Il nuovo governo dovrà darsi subito da fare

Nel giro di un paio di mesi dal suo insediamento dovrà prendere diverse decisioni delicate, a partire dalla legge di bilancio

(Antonio Masiello/Getty Images)
(Antonio Masiello/Getty Images)
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Il governo che si formerà dopo le elezioni politiche del 25 settembre non avrà vita facile, almeno all’inizio. A prescindere da chi sarà guidato, nei primi mesi del suo mandato dovrà prendere una serie di decisioni molto delicate, potenzialmente impopolari o sgradite agli alleati internazionali e all’Unione Europea, col rischio di ficcarsi in una situazione ancora più complicata di quella attuale.

Una delle prime questioni che dovrà affrontare riguarda la legge di bilancio, che va approvata ogni anno e contiene le previsioni di crescita e di spesa del governo nei successivi 12 mesi. È la misura economica più importante dell’anno e di solito per negoziarla fra governo e parlamento occorrono diverse settimane, se non mesi. Il nuovo governo avrà i tempi stretti e rigidamente contingentati.

Le norme europee prevedono che la Commissione Europea, l’organo che detiene il potere esecutivo nell’Unione Europea, legga in anticipo le bozze della legge di bilancio di ciascuno stato membro ed esprima un parere. Entro il 27 settembre la Commissione si aspetta di ricevere la Nota di Aggiornamento al Def (NADEF), cioè l’aggiornamento della prima bozza della legge di bilancio, il Documento di Economia e Finanza (DEF). Il governo Draghi aveva approvato il DEF a inizio aprile, e ci si aspetta che invii il NADEF senza grandi variazioni entro questa settimana.

Le scadenze però non finiscono qui. Entro il 15 ottobre la Commissione Europea chiede anche a ogni governo di presentare un Documento programmatico di bilancio (Dpb), che deve contenere dettagli più specifici su come il governo intende spendere i soldi che prevede di avere a disposizione nell’anno successivo, secondo le stime di crescita aggiornate nella NADEF.

Una fonte della Commissione Europea spiega che se le scadenze di bilancio si sovrappongono a un’elezione, la prassi prevede che il governo uscente presenti comunque il Dpb, che il nuovo governo avrà cura di aggiornare quanto prima. Per aggiornare il Dpb non esiste una scadenza, ma verosimilmente i funzionari della Commissione faranno pressione sul nuovo governo perché lo faccia quanto prima.

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Di conseguenza il governo dovrà lavorarci fin dai primissimi giorni del suo mandato. Storicamente, dopo un’elezione, ci vogliono in media due mesi per formare un governo. Se entrasse in carica due mesi dopo le elezioni del 25 settembre, quindi a fine novembre, il nuovo governo sarebbe assorbito quasi per intero dagli sforzi necessari per mettere insieme prima un aggiornamento del Dpb e poi una più strutturata legge di bilancio. Se dalle elezioni emergesse un chiaro vincitore e il governo dovesse insediarsi nel giro di un mese, quindi a fine ottobre, i tempi sarebbero appena più larghi, ma comunque molto stretti rispetto al solito.

L’ultimo governo politico in carica con una salda maggioranza, il Conte II sostenuto da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, presentò la sua proposta di legge di bilancio a metà ottobre e riuscì ad approvarla definitivamente in parlamento soltanto il 24 dicembre, più di due mesi dopo.

Se poi il nuovo governo dovesse essere guidato dalla destra euroscettica di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con Forza Italia di Silvio Berlusconi molto ridimensionata come indicavano gli ultimi sondaggi disponibili, è lecito aspettarsi turbolenze con l’Unione Europea: sembra difficile, in un periodo come questo, che la Commissione possa apprezzare la costosissima flat tax promessa dalla destra oppure un aumento del debito pubblico di almeno 30 miliardi per contrastare la crisi energetica, come Salvini chiede da settimane. In uno scenario di scontro con l’Unione Europea non è difficile immaginare un aumento del divario fra titoli di stato italiani e tedeschi (il cosiddetto spread), e voci di speculazioni finanziare sull’eventuale fallimento dello stato italiano.

Il nuovo governo comunque non potrà occuparsi soltanto della legge di bilancio: già nei primi giorni del suo mandato dovrà decidere cosa fare dei sussidi per ridurre il prezzo della benzina, che costano circa un miliardo di euro al mese e che il governo Draghi ha rinnovato fino al 31 ottobre, ma dovrà anche approntare nuove misure contro l’aumento delle bollette, che in autunno e inverno saranno ancora più alte delle ultime per via di un maggiore consumo di gas.

Sarà inoltre necessario gestire una nuova campagna vaccinale contro il coronavirus per somministrare i nuovi vaccini contro le sottovarianti BA.4 e BA.5 di omicron, con gli inevitabili sforzi organizzativi che comporterà. Tutto questo, se dovesse essere la destra a vincere le elezioni, sapendo di essere al centro dell’attenzione dell’Europa e dell’Occidente: nessun grande paese occidentale infatti finora è stato governato da partiti di destra radicale dal Secondo dopoguerra.