• Sport
  • Martedì 23 agosto 2022

In Ucraina si torna a giocare a calcio

Il campionato riparte martedì con stadi chiusi e protetti, rifugi antiaerei nelle vicinanze in caso di allarme e un po' di preoccupazioni

di Pietro Cabrio

Lo stadio distrutto di Chernihiv fotografato lo scorso maggio (Alexey Furman/Getty Images)
Lo stadio distrutto di Chernihiv fotografato lo scorso maggio (Alexey Furman/Getty Images)
Caricamento player

Nonostante l’Ucraina sia ancora divisa dalla guerra e molte sue città siano costantemente minacciate dai bombardamenti a distanza dell’esercito russo, martedì riparte il campionato di calcio. «La scelta di disputare un campionato di calcio durante una guerra non riguarda soltanto lo sport. Vogliamo dimostrare la tenacia del nostro popolo, del suo spirito e il nostro desiderio di vittoria. È un’iniziativa unica nella storia: il calcio, contro la guerra, durante una guerra» ha detto il presidente federale Andriy Pavelko alla presentazione della stagione.

– Leggi anche: Shakhtar-Metalist, la prima partita del campionato ucraino in tempo di guerra

La ripresa del campionato è stata sancita con la firma del protocollo di sicurezza da parte del governo ucraino a Kiev, lo scorso luglio. Il torneo si disputerà nell’arco di dieci mesi e verrà disputato da sedici squadre, un numero di partecipanti invariato rispetto all’ultima edizione, iniziata regolarmente e poi interrotta a marzo, dopo l’invasione russa. La maggior parte delle sedici squadre partecipanti giocherà a Kiev, nei suoi dintorni e nella parte occidentale del paese, in particolare a Leopoli, la città più attrezzata per ospitare gli incontri, per quanto esposta a sua volta a possibili attacchi. Alcune squadre hanno invece deciso di restare nelle loro città, anche se pericolosamente vicine al fronte, almeno per il momento.

È il caso del Kryvbas di Kryvyi Rih, la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si trova sulla sponda sinistra del fiume Dnipro, distante appena quaranta chilometri dalla linea del fronte. Il Kryvbas è stata una delle due squadre di seconda divisione scelte per rimpiazzare le due che non potranno partecipare: il Desna di Chernihiv, città quasi completamente distrutta dai combattimenti, e il Mariupol, la cui città è finita sotto il controllo russo dopo un lungo e feroce assedio. L’altra ripescata in prima divisione è il Metalist Kharkiv.

Lo stadio distrutto di Chernihiv (Alexey Furman/Getty Images)

L’allenatore del Kryvbas è Yuriy Vernydub, che l’anno scorso fu artefice di uno dei risultati più improbabili visti in Champions League, quando da allenatore della squadra moldava Sheriff Tiraspol vinse 2-1 in casa del Real Madrid, poi campione d’Europa. Dopo l’invasione russa, Vernydub era tornato a Zaporizhzhia, la sua città, offrendosi volontario per la leva militare.

Intervistato dal Guardian, Vernydub ha detto: «Sono un po’ preoccupato di iniziare il campionato in questo momento, qualsiasi persona intelligente lo sarebbe. Probabilmente è la prima volta nella storia che un campionato verrà giocato nel bel mezzo di una guerra. Ma ho visto dei veri bombardamenti con i miei occhi, quindi adesso ho meno paura». Alcuni dirigenti federali hanno condiviso queste preoccupazioni, specialmente per i possibili attacchi mirati da parte dell’esercito russo, mentre Oleksandr Drambayev, ex giocatore del Mariupol ora in Belgio, ha detto alla BBC che «ricominciare a giocare a calcio in Ucraina è una prova di coraggio, ma allo stesso tempo anche molto preoccupante».

Un centro accoglienza allestito in una palestra di Kryvyi Rih (John Moore/Getty Images)

Ogni stadio sarà dotato di sirene e rifugi antiaerei nelle immediate vicinanze, e protetto da misure di difesa aggiuntive (si parla di armi antiaeree mobili dell’esercito ucraino). Gli arbitri sono stati istruiti per gestire le eventuali interruzioni e si giocherà a porte chiuse, senza pubblico, per evidenti motivi di sicurezza. Nel corso della stagione, gli stadi casalinghi assegnati alle squadre rimaste senza potrebbero variare, e alcune partite sono già state rinviate a data da destinarsi per questioni organizzative, come Minaj-Leopoli, Dnipro-Oleksandriya e Inhulets-Dinamo Kiev della prima giornata.

Lo scorso anno la stagione fu interrotta e mai più ripresa. Per la partecipazione alle coppe europee in corso, la federazione ha scelto Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev — storicamente le due migliori del paese e le prime in classifica al momento dell’interruzione — da mandare in Champions League, mentre Dnipro, Zorya Luhansk e Vorskla Poltava per Europa e Conference League (le ultime due sono già state eliminate).

Lo Stadio Olimpico di Kiev, uno degli stadi in cui si giocherà il campionato ucraino (Joosep Martinson/Getty Images)

Lo Shakhtar — non più allenato dall’italiano Roberto De Zerbi — è già qualificato ai gironi di Champions ed è abituato a giocare lontano dalla sua città, dato che ha lasciato Donetsk per via della guerra nel Donbass già otto anni fa senza mai farci ritorno. La Dinamo Kiev invece sta giocando i preliminari in queste settimane e i primi due turni, vinti contro Fenerbahce e Sturm Graz, li ha disputati sul campo neutro di Lodz, in Polonia, dove la scorsa settimana ha perso 2-0 contro il Benfica nell’andata dei playoff. Anche lo Shakhtar giocherà le sue partite europee in Polonia, dato che la UEFA non vuole rischiare nulla.

Nel frattempo lo Shakhtar ha denunciato un altro problema. In seguito all’invasione russa la FIFA ha infatti concesso ai giocatori stranieri in Ucraina la sospensione dei contratti validi nel campionato locale fino al 30 giugno 2023. Questo vuol dire che fino ad allora potranno giocare altrove senza essere prima ceduti dalle loro squadre ucraine d’appartenenza, e così hanno fatto quasi tutti.

Lo Shakhtar è quella a cui è andata peggio, dato che storicamente la sua rosa è composta perlopiù da stranieri, in particolare brasiliani. Il club non ha potuto fare nulla per mantenere i suoi giocatori, alcuni dei quali sono stati pagati regolarmente — come nel caso di Dodô, andato alla Fiorentina per circa 15 milioni di euro — altri invece si sono di fatto liberati gratuitamente e difficilmente torneranno in Ucraina. Per questo la squadra ha chiesto un risarcimento di almeno 50 milioni di euro, oltre a denunciare una generale mancanza della solidarietà promessa nei mesi iniziali dell’invasione.

– Leggi anche: Ha vinto ancora Oleksandr Usyk