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  • Mercoledì 14 settembre 2022

Il “palazzo della camorra” a Napoli è ancora della camorra

Dopo le denunce di inizio anno e l'intervento della polizia la situazione è tornata quella di prima: lo gestiscono ancora i clan

Il palazzo in via Egiziaca a Pizzofalcone, a Napoli
(ANSA / CIRO FUSCO)
Il palazzo in via Egiziaca a Pizzofalcone, a Napoli (ANSA / CIRO FUSCO)
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Nonostante gli interventi della polizia e l’interessamento della politica, e nonostante l’apposizione di alcuni sigilli agli appartamenti e l’approvazione di un piano governativo per vendere l’immobile, il cosiddetto “palazzo della camorra”, in via Egiziaca 35 a Pizzofalcone, nel centro di Napoli, è ancora controllato dalla camorra. A febbraio se ne era parlato quando alla polizia locale era arrivata la segnalazione di un’ennesima occupazione abusiva, ed erano state annunciate nuove misure per risolvere il problema.

Ma la camorra da quel palazzo non se n’è mai andata, e anzi di recente gli affiliati di un clan hanno occupato alcuni appartamenti che erano ancora liberi, continuando a gestire gli inquilini abusivi e a chiedere loro l’affitto e arrivando a minacciare i residenti regolari perché se ne vadano.

Il palazzo in via Egiziaca a Pizzofalcone, dietro piazza del Plebiscito e a poche centinaia di metri da Castel dell’Ovo, in una zona resa famosa ai non napoletani dai libri dello scrittore Maurizio de Giovanni, è da vent’anni occupato in gran parte dai membri di alcuni clan camorristici. Secondo le indagini della procura napoletana, a gestire l’edificio erano, e sono ancora, tre famiglie che fanno capo al clan Elia che comanda sulle attività criminali della vicina zona del Pallonetto di Santa Lucia. Lo chiamano anche la “casa del buon Gesù”, perché «chi entra non se ne va cchiù», chi arriva non se ne va più.

Le inchieste giornalistiche svelarono che non solo i boss del clan occupavano gli appartamenti, ma pretendevano che altri occupanti abusivi pagassero loro l’affitto. Inoltre gli allacciamenti a luce, acqua e gas erano illegali. All’interno del palazzo i clan camorristici avevano aperto bed and breakfast e pensioni, senza nessuna autorizzazione, frequentati anche da turisti stranieri. Un appartamento era stato trasformato in ufficio per prestiti a tassi da usura. In cortile i posti auto e moto erano affittati agli inquilini e a gestire le assegnazioni erano sempre gli appartenenti al clan. Le auto di chi si era rifiutato di pagare erano state incendiate.

Durante un controllo effettuato un anno fa dalla polizia locale gran parte delle auto e delle moto presenti nel cortile era risultata rubata. Inoltre, nel palazzo erano stati fatti numerosi lavori di ristrutturazione senza che venisse richiesta l’autorizzazione. Anche la lista dei futuri assegnatari degli appartamenti era gestita dalla camorra che aveva così creato una sorta di agenzia immobiliare clandestina.

Più volte i pochi residenti regolari, aiutati da associazioni anticamorra, avevano protestato. Il parroco del quartiere Michele Pezzella aveva tenuto più di un’omelia accusando la camorra di rubare la casa ai più deboli. Nel novembre del 2021 una donna di 90 anni, inquilina regolare del palazzo, si era allontanata qualche giorno per andare da parenti in Irpinia. Il giorno dopo la sua partenza la casa venne occupata e tutti i mobili e i libri della donna, ex professoressa, furono portati via.

Dopo le denunce la polizia locale aveva messo i sigilli ad alcuni appartamenti occupati abusivamente. In seguito alle polemiche era intervenuta la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che aveva detto di essere «a conoscenza della complessità del problema e della gravità delle denunce. Sappiamo che in procura esiste un pool ad hoc che si occupa di questioni legate alle occupazioni abusive del patrimonio pubblico».

In quell’occasione il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, parlando con il Post, aveva ricordato che a Napoli ci sono moltissimi sfratti da eseguire. «Circa 1.500» aveva spiegato Borrelli, «dovrebbero colpire persone che hanno occupato case e non hanno neanche i requisiti per richiedere la sanatoria (richiesta da circa 20mila occupanti che abusivi invece li hanno, ndr), magari perché hanno in corso condanne anche per reati legati alla camorra. Per dare un’idea, nel 2019 sono state compiute alcune decine di sfratti, nel 2020 zero e nel 2021 una decina. In tutto il 2,5% circa del totale. Di questo passo finiremo tra generazioni».

Qualche mese fa il comune di Napoli ha assegnato alla società pubblica Invimit l’incarico di vendere il palazzo. Nell’ambito del Patto per Napoli, un piano di sostegno economico alla città sottoscritto dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal sindaco Gaetano Manfredi, la vendita dell’immobile, secondo gli amministratori comunali, dovrebbe garantire il ritorno alla legalità e fruttare ottime entrate economiche.

I clan camorristici però non hanno abbandonato l’edificio e anzi, a fine agosto, hanno rotto i sigilli di alcuni appartamenti ancora liberi per fare entrare, secondo la loro lista illegale, neo inquilini. Addirittura in alcuni di quegli appartamenti sono stati svolti recentemente lavori di ristrutturazione. Alcuni membri del clan camorristico hanno anche avvicinato residenti storici e legali della casa offrendo somme in denaro perché abbandonassero le abitazioni. Al rifiuto degli inquilini, gli affiliati al clan sono passati alle minacce.

Il consigliere regionale Borrelli ha accusato il comune di non aver agito in maniera decisa contro «i criminali che occupano le case abusivamente». Secondo Borrelli a Napoli le graduatorie pubbliche sono ferme da decenni, così che anche quando gli appartamenti occupati abusivamente vengono sgomberati subentrano nuovi occupanti abusivi, «in una sorta di far west in cui il più violento spesso ha la meglio».