Xi Jinping vede «mari tempestosi» nel futuro della Cina

Nel discorso con cui ha aperto il Congresso del Partito comunista il presidente cinese ha parlato moltissimo di “sicurezza nazionale”

Il presidente Xi Jinping saluta i delegati all'apertura del Congresso del Parito Comunista cinese (AP Photo/Mark Schiefelbein)
Il presidente Xi Jinping saluta i delegati all'apertura del Congresso del Parito Comunista cinese (AP Photo/Mark Schiefelbein)

Si è aperto domenica, con un discorso di quasi due ore del presidente cinese Xi Jinping, il 20° Congresso Nazionale del Partito comunista cinese (PCC), che durerà una settimana e confermerà per un terzo mandato l’attuale leader come presidente, segretario generale del partito e capo delle forze armate.

Di fronte ai 2.000 delegati Xi ha celebrato i successi raggiunti nei suoi dieci anni di governo, non ha accennato all’attuale frenata dell’economia o a misure per contrastarla e ha ribadito le linee rigide sulla strategia “zero-COVID” e sulle relazioni internazionali, con particolari riferimenti alla situazione di Taiwan, «una questione che spetta solo alla Cina risolvere». In generale il suo discorso ha fatto numerosi riferimenti alla necessità di difendere la Cina dalle minacce che potrebbero fermarne la crescita e l’affermazione nel contesto internazionale:

Bisogna far sì che la casa sia in buone condizioni prima che arrivi la pioggia e prepararla a sostenere le difficili prove di forti onde e venti, ma anche il pericolo di mari tempestosi.

Xi Jinping ha focalizzato particolarmente il suo discorso sulle crescenti minacce con cui la Cina dovrà confrontarsi. Il New York Times fa notare che ha nominato la “sicurezza nazionale” 26 volte, contro le 18 in cui era stata citata nel 2017 (in un discorso più lungo) e contro le 4 in cui era comparsa nelle parole del suo predecessore Hu Jintao nel 2012. La sicurezza nazionale, ha detto Xi, va perseguita sia all’interno, con un ulteriore rinsaldamento dei metodi di controllo (rete di telecamere, intelligenza artificiale, controllo della rete), ma soprattutto all’esterno, di fronte a forze che vogliono «bullizzare» la Cina per difendere le proprie posizioni. Pur senza mai nominarli apertamente, gli Stati Uniti sono stati al centro di numerosi riferimenti.

Xi Jinping ha inserito la repressione delle proteste a Hong Kong fra i propri successi e su Taiwan ha ribadito che la Cina persegue una “riunificazione” con l’isola, che è governata in maniera indipendente dal 1949 e oggi è un paese democratico: «Le ruote della storia stanno girando verso una riunificazione della grande nazione cinese. Continuiamo a lavorare per una riunificazione pacifica con la massima sincerità e il più grande sforzo, ma non potremo mai promettere di rinunciare all’uso della forza per ottenerla».

Anche sulla strategia “zero-COVID” Xi si è presentato come l’uomo che ha saputo salvare il paese dalle potenziali devastazioni della pandemia, con misure necessarie per difendere i suoi 1,4 miliardi di cittadini.

Fra gli altri successi del partito sono stati citati la campagna anti-corruzione, l’istituzione di programmi sociali e di salute che hanno debellato la povertà estrema, l’avanzamento nelle politiche ambientali. Nei progetti di Xi Jinping la Cina nel prossimo futuro dovrà contare di più a livello di influenze internazionali, anche nelle istituzioni come le Nazioni Unite, e aumentare i propri sforzi per migliorare lo sviluppo autonomo di tecnologie fondamentali a livello economico e militare. Quest’ultimo auspicio è stato letto come un riferimento al recente divieto deciso dal presidente statunitense Biden di vendere alla Cina chip costruiti con tecnologie americane.

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