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  • Sabato 24 settembre 2022

Il “porta a porta” dei soldati russi per far votare ai referendum nelle zone occupate

Secondo le autorità ucraine stanno costringendo la popolazione a farlo, a conferma della scarsa regolarità del voto in corso

Un soldato vota a Luhansk (AP Photo)
Un soldato vota a Luhansk (AP Photo)
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Venerdì in quattro regioni ucraine occupate dalle forze russe – Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson – sono iniziate le votazioni per i referendum di annessione alla Federazione russa. I referendum, che si concluderanno martedì 27 settembre, sono considerati illegali dalla comunità internazionale e dalle autorità ucraine, e in molti li definiscono una “farsa” dato che le modalità in cui stanno avvenendo sono tutt’altro che democratiche.

Nel primo giorno di votazioni, in molte città sono stati allestiti “seggi mobili” e i funzionari elettorali sono andati casa per casa a raccogliere i voti portandosi dietro le urne elettorali. Le autorità ucraine hanno detto che in alcune zone ci sono soldati e uomini armati che girano tra le case e di fatto stanno costringendo le persone ad andare a votare. Sui social network circolano diversi video, ripresi dalle telecamere di sorveglianza dei palazzi, in cui si vedono soldati armati andare “porta a porta” per far votare la popolazione.

Sergei Haidai, governatore della regione ucraina orientale di Luhansk, ha detto che nella città di Starobilsk alla popolazione è stato vietato di lasciare le proprie case fino alla conclusione delle votazioni, e che nella città di Bilovodsk un dirigente di un’azienda ha detto ai dipendenti che chiunque si fosse rifiutato di votare sarebbe stato licenziato e sarebbe stato segnalato alla polizia. Al momento non ci sono conferme da organi di stampa indipendenti sulle affermazioni di Haidai.

Una donna di Enerhodar, città della regione di Zaporizhzhia, ha detto a BBC che i soldati venuti a casa sua a raccogliere voti non le hanno fatto materialmente segnare una preferenza sulla scheda elettorale: la donna ha detto che i soldati le hanno chiesto di rispondere a voce e poi hanno tracciato loro un segno sulla scheda.

Peraltro in molti casi le urne che vengono usate per i referendum sono trasparenti, ed è piuttosto semplice vedere chi sta votando cosa. È un ulteriore segnale della mancanza di legalità del referendum: la stessa cosa era già avvenuta nel 2014 nel referendum per l’annessione della Crimea alla Russia, vinto dai “Sì” con oltre il 97 per cento dei voti, ma con enormi dubbi sulla sua legalità.

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