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  • Martedì 25 ottobre 2022

In molte farmacie mancano alcuni tipi di medicinali

Circa 3mila tipi diversi, tra cui antiasma, antiepilettici e perfino il semplice ibuprofene, per una serie di ragioni

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
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In questo periodo in molte farmacie italiane è difficile trovare una serie di farmaci. Secondo i dati forniti dall’Agenzia italiana del farmaco sono circa 3mila i medicinali di cui è stata denunciata la carenza da parte delle associazioni regionali dei farmacisti. Tra questi ci sono antiepilettici, antidepressivi, antipertensivi e diuretici, ma può essere difficile trovare anche il semplice paracetamolo.

Ha spiegato in una dichiarazione ripresa da Rai News Marco Cossolo, presidente di Federfarma, l’associazione che riunisce 19mila farmacie italiane: «In questo momento riscontriamo carenza di ibuprofene, soprattutto di quello da 600 e da 800, e problemi di approvvigionamento per la versione in sciroppo. Nella maggior parte dei casi si può comunque acquistare un farmaco generico». I dosaggi di cui è più complicata la reperibilità sono quelli prescrivibili, cioè rimborsabili.

In un articolo di Rif day che riporta un’intervista di AdnKronos Salute, Domenico Di Giorgio, dirigente dell’area Ispezioni e Certificazioni dell’Aifa, ha però spiegato che l’elenco dei farmaci carenti cosiddetti critici, quelli per i quali l’Aifa autorizza l’importazione data l’assenza di prodotti analoghi, è sostanzialmente invariato dal 2021: la percentuale sarebbe anzi scesa dall’11% al 9,5%.

La carenza di paracetamolo segnalata dalle farmacie è comunque particolarmente significativa perché è il farmaco che viene maggiormente utilizzato contro il Covid nelle forme meno pesanti. Può inoltre essere un problema considerando l’arrivo dell’influenza stagionale: nel 2021 l’uso ancora molto diffuso delle mascherine aveva fatto in modo che i virus influenzali si diffondessero meno, ma quest’anno invece è prevedibile che torneranno a circolare come prima. 

A segnalare il problema della mancanza di alcuni medicinali nelle farmacie è stata una lettera inviata dalla Federfarma di Napoli a Farmindustria, l’associazione delle imprese del farmaco. Diceva: «Accanto ai “mancanti” ormai cronici e alle “isterie di mercato” si lamenta una continua difficoltà nell’approvvigionamento di numerosi farmaci, tanto tra quelli “salvavita” che tra quelli di uso comune. Una carenza allarmante e particolarmente evidente soprattutto tra i farmaci ad uso pediatrico». 

Riccardo Iorio, che rappresenta le 811 farmacie di Napoli e provincia, spiega che con “isteria di mercato” intendeva dire che «durante il Covid, soprattutto a causa della disinformazione iniziale, molti italiani hanno comprato e fatto scorte di farmaci che in realtà non sarebbero serviti. È stato un fenomeno comprensibile, dovuto al panico. Ora la situazione si è normalizzata ma il problema della carenza di farmaci resta ed è allarmante».

Dice ancora Di Giorgio nell’intervista all’AdnKronos: «L’incremento delle carenze riguarda soprattutto aspetti commerciali, ovvero prodotti, anche di recente autorizzazione, che magari interrompono la commercializzazione per valutazioni economiche, dovendo competere in un mercato dove sono presenti molti equivalenti». L’Aifa, dice Di Giorgio, agisce anche «quando vede nubi all’orizzonte. Non lasciamo segnali disattesi. L’aumento dei costi c’è e dobbiamo evitare che in prospettiva possa andare in carenza anche qualche farmaco».

Non è solo la Campania ad aver segnalato il problema. In un’intervista al Resto del Carlino Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia-Romagna, ha denunciato la mancanza in regione di alcuni medicinali, soprattutto antibiotici. «Abbiamo però una connessione in tempo reale fra tutti i punti vendita, in modo tale che, se non abbiamo un farmaco, possiamo segnalare dove si trova quello di cui il cliente ha bisogno. Infine, nel caso in cui non si trovi una medicina o il suo equivalente da nessuna parte, contattiamo il medico di base del cliente per trovare una terapia diversa che faccia effetto». Toschi aveva poi spiegato che l’azienda produttrice di aspirina effervescente aveva comunicato che la confezione da 40 compresse non sarà in commercio per tutto l’inverno, mentre quella da 20 sì.

Crescenzo Cinquegrana, dirigente della Guacci, distributore intermedio che opera in diverse regioni d’Italia, dice che «il problema viene segnalato in molte zone. In Campania pochi giorni fa ci siamo trovati a dover fronteggiare la grave carenza di antiepilettici e antiasma. Sono situazioni a rischio. Il problema è che dal depositario, cioè dall’anello della filiera che viene subito dopo il produttore, gli ordini ultimamente vengono accorpati: invece di ricevere un determinato farmaco ogni settimana magari lo riceviamo ogni tre settimane e questo, ovviamente, crea problemi».

Dal produttore il farmaco passa ai depositari che dispongono di grandi magazzini e ricevono i prodotti da determinate aziende a cui sono legati da contratti. Dai depositari poi i medicinali passano ai distributori intermedi che invece procurano farmaci di tutte le aziende e riforniscono quotidianamente, anche più volte al giorno, le farmacie.

Secondo Cossolo, a causare la carenza di questo periodo sono problemi di natura diversa: «Innanzitutto, per alcune categorie di medicinali c’è stato un iperutilizzo soprattutto nella prima fase del trattamento del Covid, come per il paracetamolo». Ma c’è anche altro: sta influendo la scarsità di alcune materie prime necessarie per produrre le confezioni, come alluminio, plastica, vetro. «Inoltre», dice ancora Cossolo, «il disallineamento dei prezzi dei farmaci in Italia rispetto agli altri paesi può aver determinato problemi di approvvigionamento». Il Servizio sanitario nazionale consente in Italia di acquistare farmaci a prezzo più basso rispetto ad altri paesi. In sostanza, ci sono aziende produttrici, così come anche distributori, che preferiscono indirizzare i farmaci all’estero dove possono essere venduti a prezzi più alti. 

Ha spiegato però Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, parlando con l’Ansa: «Le aziende farmaceutiche stanno affrontando non solo l’incremento del costo di energia e gas, ma anche un aumento delle materie prime e dei costi del packaging, unite all’inflazione e alla svalutazione dell’euro. Tutto questo sta diventando insostenibile e molte imprese sono a rischio chiusura, visto che non scaricano sui cittadini gli aumenti dei costi sostenuti. Diversamente da quanto fanno altre aziende, quelle che producono farmaci non scaricano questi costi sul consumatore, perché il prezzo di quelli rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale è negoziato».

Ha detto Di Giorgio all’AdnKronos Salute a proposito delle iniziative che si stanno prendendo per evitare l’incremento del fenomeno: «Per esempio ci sono stati già interventi per dare fiato al sistema sul fronte packaging. Arrivare ad avere una carenza perché in questo momento è difficile avere per tempo certi materiali di confezionamento sarebbe un errore. In questo l’autorità regolatoria può applicare delle flessibilità per andare incontro al rischio di carenza e lo facciamo. Non c’è una singola risposta o una singola soluzione, ma una visione ampia su un fenomeno complesso legato anche a una catena distributiva che è molto spezzettata».

Secondo molti distributori intermedi, tra i diversi problemi alla base della carenza di medicinali in molte farmacie conta soprattutto il fatto che le aziende incaricate del trasporto dei farmaci dai depositari ai distributori intermedi preferiscono accorpare le consegne per ammortizzare l’aumento del costo dei carburanti.

Secondo Cossolo le farmacie in tutta Italia si sono comunque «subito attivate e hanno risposto prontamente per sopperire alla mancanza dei medicinali. Hanno contribuito con le preparazioni galeniche (farmaci prodotti nei laboratori delle farmacie stesse), come nel caso dell’ibuprofene per uso pediatrico, preparato dal farmacista e acquistato senza la necessità di ricetta medica.