Il nuovo GTA non sarà quello di una volta

La popolare saga di videogiochi famosa per la sua satira dissacrante sta cercando di regolarsi in vista della prossima attesa uscita

di Pietro Cabrio

(Getty Images)
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Nelle ultime settimane sono uscite alcune indiscrezioni su come sarà il nuovo titolo del videogioco Grand Theft Auto, una delle saghe che hanno fatto la storia del settore e che ancora oggi è fra i più venduti e giocati al mondo. Dal 1997 a oggi GTA ha avuto sette capitoli, l’ultimo dei quali — GTA V — è uscito nove anni fa. Nonostante l’età, rimane ancora attuale per la sua ampia e aggiornata modalità online che fra tutte le piattaforme supera i 2 milioni di utenti al mese. Le copie vendute dal 2013 a oggi sono invece 170 milioni in tutto il mondo, un numero che fa di GTA V uno dei videogiochi più venduti di sempre.

Nel gioco la modalità online affianca quella offline, ossia la linea narrativa attorno alla quale vengono creati i personaggi e le ambientazioni che ne formano l’identità visiva comune. Da quando GTA sviluppa titoli in 3D in terza o prima persona — quindi dai primi anni Duemila — il suo enorme successo è stato trainato non solo dalla qualità del prodotto, ma da uno stile ben preciso che oggi fa di Rockstar, la sua azienda sviluppatrice, una delle più riconoscibili.

Grand Theft Auto — il termine con cui in America si indicano i furti d’auto — è un gioco a mondo aperto dove ci si può muovere liberamente in una mappa limitata ma grande abbastanza da contenere un ampio numero di scenari. Non è quindi un gioco “binario” che si sviluppa seguendo soltanto una storia principale attraverso un percorso delimitato: si possono fare missioni con cui stabilire l’andamento della storia, così come si può scegliere di interagire con personaggi secondari, semplici comparse o con la ricca ambientazione circostante senza perseguire particolari obiettivi.

Il gioco offre la possibilità di fare letteralmente ciò che si vuole. Si potrebbe guidare rispettando i limiti di velocità, per esempio, e non accanirsi casualmente sui passanti, ma in genere nessuno lo fa, perché è consentito farlo e non c’è niente che lo impedisca (esiste la polizia e in base ai crimini commessi si finisce ricercati, ma questo non fa da deterrente). La violenza è quindi la normalità e si perpetra in un mondo che è una parodia e una critica dei peggiori aspetti della società americana e contemporanea, tra satira, discriminazioni, sessismo e nichilismo talmente diffusi e omogenei da essere inequivocabili e in un certo senso non condannabili.

Ci sono stazioni radio in cui pseudo-candidati repubblicani sostengono pubblicamente le posizioni più assurde, tra presenze aliene in incognito, proposte per armare i bambini o tagliare qualsiasi tipo di assistenza sociale (cose che talvolta, soprattutto ultimamente, vengono superate dalla realtà). C’è un cartone animato, Rabbia impotente, in cui il protagonista è una sorta di supereroe dei liberali che si dice ambientalista e a difesa dei lavoratori, e che si gonfia davanti alle ingiustizie, salvo poi non ottenere mai nulla di concreto. Ed è a capo di una compagnia che ha strane idee riguardo alla difesa dei lavoratori e l’ambientalismo.

Le etnie e le classi sociali sono rappresentate in modo esasperato, almeno nei loro personaggi principali. Nel deserto ci sono i cosiddetti redneck — in italiano li chiameremmo “zoticoni” — che vivono in roulotte sudicie e credono di essere spiati dal governo federale. In città si trovano le sedi dei grandi social network, come LifeInvader, gestiti da smanettoni traumatizzati e rancorosi. Chi lavora nel cinema — GTA V è ambientato in una città che ricalca Los Angeles — ha spesso tratti da degenerato, mentre gli imprenditori non hanno scrupoli, vivono sulle colline e durante il giorno lasciano le mogli a fare yoga a bordo piscina con istruttori seducenti con cui spesso hanno relazioni. Se si finisce invece in uno dei ghetti afroamericani o latini, basta un’occhiata storta per farsi sparare addosso da mezzo quartiere.

Insomma, GTA è da sempre un mondo libero in cui tutto è permesso e ha continuato ad esserlo anche in un periodo come questo, in cui certi prodotti d’intrattenimento di grande successo si riscoprono invecchiati male, in contrasto con le richieste delle nuove generazioni e soprattutto con la sensibilità di minoranze e comunità in cerca di diritti e affermazioni dopo anni di discriminazioni. Anche in questo contesto GTA non è mai stato oggetto di casi o grandi polemiche — se non quelle che ciclicamente accusano i videogiochi violenti di avere ripercussioni sui comportamenti degli adolescenti — a dimostrazione della sua satira trasversale che ha come effetto la sottolineatura degli aspetti più deprecabili della società.

Ultimamente però le cose sono cambiate anche per GTA. Nelle sue ultime versioni il gioco ha adottato una serie di misure che si possono definire politicamente corrette. Gli sviluppatori hanno per esempio eliminato alcuni contenuti secondari ritenuti transfobici su segnalazione di un’organizzazione che tutela la rappresentazione della comunità LGBTQ+ nei videogiochi.

Gli interventi non hanno modificato minimamente l’esperienza di gioco, ma soltanto il fatto che siano stati applicati è significativo. Queste novità sembrerebbero essere inoltre una conseguenza della ristrutturazione interna che Rockstar ha iniziato nel 2019. Fino a poco tempo fa, l’azienda veniva infatti descritta com un luogo di lavoro dai ritmi incessanti, «un club per soli uomini fatto di bevute, risse ed escursioni negli strip club» ha scritto di recente Bloomberg. Questi tratti, comuni a molte altre aziende del settore, non hanno impedito a Rockstar di ottenere un enorme successo con i suoi prodotti, anzi, ma alla lunga hanno usurato i dipendenti, che nel 2018 parlarono apertamente del loro ambiente di lavoro per la prima volta, in centinaia.

Da allora l’azienda ha tentato di reinventarsi come un luogo di lavoro più progressista e sensibile, e un dipendente raggiunto da Bloomberg ne parla ora come di «un club per ragazzi trasformato in una vera azienda». Questi cambiamenti hanno reso necessari riorganizzazioni e investimenti sugli spazi aziendali, tutte cose che avrebbero contribuito a rallentare lo sviluppo di nuovi prodotti, come da tempo si lamentano gli utenti, tra cui proprio il nuovo capitolo di GTA, con cui Rockstar punta a ridefinire ancora una volta l’industria dei videogiochi.

Di recente l’azienda è tornata a dare qualche comunicazione in più su quello che sta facendo, come non accadeva da tempo, dicendo di volersi concentrare sullo sviluppo di GTA VI mettendo per il momento da parte altri progetti meno avviati. Sono inoltre trapelate delle anticipazioni su come sarà il nuovo capitolo della saga, la cui uscita è prevista tra il 2023 e il 2024. Lo stile dissacrante del gioco dovrebbe abbassarsi di tono, la storia principale dovrebbe essere ambientata a Vice City — città alter ego di Miami — e trarre ispirazione dalle vicende di Bonnie e Clyde: avrà quindi per la prima volta un personaggio principale femminile. Nell’illustrare queste novità, Bloomberg ha scritto: «Diversi dipendenti di Rockstar ironizzano sul fatto che non si possa più fare una vera e propria satira sull’America di oggi, perché il paese è diventato la satira di sé stesso».

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