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  • Domenica 30 ottobre 2022

Il Qatar e il milione di tifosi che sta per arrivarci

I Mondiali di calcio porteranno un tipo di turismo senza precedenti, e non è ancora chiaro in che modo verrà gestito tutto questo

Doha vista da lontano (AP Photo/Kamran Jebreili)
Doha vista da lontano (AP Photo/Kamran Jebreili)
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In Qatar, dove il 20 novembre inizieranno i Mondiali di calcio, sono pronti da tempo gli otto stadi, quasi tutti di recente costruzione e molto vicini l’uno con l’altro, che ospiteranno le partite. Sono particolarmente vicine tra loro anche la maggior parte delle lussuose strutture che ospiteranno le trentuno nazionali estere, i cui giocatori staranno insolitamente nello stesso posto per tutta la loro permanenza: non dovranno mai prendere un aereo per andare a giocare le partite, anche se dovessero arrivare in finale. E i biglietti venduti finora sono circa tre milioni, cioè quasi tutti quelli disponibili.

Sembra molto meno definita la situazione che riguarda gran parte di quello che, tra una partita e l’altra, farà il milione di persone — secondo altre stime un milione e mezzo — che andrà in Qatar durante i Mondiali, portando in un piccolo paese con tre milioni di abitanti, molti dei quali stranieri, un tipo di turismo senza precedenti.

Tra le tante e profonde criticità etiche, ecologiche, umanitarie e politiche legate ai Mondiali in Qatar, c’è chi si chiede anche dove staranno e cosa potranno fare i tifosi, e se il paese sia pronto, non solo logisticamente, per ospitarli e gestirli.

Un centro commerciale di Doha (AP Photo/Kamran Jebreili)

È un aspetto fondamentale nell’organizzazione di un evento così vasto, ma secondo molti osservatori è stato colpevolmente trascurato: «È come se tutti gli sforzi e tutte le energie siano stati investiti ad assicurarsi l’organizzazione e costruire gli stadi — ha scritto Rory Smith sul New York Times — e solo all’ultimo qualcuno si sia chiesto cosa fare di tutte le persone che potrebbero arrivare».

Il Qatar, che in tutto il 2021 aveva dichiarato l’arrivo di 611mila turisti (molti dei quali dall’India e probabilmente non in vacanza, ma in cerca di lavoro), non è totalmente nuovo al turismo. Nonostante i molti eventi sportivi organizzati negli ultimi anni, il turismo a cui è abituato il paese guarda soprattutto al lusso e a fasce di visitatori generalmente benestanti.

Insieme agli stadi, il Qatar ha dovuto quindi costruire hotel, appartamenti e strutture ricettive per turisti di diverso tipo. Gli organizzatori hanno detto che ci saranno in tutto 130mila stanze a disposizione dei turisti e che ci saranno opzioni di ogni tipo e per ogni disponibilità economica, dai cinque stelle ai campeggi. Sembra però che la percentuale di soluzioni “a basso costo” sia scarsa e messa in piedi all’ultimo momento senza grande cura.

Diversi elementi fanno pensare poi che il Qatar si sia reso conto solo di recente di non aver abbastanza strutture – o quantomeno abbastanza strutture di un certo tipo – per ospitare tutti quelli che ne avevano bisogno. Solo a settembre, infatti, le autorità del paese hanno deciso di concedere ai residenti la possibilità di affittare abitazioni private, che però spesso sono a loro volta abbastanza lussuose e affittate a prezzi elevati.

Il quartiere Musheireb a Doha (AP Photo/Kamran Jebreili)

Il problema potrebbe riguardare anche i ristoranti e altri luoghi legati al turismo. Scegliendo di restare anonimo, un consulente che ha collaborato ad alcuni progetti legati ai Mondiali ha detto al Financial Times che «certe infrastrutture potrebbero rappresentare il ventre molle» del sistema ricettivo del Qatar e ha parlato del fatto che contratti e accordi per ristoranti e altre attività commerciali siano stati fatti troppo tardi.

C’è poi da chiedersi cosa faranno, tra una partita e l’altra, tutti i turisti che arriveranno in Qatar per i Mondiali. Qualcuno coglierà l’occasione di visitare il paese, le sue dune, le sue isole e le sue spiagge; o girare tra i mercati, i centri commerciali e i musei della capitale Doha, il più famoso dei quali è il MIA, il Museum of Islamic Art. Ma il Qatar è poco più grande dell’Abruzzo e, come ha scritto il Financial Times, fatta eccezione per qualche museo, il paese «non è di certo conosciuto per le sue attrazioni turistiche».

Per provare a dare qualcosa da fare ai turisti, negli ultimi mesi il Qatar ha annunciato una serie di festival musicali, concerti, eventi e spettacoli di vario genere. Ma, anche qui, c’è da capire come verranno gestiti su base quotidiana folle di tifosi ed eventuali proteste contro tutto ciò che di problematico c’è nei Mondiali organizzati in Qatar.

Al Jazeera ha sintetizzato così le generiche regole base che saranno in vigore per i turisti: «non essere ubriaco in pubblico» e «rispettare le regole e la cultura del luogo». I turisti stranieri potranno comprare alcolici in bar, hotel e altre aree predeterminate, alcune delle quali anche all’interno degli stadi.

L’ingresso dello stadio 974 di Doha (Francois Nel/Getty Images)

Il Qatar – in cui a detta del presidente del comitato organizzatore Nasser al-Khater «chiunque sarà benvenuto» – cambierà comunque molto durante i Mondiali, in gran parte per lasciare più spazi possibili a disposizione dei turisti. Già dal primo novembre molti uffici passeranno a modalità di lavoro da remoto, le scuole saranno chiuse per tutta la durata dei Mondiali e il Financial Times ha scritto che «molti lavoratori non essenziali saranno rimandati nei loro paesi e molti veicoli saranno tolti dalle strade».

Ci si aspetta inoltre che, un po’ per evitare disagi e un po’ per affittare ad altri la propria casa, molte famiglie possano lasciare il paese per tutta la durata dell’evento.

Ma succederà anche che molti tifosi (al momento è impossibile stimare quanti) andranno in Qatar per vedere le partite soggiornando però in paesi vicini. Dubai e Doha sono separate per esempio da una sola ora di volo e Qatar Airways opererà quotidianamente voli speciali tra i due paesi. Ci si aspetta che dall’Hamad International Airport, il principale di Doha, transiteranno ogni giorno almeno diecimila passeggeri.

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