L’«opprimente tristezza» del viaggio nello Spazio di William Shatner

L'attore famoso per essere stato il capitano Kirk di Star Trek ha detto che il viaggio di un anno fa non è stato come se lo aspettava

William Shatner, secondo da sinistra, con i compagni del viaggio spaziale: Audrey Powers, Chris Boshuizen e Glen de Vries (AP Photo/LM Otero)
William Shatner, secondo da sinistra, con i compagni del viaggio spaziale: Audrey Powers, Chris Boshuizen e Glen de Vries (AP Photo/LM Otero)

William Shatner, l’attore canadese famoso soprattutto per avere interpretato il personaggio di James T. Kirk, il capitano dell’astronave USS Enterprise nella serie tv di fantascienza Star Trek, lo scorso ottobre è diventato la persona più anziana a raggiungere lo Spazio grazie all’azienda spaziale Blue Origin. Ha raccontato le impressioni sul proprio viaggio nella sua autobiografia, pubblicata in queste settimane negli Stati Uniti: la rivista americana Variety ne ha proposto un estratto, in cui Shatner si sofferma soprattutto sulle sorprendenti emozioni vissute nel breve viaggio nello Spazio. L’attore racconta di essere stato travolto da un’«opprimente tristezza».

Quando ho guardato nella direzione opposta, verso lo Spazio, non c’era mistero, nessuna maestosa soggezione da ammirare, tutto quello che ho visto era morte (…). È  stato uno dei più forti sentimenti di pena che io abbia mai provato. Il contrasto fra la crudele freddezza dello Spazio e la calda premura della Terra laggiù in basso mi ha riempito di un’opprimente tristezza.

Shatner ha 90 anni e ha raggiunto lo Spazio come ospite di un viaggio nell’ambito delle attività di promozione di Blue Origin, società di proprietà dell’ex CEO di Amazon, Jeff Bezos, per il cosiddetto “turismo spaziale”. L’azienda non offre comunque un volo orbitale, cioè la possibilità di compiere almeno un giro intorno alla Terra. Effettua invece voli suborbitali: una sorta di grande parabola dal momento del lancio a quello del rientro.

Nell’autobiografia Boldly Go: Reflections of a Life of Awe and Wonder, scritta con lo scrittore e regista Joshua Brandon, racconta come fosse poco interessato alle sensazioni del viaggio, ma volesse soprattutto osservare lo Spazio: «Amo i misteri dell’universo, mi hanno appassionato per anni».

L’attore che ha impersonato il capitano Kirk ha visto però un «freddo, oscuro, nero vuoto, diverso dall’oscurità di cui puoi avere esperienza sulla Terra. Era profondo, avvolgente, inglobava tutto».

Nel racconto di Shatner è invece completamente contrastante la visione della Terra, con il suo aspetto di «calda premura». Vederla da lontano rende il legame ancora più profondo – dice l’attore – e provoca un forte dolore: «Il mio viaggio nello Spazio doveva essere una festa; invece dava le sensazioni di un funerale».

Shatner spiega poi che questa sensazione di attaccamento alla Terra e repulsione per lo Spazio è piuttosto comune fra gli astronauti, ed è definita “Overview Effect”  (“Effetto della veduta d’insieme”), testimoniata fra gli altri dal primo essere umano a viaggiare nello Spazio, il cosmonauta russo Yuri Gagarin, e da Michael Collins, che fece parte della missione Apollo 11, pur non sbarcando sulla Luna.

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