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  • Giovedì 22 settembre 2022

Nell’Irlanda del Nord i cattolici sono diventati più dei protestanti

Per la prima volta nella storia: potrebbe comportare un ulteriore allontanamento dal Regno Unito

(Charles McQuillan/Getty Images)
(Charles McQuillan/Getty Images)
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L’ultimo censimento dell’Irlanda del Nord, aggiornato al 2021 e pubblicato giovedì, ha mostrato come per la prima volta nella storia del paese il numero delle persone cattoliche abbia superato quello delle persone protestanti: secondo i risultati della rilevazione, il 45,7 per cento della popolazione nordirlandese è oggi cattolica – o comunque proviene da una famiglia cattolica – mentre il 43,48 per cento è protestante o di altre confessioni cristiane. Nel censimento precedente, del 2011, i protestanti erano ancora in maggioranza: il 48 per cento contro il 45 dei cattolici.

Il superamento della popolazione cattolica su quella protestante era atteso ormai da anni, è dovuto soprattutto ai diversi tassi di natalità tra le due popolazioni ed era chiaro che sarebbe potuto avvenire in questo censimento. La sua conferma ufficiale però potrebbe essere simbolicamente molto importante, e rendere ancora più precaria la posizione dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito.

La popolazione protestante dell’Irlanda del Nord è quella che si sente più appartenente al Regno Unito, dove il protestantesimo è di gran lunga la religione prevalente: fino agli ultimi anni gli “unionisti” – come vengono chiamati i sostenitori del legame con il Regno Unito – erano sempre stati in maggioranza. I cattolici invece sono in larghissima parte repubblicani: favorevoli a un ricongiungimento dell’Irlanda del Nord con il resto dell’Irlanda, a maggioranza cattolica.

Le due parti si scontrarono violentemente per decenni nella seconda parte del Novecento nei cosiddetti Troubles, un lungo periodo di violenze tra unionisti e repubblicani che provocò la morte di migliaia di persone. Nel 1998 fu firmato il cosiddetto Accordo del Venerdì Santo, che pose fine alle violenze e che, tra le altre cose, impegnava il governo britannico a convocare un referendum se mai avesse individuato nel paese un grande sostegno della popolazione a lasciare il Regno Unito.

– Leggi anche: L’Accordo del Venerdì Santo

Questa possibilità in realtà non è ancora vicinissima: le percentuali di appartenenza religiosa non si traducono necessariamente in una preferenza politica per il Regno Unito o per l’Irlanda. Alle ultime elezioni per esempio il 20 per cento dei votanti non si è espresso né dalla parte degli unionisti, né da quella dei repubblicani nazionalisti.

Alcuni recenti sondaggi hanno mostrato come siano soprattutto i nordirlandesi con meno di 45 anni a preferire l’unificazione con l’Irlanda (e anche con margini abbastanza netti): nei sondaggi che comprendono tutta la popolazione però l’unificazione è sostenuta soltanto da una minoranza, per diverse ragioni, tra cui le tasse e l’efficienza del sistema sanitario britannico.

Per arrivare a una separazione dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito potrebbero essere necessari ancora diversi decenni, secondo alcuni esperti di cose irlandesi, ma secondo altri il processo potrebbe essere già in atto. Negli ultimi anni questo è stato accelerato dopo Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, all’interno della quale si è deciso di lasciare l’Irlanda del Nord nell’unione doganale e nel mercato unico europeo. Questo però ha fatto in modo che tutti i beni che arrivano in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna subiscano controlli e rallentamenti, con il risultato che i legami commerciali con il resto del Regno Unito si sono indeboliti.

– Leggi anche: L’Irlanda del Nord potrebbe esistere ancora per poco