Una canzone dei Blue öyster cult

E andiamocene via a conquistare pianure e vallate

(EPA/DAVIS AGUILAR)
(EPA/DAVIS AGUILAR)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
È un po’ una notizia rituale che trova sempre spazio: c’è un comizio o una manifestazione politica che sceglie come sigla musicale una canzone di un musicista che non condivide le posizioni di quella parte politica e che quindi protesta, e i giornali lo raccontano come se questo fosse un grave smacco per la parte politica in questione, a cui invece nei fatti frega ben poco: e da tempo la notizia è diventata è un po’ come gli incornati dai tori a Pamplona o i tuffi nel Tevere a Capodanno. Stavolta è stata la band inglese degli M People a protestare per l’uso della loro Moving on up del 1993 prima dell’intervento di Liz Truss al congresso dei tories britannici.
La musica di cui parliamo in questa newsletter – lo dicevamo ieri – ha poco più di sessant’anni: o se vogliamo stabilire una convenzione e farla tonda, ha proprio sessant’anni oggi.
Invece trent’anni fa oggi uscì il meraviglioso disco dei REM in cui stavano DriveEverybody hurtsNightswimmingMan on the moonFind the riverÈ qui su Spotify.

Burnin’ for you
Blue öyster cult

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Non sono mai stato granché appassionato della musica che a lungo si chiamò “heavy metal”, che veniva da un più ristretto “hard rock” e avrebbe poi sbracato in vari “death metal”, “black metal”, eccetera. Però, appunto, un tempo quello che stava in queste categorie era davvero all’acqua di rose (pensate alla sdolcinatezza per cui sono diventati famosi gli Scorpions, e a quella per cui sono diventati doppiamente famosi). I Blue öyster cult, poi, stavano davvero marginalmente in quella categoria lì, con la loro musica: però ci vollero stare almeno di nome se non di fatto, precursori. Scegliendo un nome un po’ tenebroso, e aggiungendoci l’umlaut (che io ho sempre chiamato dieresi e poi ho scoperto che erano due cose diverse: sempre per via che ho fatto studi scientifici e che sono ignorante): umlaut che, evocando goticismi sassoni, fu adottata poi senza ragioni più solide da diverse altre band del genere, i Motörhead, i Queensrÿche, i Mötley crüe (doppia dieresi, ma anche loro capaci di svenevolezze ).

Comunque, i Blue öyster cult arrivarono prima, ancora alla fine degli anni Sessanta*: e malgrado l’umlaut ci andarono molto più piano – spesso più progressive che hard rock: ma anche sticòsi delle etichette, no? -, vendettero cataste di dischi e fecero cose rock orecchiabili e che rimasero, soprattutto questa (che conobbe un comico ritorno di notorietà suo malgrado in questo millennio).
Burnin’ for you invece è del 1981, e ha tutto un suo gran repertorio di chitarre, cori e batteria e andiamocene via a conquistare pianure e vallate.

*ma ancora nel 2022 hanno estimatori trentenni, mentre scrivo questa newsletter:

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