Vittorio Boiocchi, capo ultrà della curva dell’Inter, è stato ucciso a Milano

Il luogo dell'agguato, in via Zanzottera (Claudio Furlan/LaPresse)
Il luogo dell'agguato, in via Zanzottera (Claudio Furlan/LaPresse)

Vittorio Boiocchi, 69 anni, capo ultrà della curva dell’Inter e pluripregiudicato con dieci condanne e 26 anni di carcere alle spalle, è stato ucciso sabato sera nella periferia ovest di Milano da cinque colpi di pistola semiautomatica. L’agguato a Boiocchi è avvenuto in via Fratelli Zanzottera, dove abitava, intorno alle 19:45, un’ora prima dell’inizio della partita Inter-Sampdoria a San Siro. Boiocchi stava rincasando dopo aver incontrato altri esponenti della Curva Nord interista, il maggior gruppo di tifo organizzato della squadra, vicino allo stadio: essendo soggetto a Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) non poteva assistere alla partita. Secondo la ricostruzione di Repubblica a sparare sarebbero stati due uomini a bordo di una moto.

Una volta appresa la notizia della morte di Boiocchi la Curva Nord interista ha prima ritirato gli striscioni e poi fatto svuotare gli spalti nel proprio settore, imponendo a tutti i presenti di andarsene. Boiocchi era tornato alla guida del gruppo ultrà nel 2019, subito dopo essere stato scarcerato, approfittando di un cambio ai vertici in seguito agli scontri del 26 dicembre 2018 fra gruppi di tifo organizzato dell’Inter e del Napoli che avevano portato alla morte di Daniele Belardinelli.

Boiocchi era già stato ai vertici del tifo interista fino al 1992, quando fu arrestato, ma soprattutto ha una lunga storia criminale alle spalle, iniziata negli anni Settanta con rapine a supermercati e banche e proseguita con il coinvolgimento in grossi traffici di cocaina. Boiocchi aveva legami con il clan mafioso dei fratelli Fidanzati negli anni Ottanta e Novanta, mentre in tempi recenti era stato visto in compagnia di uomini di spicco della ’ndrangheta. Era stato arrestato un’ultima volta nel 2021, in un tentativo di sequestro di un imprenditore per un’estorsione da 2 milioni di euro. Il suo omicidio ricorda quello di un altro capo ultrà, Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, della curva laziale.