Siamo sempre più miopi

La quantità di bambini che non vede bene da lontano è in forte aumento e non c'entra solo la genetica

Negli ultimi decenni in molte parti del mondo c’è stato un aumento considerevole di persone affette da miopia, tale da essere considerato una crisi sanitaria da numerosi esperti. Le stime variano molto, ma le più condivise hanno calcolato che circa una persona su quattro abbia problemi a vedere da lontano, con la necessità di ricorrere agli occhiali o alle lenti a contatto per correggere il proprio problema di vista. Con gli attuali andamenti, si prevede che nel 2050 metà della popolazione mondiale potrebbe essere miope, con tutti i problemi pratici e di salute che ne conseguono.

Non è completamente chiaro quale sia la causa di questo fenomeno. Nella seconda metà del secolo scorso si riteneva che la malattia derivasse da particolari predisposizioni genetiche, e quindi che chi aveva qualche miope in famiglia avesse anche un maggior rischio di sviluppare problemi di vista. Gli studi condotti soprattutto a partire dalla fine degli anni Novanta hanno però messo in dubbio questa teoria, segnalando come i fattori ambientali possano avere un peso molto maggiore, specialmente in giovane età.

Singapore è uno dei luoghi dove più si sono studiati gli effetti ambientali sulla vista e per un chiaro motivo: è considerato il paese con la più alta prevalenza di miopi in tutto il mondo. Anche qui le stime variano e farne di estremamente precise è difficile, ma è stato calcolato che almeno l’80 per cento della popolazione giovane-adulta soffra di miopia. Il dato equivale a più del doppio di quello europeo ed è molto alto anche rispetto ai livelli riscontrati in altri paesi asiatici, dove a partire dagli anni Settanta il tasso di miopi è aumentato considerevolmente.

Andamento del tasso di miopia in alcuni paesi asiatici negli ultimi 80 anni (Wikimedia)

Come sa bene chi porta gli occhiali da quando era bambino, la miopia comporta che si vedano sfocati gli oggetti lontani, mentre se non si hanno altri problemi di vista concomitanti si riesce a vedere bene da vicino e talvolta ancora meglio da vicinissimo. Il difetto è causato da una crescita anormale dell’occhio, che nella fase dello sviluppo perde la propria forma pressoché sferica diventando oblungo (un po’ simile a un’oliva).

Questa deformazione fa sì che ciò che viene osservato a distanza non venga messo a fuoco sulla retina – la membrana più interna del bulbo oculare essenziale per la visione – ma un poco prima, rendendo quindi “fuori fuoco” le immagini. Utilizzando le lenti degli occhiali si può correggere questo difetto, facendo in modo che i raggi luminosi convergano correttamente sulla retina, senza fermarsi prima. Lo stesso compito può essere assolto dalle lenti a contatto, che intervengono direttamente sull’occhio, oppure sottoponendosi a un intervento di chirurgia refrattiva, con un laser che modifica lievemente la curvatura della cornea (la membrana più esterna dell’occhio e la sua lente più potente) rendendo possibile una corretta messa a fuoco delle immagini.

(Zanichelli)

La miopia si presenta di solito in età scolare e tende a progredire fino ai 25-30 anni, per poi stabilizzarsi. Nei casi più gravi può rivelarsi invalidante, ma anche negli altri può portare a complicazioni in età adulta. I miopi sono a maggior rischio di sviluppare glaucoma (con conseguenti danni al nervo ottico, che invia ciò che vediamo al cervello), cataratta (una progressiva perdita di trasparenza del cristallino, altra importante lente dell’occhio), distaccamento della retina e altre sue degenerazioni (come la maculopatia).

Nella maggior parte dei casi la miopia viene diagnosticata in giovane età, su segnalazione dei bambini che dicono di non vedere alcune cose distanti o dei genitori, che notano comportamenti strani nei loro figli come il timore di scendere le scale o la difficoltà a focalizzare ciò che avviene a una certa distanza. Prima di coinvolgere un oculista, di solito c’è un passaggio dal pediatra: i medici di entrambe le specializzazioni hanno riscontrato negli ultimi decenni un notevole aumento di pazienti miopi.

Negli Stati Uniti si stima che oggi il 40 per cento della popolazione adulta soffra di questa malattia, nel 1971 era il 25 per cento. In Europa il dato è simile, mentre in Asia si continua a riscontrare un forte aumento. In Cina il tasso di miopi tra gli alunni delle classi più alte delle elementari raggiunge il 76-90 per cento. Le percentuali sono molto alte in diversi altri paesi asiatici come Taiwan, Corea del Sud e Singapore che citavamo prima. Tutti questi paesi hanno in comune una cosa: nella seconda metà del Novecento hanno incrementato moltissimo il loro livello di scolarizzazione. I bambini passano molto più tempo al chiuso, davanti a libri e schermi, tutte cose che sono una probabile causa di questa epidemia di miopi secondo numerosi gruppi di ricerca.

Per moltissimo tempo si era pensato che la genetica fosse l’unica causa della miopia. Negli anni Sessanta erano stati realizzati alcuni studi su coppie di gemelli identici, notando come la miopia si presentasse più di frequente nei gemelli rispetto a quanto accadesse in coppie di normali fratelli. Quelle ricerche divennero spesso il punto di partenza di altre analisi in tema, facendo sì che l’attenzione rimanesse concentrata sui fattori ereditari e molto meno su quelli ambientali. Se i gemelli hanno lo stesso corredo genetico ed entrambi sviluppano la miopia, deve esserci per forza una causa genetica, si pensava. Questo ragionamento sottostimava però gli effetti ambientali, che erano inevitabilmente simili per i gemelli e quindi coinvolti nello sviluppo della malattia.

Anche grazie all’aumento di casi a Singapore e in altri paesi asiatici, le ricerche più recenti hanno via via messo in dubbio la spiegazione esclusivamente ereditaria, segnalando come siano coinvolti anche fattori ambientali e stili di vita, come lo stare molto al chiuso e leggere per lunghi periodi di tempo. Queste due attività sono una costante nella vita dei bambini e degli adolescenti, che trascorrono svariate ore a scuola, passano spesso molto tempo al chiuso e davanti agli schermi degli smartphone, dei computer e dei televisori.

Per cercare indizi su queste ipotesi, un gruppo di ricerca aveva tempo fa realizzato uno studio nel Regno Unito, indagando su eventuali cambiamenti nella quantità di adolescenti miopi dagli anni Settanta, quando l’obbligo scolastico era passato da 15 a 16 anni. Lo studio aveva rilevato un aumento significativo dei miopi e gli autori di quella ricerca immaginano che sia successo altrettanto di recente, in seguito all’ulteriore innalzamento della scuola dell’obbligo a 18 anni per gli studenti britannici.

A Singapore, che proprio per l’alta incidenza di miopi può essere considerata un enorme laboratorio, vari gruppi di ricerca sono arrivati a conclusioni simili sulle conseguenze dell’istruzione. Come ha spiegato a BBC Future Audrey Chia, del Centro nazionale per la vista di Singapore: «La generazione di mio padre trascorreva molto tempo all’aria aperta andando a pescare e cose di questo tipo. Poi però è aumentata l’urbanizzazione di Singapore ed è iniziata una forte pressione per raggiungere alti livelli di istruzione. I genitori volevano che i loro figli finissero nelle scuole migliori e poi andassero all’università. Ciò ha spinto tutti i bambini a trascorrere più tempo al chiuso a leggere di più, perché si pensava che leggere facesse bene».

Leggere fa bene, ovviamente, così come l’aumento del livello di istruzione è una gran cosa, non solo per dare più opportunità ai singoli e favorire lo sviluppo di un paese, ma anche per la salute delle persone. Numerosi studi hanno mostrato come un buon livello di istruzione sia importante per essere più consapevoli di rischi e benefici di certi stili di vita, per fare meglio prevenzione e per disporre di sistemi sanitari più efficienti. Ma come per tutte le cose occorre trovare il giusto equilibrio tra le varie necessità.

L’aumento della miopia è particolarmente marcato nei paesi asiatici dove c’è una forte spinta verso l’istruzione di alto livello: Giappone, Corea del Sud, Hong Kong, Singapore e parte della Cina. Per questo alcuni gruppi di ricerca si sono chiesti se ci possa essere una via alternativa ai tradizionali metodi educativi, o se si possano per lo meno cambiare alcune delle condizioni ambientali in cui i bambini studiano.

Nel 2017, uno studio mise a confronto l’apprendimento in aule normali scarsamente illuminate da luce naturale con quello in classi dotate di grandi vetrate, una sorta di scuola-serra. Alunni e insegnanti mostrarono di preferire questa seconda versione delle aule, ma la loro gestione non era comunque semplice, soprattutto nei mesi estivi a causa del caldo che ne limitava fortemente l’uso. Aule di questo tipo sono inoltre costose da realizzare e da mantenere fresche nella stagione calda, con costi difficilmente sostenibili dalle scuole.

(Zhongqiang Zhou et al., PLoS One, 31 luglio 2017)

Altri studi si sono concentrati sull’eventuale rapporto tra miopia e reddito, riscontrando che nelle fasce della popolazione più benestanti l’incidenza dei miopi è spesso più alta. In India e Bangladesh, dove il reddito medio è basso, la miopia interessa il 20-30 per cento degli adulti. In molti paesi dell’Africa il tasso è ancora più basso, anche se i dati sono meno affidabili perché è più difficile censire i casi così come diagnosticare la malattia, specialmente nelle zone rurali e remote dove l’assistenza medica è scarsa o assente. Negli ultimi anni si è comunque registrato un aumento dei casi di miopia, soprattutto nei paesi che stanno lentamente riducendo il problema dell’analfabetismo.

Come in molti altri ambiti della medicina, quasi tre anni di pandemia da coronavirus hanno fornito ulteriori elementi per comprendere le cause della crescente miopia in molte popolazioni. Alcuni studi hanno rilevato un aumento sensibile dei miopi tra i bambini soprattutto nei paesi dove sono stati imposti lockdown molto rigidi, come in Cina. Un’analisi ha messo a confronto il tasso di miopia annuale negli anni prima della pandemia, rilevando un picco del 5,7 per cento tra i bambini di sei anni. A metà 2020, quindi dopo circa 5 mesi di lockdown in Cina, il tasso tra i bambini di sei anni aveva raggiunto il 21,5 per cento. L’aumento era così marcato da avere indotto il gruppo di ricerca a definire l’effetto “miopia da quarantena”.

Avendo ora a disposizione un’ampia serie di dati sulla miopia a livello globale, indubbiamente in aumento, oculisti ed esperti si chiedono quali strategie possano essere adottate per fare prevenzione. Non ci sono ancora risposte chiare e i provvedimenti adottati in alcuni paesi hanno ricevuto critiche, come nel caso della Cina che ha provato a imporre un limite di tempo per l’impiego dei videogiochi da parte dei bambini (non solo per motivi legati alla vista). Gli esercizi per la vista, come fissare periodicamente punti lontani in modo da far rilassare i muscoli dell’apparato visivo, non si sono rivelati molto utili e la loro efficacia è da tempo dibattuta.

Inoltre, non è chiaro se ci sia effettivamente un ruolo tra l’impiego degli schermi e la miopia. Ciò deriva dalla grande varietà di schermi di cui disponiamo e dall’utilizzo che ne facciamo. Molte persone segnalano di percepire un certo affaticamento agli occhi dopo molte ore trascorse davanti a un computer, ma la sensazione di disagio è solitamente temporanea e non sembra comportare danni permanenti. Gli studi sono comunque in corso e si stanno concentrando sui più giovani, visto che la miopia si manifesta quasi sempre nella fase dello sviluppo.

(Getty Images)

Come ricorda l’Atlantic, nell’ultima ventina di anni gli oculisti hanno iniziato a utilizzare particolari lenti e colliri che possono per lo meno rallentare la progressione della miopia nei bambini. Molte di queste esperienze di ricerca sono state svolte in Asia, partendo dall’ortocheratologia, sistema che prevede l’impiego di particolari lenti a contatto di notte quando si dorme che modificano lievemente la superficie della cornea in modo che al risveglio non ci sia bisogno di usare gli occhiali, perché si ha una corretta messa a fuoco degli oggetti distanti. L’effetto è temporaneo, ma si è osservato come con queste lenti a contatto alcune persone smettano di peggiorare nel lungo periodo.

Da queste evidenze è nata una branca dell’oftalmologia che si occupa di tenere sotto controllo la miopia, specialmente nella fase della crescita. Sono nati centri specializzati in Asia e negli ultimi anni ne sono stati avviati anche in Occidente, con una crescente letteratura scientifica su costi e benefici della prevenzione. Oltre all’impiego delle particolari lenti a contatto notturne, altri trattamenti prevedono l’impiego di colliri a base di atropina, la sostanza che viene spesso utilizzata durante le visite oculistiche per far dilatare la pupilla e poter esaminare più facilmente le parti interne dell’occhio. A basse dosi, l’atropina sembra essere utile per modulare la crescita dei bulbi oculari, evitando che si sviluppino troppo creando i problemi di messa a fuoco da lontano.

I trattamenti di questo tipo sono relativamente recenti e basati sull’impiego di farmaci e dispositivi medici in origine testati per altro (“off label”). Non ci sono quindi studi clinici su grande scala e di conseguenza è difficile ottenere i permessi da parte delle autorità di controllo sanitarie. Molti oculisti fanno per conto proprio e i pazienti spesso devono pagarsi interamente le terapie, come avviene spesso con l’off label.

Le cose potrebbero però cambiare e in tempi brevi, perché l’aumento di miopi non è passato inosservato tra le aziende che si occupano di sistemi per correggere la vista e dalle aziende farmaceutiche. Le richieste di autorizzazioni di nuovi tipi di lenti e di prodotti derivati dall’atropina, che possono essere brevettati a differenza della sostanza iniziale ormai fuori da brevetto, sono sempre più frequenti e quasi tutte le più grandi aziende farmaceutiche si stanno attrezzando per investire nel settore, visto l’enorme bacino di potenziali clienti. I test clinici di alcuni nuovi prodotti sono già in corso e c’è una maggiore attenzione anche da parte dei genitori sulla possibilità di fare prevenzione, anche per la vista.

Almeno concettualmente, i sistemi per il controllo della miopia non sono molto diversi dagli apparecchi ortodontici che vengono adottati in giovane età per correggere la crescita dei denti. Dai reperti degli esseri umani antichi è emerso che un tempo la nostra specie aveva denti dritti e resistenti, ideali per masticare la carne cruda. Quando introducemmo nella nostra dieta alimenti cotti, quindi più morbidi e semplici da masticare, la nostra specie perse via via forza nell’articolazione mandibolare, con ripercussioni per i denti diventati più piccoli e meno stabili. Con l’apparecchio per i denti abbiamo trovato il modo di superare questo inconveniente, ma l’accesso alle cure dentarie è ancora oggi limitato in molti paesi, soprattutto per le persone meno abbienti.

Così come il cambiamento di dieta influì sul nostro modo di masticare, la diffusione della lettura e delle attività al chiuso combinate con fattori genetici sembrano essere la causa dei cambiamenti nel modo in cui letteralmente vediamo il mondo. Dobbiamo ancora capire molte cose sulla miopia, ma è ormai evidente che attraverso la prevenzione si potrebbe non solo migliorare la vita di milioni di persone, ma anche ridurre i rischi che queste abbiano problemi di vista ancora più seri in tarda età.