Il Perù ha chiesto 4,5 miliardi di dollari di risarcimento a Repsol per il disastro ambientale provocato a gennaio dalla fuoriuscita di petrolio da una delle sue raffinerie

Molluschi coperti d'olio su una spiaggia del distretto di Ventanilla, in Perù (AP Photo/Martin Mejia)
Molluschi coperti d'olio su una spiaggia del distretto di Ventanilla, in Perù (AP Photo/Martin Mejia)

Indecopi, l’istituto nazionale peruviano che si occupa dei diritti dei consumatori, ha chiesto alla società petrolifera spagnola Repsol un risarcimento pari all’equivalente in sol peruviani di 4,5 miliardi di dollari. Il risarcimento è stato richiesto per via del danno ambientale provocato lo scorso gennaio dall’enorme fuoriuscita di petrolio da una raffineria gestita da Repsol in Perù. La causa contro Repsol era stata intentata lo scorso maggio, ma è stata accolta da un tribunale del Perù solo ieri.

La fuoriuscita era stata provocata dal danneggiamento di un serbatoio della raffineria La Pampilla di Callao, a nord di Lima, a seguito delle onde anomale provocate dalla violenta eruzione del vulcano sottomarino a Tonga, nell’oceano Pacifico, che aveva avuto effetti e ripercussioni anche a migliaia di chilometri di distanza. Il petrolio si era depositato su 21 spiagge e aveva contaminato 18mila chilometri quadrati di aree protette, uccidendo decine di uccelli e animali marini e impedendo a moltissimi pescatori e commercianti di operare nell’area. A seguito dell’incidente il presidente peruviano Pedro Castillo aveva dichiarato lo stato di emergenza ambientale.

Repsol continua a negare di avere responsabilità nell’incidente e ha definito la richiesta di risarcimento «infondata e inammissibile». Sulle dinamiche dell’incidente è in corso anche un’indagine, in cui sono indagati anche alcuni dirigenti di Repsol.

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