La nuova ministra per la Famiglia e la natalità è ultraconservatrice

Eugenia Roccella è contraria ad aborto ed eutanasia e crede che le unioni civili vadano «verso la fine dell'umano»

Eugenia Roccella (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Eugenia Roccella (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
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Eugenia Roccella è la nuova ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, come è stata rinominata dal governo Meloni la carica che in precedenza era associata alle Pari opportunità e alla Famiglia, e ha una storia politica piuttosto insolita, iniziata tra i Radicali e il movimento femminista e arrivata a posizioni ultraconservatrici vicine a quelle delle organizzazioni per la cosiddetta famiglia tradizionale e naturale.

Roccella ha definito l’aborto «il lato oscuro della maternità» e una «scorciatoia che non dovrebbe più esserci», la pillola abortiva RU486 «un enorme inganno», il matrimonio un «momento cruciale che dà valore alla differenza sessuale» e le unioni civili una via verso «la fine dell’umano».

Ha 68 anni, è nata a Bologna il 15 novembre del 1953 ed è figlia di Francesco Roccella, uno dei fondatori del Partito radicale, e della pittrice femminista Wanda Raheli, militante del Movimento di Liberazione della Donna (MLD). Iniziò a sua volta il suo impegno politico come militante radicale e femminista, aderendo all’MLD, con cui pubblicò nel 1975 il libro Aborto: facciamolo da noi a sostegno dell’aborto libero e gratuito. Partecipò a battaglie e manifestazioni contro la violenza di genere e per le pari opportunità. Nel 1979, senza venire eletta, si candidò col Partito radicale alla Camera. Si laureò in lettere e fece un dottorato.

La sua trasformazione in una delle esponenti più convinte del conservatorismo cattolico italiano avvenne a partire dagli anni Novanta. Abbandonò per diversi anni la politica attiva, e quando la riprese aveva assunto posizioni radicalmente contrarie a quelle della sua militanza giovanile. Lasciò i Radicali sostenendo che le loro battaglie conducessero alla «distruzione dell’individuo» in nome di «un’idea di libertà senza limiti» che in ultimo avrebbe portato a «un’illibertà assoluta». Diventò editorialista del quotidiano della CEI, Avvenire, sostenne il cosiddetto Family Day, grande manifestazione a favore della cosiddetta famiglia tradizionale e naturale. Scrisse e pubblicò libri contro l’aborto, le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) – quelle che permettono di avere figli a chi non può averli naturalmente – e in particolare contro quelle di tipo eterologo, basate cioè sulla donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, ovuli o spermatozoi). 

Entrò in parlamento nel 2008 con il Popolo della Libertà, fu rieletta alla Camera nel 2013, e alle scorse elezioni con Fratelli d’Italia. Fu sottosegretaria al ministero della salute del quarto governo Berlusconi (2008-2011), posizione dalla quale emanò delle nuove linee guida per la legge 40/04, quella che norma la PMA, tornando a imporre il divieto di diagnosi preimpianto sull’embrione eliminato qualche anno prima dalla ministra della Salute Livia Turco. Roccella definì allora la diagnosi preimpianto, che serve a individuare la presenza di anomalie cromosomiche o di patologie genetiche negli embrioni prima che vengano trasferiti nell’utero, una «selezione genetica», spingendosi oltre la più accettata definizione di “diagnosi genetica”.

Roccella ha sostenuto che l’omotransfobia «non è un’emergenza», che la richiesta di riconoscimento pubblico delle unioni civili da parte delle persone dello stesso sesso non venga avanzata per ottenere dei diritti ma per chiedere una «forma di legittimazione sociale» da lei ritenuta superflua e non necessaria.

Anche sul suicidio assistito, l’eutanasia e la libertà di scegliere come terminare la propria vita Roccella ha posizioni retrograde. Quest’estate ha per esempio sostenuto che la battaglia per l’eutanasia ha l’obiettivo culturale di «distruggere l’idea di intangibilità della vita» e di fare della morte un diritto del singolo. Anni fa, in relazione al caso di Eluana Englaro, sostenne che esisteva un «lungo movimento sotterraneo che avrebbe voluto condurre all’eutanasia senza nemmeno passare dal parlamento, senza interpellare i cittadini in alcun modo». Ha detto di apprezzare e condividere la visione della Chiesa, in particolare come sistema che ha «sempre valorizzato e accolto il femminile, attribuendo significato e importanza all’etica della cura».

– Leggi anche: Breve storia del successo dei movimenti antiabortisti italiani