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  • Lunedì 3 ottobre 2022

Cosa ha lasciato l’uragano Ian in Florida

Decine di morti, moltissimi danni e diverse critiche alle autorità locali accusate di avere risposto in ritardo all'emergenza

Il ponte distrutto di Pine Island, in Florida (AP Photo/Gerald Herbert)
Il ponte distrutto di Pine Island, in Florida (AP Photo/Gerald Herbert)
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Dopo il passaggio su Cuba, Porto Rico, Florida, North e South Carolina, da domenica l’uragano Ian ha perso di intensità, è stato declassato a ciclone post tropicale ed è arrivato in Virginia. Qui le forti piogge attese nelle prossime ore potrebbero comunque causare inondazioni e grossi danni.

Nell’ultima settimana l’uragano è stato particolarmente distruttivo in Florida. A distanza di giorni alcune città sono ancora senza acqua corrente ed elettricità, e isolate per il crollo dei ponti. I soccorsi stanno cercando i dispersi e recuperando i corpi dei morti, che finora sono ufficialmente 68, 42 dei quali nella sola contea di Lee, quella dei centri più colpiti sulla Gulf Coast: Fort Myers, Cape Coral e Sanibel Island. Il numero dei morti molto probabilmente aumenterà nei prossimi giorni e supererà quello registrato nel 1992 dall’uragano Andrew, il più violento e distruttivo finora della storia della Florida.

La maggior parte dei danni, i più gravi per lo meno, sono stati causati da grandi onde create da venti superiori ai 240 chilometri orari, che hanno travolto gli edifici più esposti sulla costa, spesso portandoli via completamente.

Negli ultimi giorni si è discusso molto delle eventuali responsabilità delle autorità locali, che sono state accusate di aver dato l’ordine di evacuazione troppo tardi.

Cecil Pendergrass, presidente del Consiglio della contea di Lee, ha però respinto le accuse. Ha sostenuto come le comunicazioni siano state tempestive e come semplicemente molte persone abbiano scelto di «provare a resistere alla tempesta: una scelta che comprendo, ma che ora molti rimpiangono». Le stesse autorità hanno aggiunto che non è stato possibile, né legalmente né nella pratica, costringere chi non voleva abbandonare le proprie abitazioni a farlo.

Sono state messe in discussione anche le norme che regolano le costruzioni nelle zone costiere della Florida.

Alcuni politici nazionali hanno invocato regolamenti più rigidi, in modo che i nuovi edifici che verranno costruiti in futuro potranno essere più resistenti, ma diversi politici locali hanno specificato che già ora esistono norme adeguate: il punto semmai è farle rispettare. Kevin Anderson, sindaco di Fort Myers, uno dei centri turistici più colpiti, ha detto per esempio: «Le nuove case, costruite secondo le regole attuali, hanno resistito, sono quelle vecchie ad essere state travolte: le norme attuali sono sufficienti».

Alcuni dei centri costieri dovranno essere ricostruiti quasi completamente, ma la priorità ora è ricostruire le infrastrutture per farli uscire dall’isolamento. Il governatore della Florida, Ron DeSantis (Repubblicano) ha annunciato che presto verrà costruita una struttura temporanea per collegare Pine Island, la più grande fra le isole colpite dall’uragano, alla terraferma.

Le aree più interne sono invece alle prese con inondazioni che secondo fonti governative dureranno ancora per parecchi giorni, perché la grande quantità di acqua caduta «non ha posti dove defluire». È un fenomeno definito “inondazioni composite” (“compound flooding”): l’acqua che si è riversata durante la tempesta ha bloccato il normale scorrimento dei fiumi verso l’oceano, provocando la fuoriuscita degli stessi e facendo cambiare loro direzione.

Qui le priorità sono ristabilire il sistema elettrico, in molte zone completamente distrutto, e riparare quello idrico, per far tornare abitabili anche gli edifici che hanno retto all’uragano. Attualmente circa 700mila persone sono senza elettricità: erano oltre due milioni subito dopo il passaggio dell’uragano.

La ricostruzione sarà molto difficile per alcune delle cittadine costiere, quelle che prima dell’uragano si basavano soprattutto sul turismo: oggi fare ipotesi sui tempi per un ritorno dei visitatori sembra assai complesso.

Mentre continuano le operazioni di soccorso (1.600 persone sono state recuperate da situazioni pericolose) e di evacuazione dalle zone isolate, con elicotteri e imbarcazioni, mercoledì in Florida arriverà il presidente Joe Biden, che oggi è in visita nelle zone colpite dall’uragano a Porto Rico.