La benedizione di una coppia omosessuale in una chiesa di Colonia, in Germania, 10 maggio 2021 (Andreas Rentz/Getty Images)

I vescovi fiamminghi hanno approvato una liturgia di benedizione per le coppie gay

Nonostante il divieto deciso dalla Congregazione per la dottrina della fede cattolica, che gli stessi vescovi belgi sostengono comunque di rispettare

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Martedì i vescovi belgi di lingua olandese hanno pubblicato un documento in cui si prevede una liturgia specifica per «benedire» le unioni di coppie omosessuali. I vescovi fiamminghi hanno specificato però di voler rispettare il divieto di benedizione alle coppie formate da persone dello stesso sesso sposate oppure legate da un’unione civile imposto nel 2021 dalla Congregazione vaticana per la dottrina della fede, cioè l’organo interno della Chiesa che si occupa di dottrina cattolica.

La Chiesa cattolica fiamminga diventerà comunque la prima a istituire un rito formale di accoglienza e legittimazione delle unioni omosessuali: ma non si tratta dell’estensione alle unioni tra persone omosessuali della “benedizione nuziale”, concessa solo a chi si sposa secondo i sacramenti.

Il documento dei vescovi fiamminghi è di tre pagine e si intitola “Essere pastoralmente vicino alle persone omosessuali – Per una Chiesa ospitale, che non esclude nessuno”. Nel testo si parla di una «violenza omofoba» ancora diffusa nella società, nonostante un «crescente riconoscimento sociale degli omosessuali» e si annuncia l’intenzione di dare «un carattere più strutturale» alla pastorale delle persone omosessuali che cercano di «riconoscere, accettare e vivere positivamente il loro orientamento».

Tale percorso – che ha come obiettivo «l’incontro», «la conversazione» e «l’integrazione delle persone omosessuali nella comunità di fede» – sarà affidato a Willy Bombeek, laico, omosessuale e impegnato attivamente nella Chiesa belga dalla metà degli anni Ottanta. È stato poi chiesto che ogni diocesi nomini una persona delegata a questa pastorale.

I vescovi hanno citato poi un passaggio dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia del 2016 di papa Francesco in cui si dice che «ogni essere umano, qualunque sia il suo orientamento sessuale, deve essere rispettato nella sua dignità e trattato con rispetto». E andando oltre l’esortazione prevedono una forma di riconoscimento delle persone omosessuali che desiderano entrare in una relazione di coppia: «Alcuni omosessuali scelgono di vivere in coppia, in una relazione duratura e fedele. Meritano ugualmente il nostro riconoscimento e appoggio. Sebbene il loro non possa essere un matrimonio religioso, questo tipo di relazione può essere fonte di pace e di felicità condivisa».

I vescovi hanno invitato dunque le comunità al riconoscimento e all’accoglienza: «Fa male quando queste persone sentono di non appartenere alla comunità o di esserne escluse. Vogliono essere ascoltati e riconosciuti». E propongono, infine, un momento rituale attraverso il quale le coppie omosessuali, alla presenza della comunità, possano chiedere a Dio «di vegliare sulla loro unione».

La liturgia proposta prevede una preghiera introduttiva, la lettura delle Scritture e un momento in cui le «due persone interessate (…) esprimono davanti a Dio il loro impegno reciproco». Una seconda preghiera viene recitata dalla comunità, la quale «prega affinché la grazia di Dio agisca in essa perché ci si prenda cura gli uni degli altri». Dopo le preghiere finali, i vescovi dicono in modo generico che il rito si conclude con una «benedizione».

Tommy Scholtes, portavoce della Conferenza episcopale belga, ha chiarito però che non si tratta di una “benedizione nuziale” e che la loro iniziativa, come specificato già nel documento, rispetta quanto stabilito nel 2021 dalla Congregazione per la dottrina della fede.

La nota della Congregazione del 2021 era una risposta indiretta a diversi vescovi della Chiesa tedesca che nel 2020 si erano espressi a favore di una forma di benedizione per le unioni omosessuali. Alcuni sacerdoti l’avevano anche messa in pratica. Negli ultimi tempi, la questione è tornata al centro del dibattito e anche del cammino sinodale avviato dalla Chiesa cattolica tedesca all’inizio del 2020 per proporre delle riforme su temi come il celibato sacerdotale, il ruolo delle donne nella Chiesa, il magistero sulla vita affettiva e sessuale e la riduzione del potere clericale.

Alcune delle proposte in discussione in Germania sono piuttosto progressiste e mettono in discussione gli insegnamenti tradizionali della Chiesa. Per quanto riguarda la benedizione alle coppie omosessuali, il cardinale Reinhard Marx, una delle figure più progressiste della Chiesa tedesca, ha fatto ad esempio riferimento alla possibilità di cambiare il catechismo e di modificare l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità («L’omosessualità non è un peccato», e «il catechismo non è scolpito nella pietra», ha detto). Sempre Marx ha poi celebrato messa con la comunità LGBT+ di Monaco di Baviera, e lo scorso maggio l’arcivescovo di Berlino, Heiner Koch, ha chiesto pubblicamente scusa alle persone omosessuali per le discriminazioni subite nel corso del tempo dentro l’istituzione di cui fa parte.

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La Chiesa considera la benedizione, cioè in estrema sintesi un augurio pronunciato da un sacerdote che ha un valore perlopiù «spirituale», un passaggio preliminare ai cosiddetti “sacramenti”, cioè segni, secondo i cattolici, che proclamano la presenza e le manifestazioni di Dio agli esseri umani: sono sacramenti, ad esempio, il battesimo, la cresima, la confessione, o ancora il matrimonio celebrato in forma religiosa.

La motivazione per cui la Congregazione della dottrina della fede ha respinto la possibilità di benedire le unioni omosessuali riguarda il fatto che, nonostante non abbia lo stesso valore dei sacramenti, la benedizione è di fatto una legittimazione.

Per dirla con le parole della Congregazione, «quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre (…) che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni».

Per la Congregazione l’unione fra persone dello stesso sesso (o «con inclinazione omosessuale», come dice la nota) non fa parte del «disegno» di Dio perché secondo la Chiesa uno degli obiettivi del matrimonio cattolico è la procreazione. «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», dice la nota. Le unioni omosessuali «implicano» cioè «una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita)». Insomma, la Chiesa «non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui».

Prima dell’iniziativa dei vescovi fiamminghi, altre diocesi del Belgio avevano proposto un percorso di riconoscimento formale per le unioni tra persone omosessuali. Qualche mese fa la diocesi di Liège aveva ad esempio pubblicato un opuscolo in cui si proponeva lo svolgimento di un momento di preghiera per una coppia omosessuale. La preghiera, si diceva, doveva essere guidata da una persona formata, cioè «un prete, un diacono, un religioso o qualsiasi laico incaricato a tale effetto dal parroco o dal decano dell’unità pastorale» e doveva concludersi con una formula che recita: «Degnati di ricevere e di benedire il loro progetto di vita».

I vescovi fiamminghi, il prossimo 26 novembre, andranno in Vaticano per incontrare il Papa e confrontarsi con i vari dicasteri della Curia, compreso quello per la Dottrina della fede.

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