa crisi politica.

Sull’identità dell’attentatore non ci sono ancora certezze. Il ministro dell’Informazione pakistano, Marriyum Aurangzeb, aveva inizialmente detto che la polizia aveva arrestato un uomo armato, senza dare ulteriori dettagli. Più tardi le televisioni hanno diffuso il video di un uomo giovane, tra i venti e i trent’anni, presentandolo come il sospettato: nel video l’uomo dice di aver provato a uccidere Khan e di aver agito da solo, spiegando di non riuscire a sopportare le bugie che Khan stava raccontando alle persone durante le proteste.

Il ministro dell’Informazione ha poi confermato che il video era stato girato dalla polizia. Nessun gruppo terroristico ha rivendicato l’attentato.

Dopo la sfiducia di Khan ad aprile come primo ministro, due settimane fa la commissione elettorale del Pakistan lo aveva interdetto dai pubblici uffici, ritenendolo responsabile di non avere dichiarato alcuni doni ricevuti da funzionari di paesi esteri durante il suo mandato e di averne successivamente rivenduti altri.

Khan aveva respinto ogni accusa, e nel corso dell’ultima settimana ha organizzato una grande marcia di protesta contro il governo, passando da diverse città del paese con l’intenzione di arrivare infine alla capitale Islamabad per chiedere elezioni anticipate. Stava tenendo comizi in tutte le città in cui passava: aveva iniziato il 28 ottobre a Lahore e sarebbe dovuto arrivare a Islamabad l’11 novembre.

L’attentato a Khan rischia di peggiorare la situazione di instabilità politica del Pakistan: già da diverso tempo Khan aveva sostenuto di essere in pericolo di vita, anche per enfatizzare l’avversione politica nei suoi confronti. Dopo l’attentato le proteste in suo sostegno sono molto aumentate, e anzi sono iniziate anche in città diverse da quelle in cui Khan era passato, a partire da Islamabad, dove moltissime persone stanno bloccando le strade e bruciando pneumatici. I giornalisti sul posto descrivono le proteste come piuttosto violente e dicono che potrebbero degenerare.

L’attentato è stato condannato sia dal presidente pakistano Arif Alvi che dall’attuale primo ministro, Shehbaz Sharif, che ha chiesto alle autorità di aprire un’indagine sul caso.