Pete Arredondo, il capo della polizia che guidò le operazioni durante la strage nella scuola di Uvalde, è stato rimosso dal suo incarico

Lo stemma del distretto scolastico in cui si trova la scuola di Uvalde, in Texas, in cui lo scorso 24 maggio c'era stata la strage (AP Photo/Eric Gay)
Lo stemma del distretto scolastico in cui si trova la scuola di Uvalde, in Texas, in cui lo scorso 24 maggio c'era stata la strage (AP Photo/Eric Gay)

Pete Arredondo, il capo della polizia del distretto scolastico di Uvalde (Texas), la città americana in cui lo scorso 24 maggio 19 bambini e due insegnanti erano stati uccisi in una strage, è stato rimosso dal suo incarico: lo ha deciso con un voto unanime il consiglio del distretto scolastico, dopo forti pressioni da parte dei genitori degli studenti uccisi. Per gli stessi motivi, Arredondo si era dimesso a inizio luglio dal consiglio comunale della città, in cui era stato eletto poco prima della strage.

Il corpo di polizia da lui diretto è stato fin da subito estremamente criticato per la gestione della strage dello scorso maggio: gli agenti avevano atteso oltre un’ora prima di fare irruzione nella scuola, dando all’autore dell’attacco, il 18enne Salvador Ramos, tutto il tempo di compierlo. Gli errori degli agenti erano stati ulteriormente approfonditi da un rapporto stilato da una commissione d’inchiesta del parlamento del Texas e diffuso lo scorso luglio: il rapporto aveva concluso che gli agenti intervenuti nella scuola, quasi 400, furono responsabili di una catena di «fallimenti sistemici» e di «un processo decisionale estremamente scadente».

Per questi motivi Arredondo – che era a capo della polizia del distretto dal 2020 – era già stato temporaneamente sospeso dai propri incarichi nella polizia con un congedo amministrativo: oltre al suo definitivo licenziamento, il consiglio del distretto scolastico ha deciso anche di non retribuirgli le cinque settimane di congedo. Da parte sua, Arredondo sostiene di non essere l’unico responsabile degli errori della polizia e che è in corso un «incostituzionale linciaggio pubblico» ai suoi danni.

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