L’ultimo giorno per fare le liste elettorali

Entro le 20 di stasera i partiti dovranno formalizzare i candidati e la loro collocazione, ma molte decisioni sono già state prese

La sede del PD a Roma. (Mauro Scrobogna/LaPresse)
La sede del PD a Roma. (Mauro Scrobogna/LaPresse)
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Entro le 20 di lunedì sera i partiti dovranno consegnare nelle cancellerie delle Corti di appello dei capoluoghi di regione le liste elettorali, cioè gli elenchi delle candidate e dei candidati alle elezioni del prossimo 25 settembre. Si concluderà quindi oggi quella fase piuttosto caotica di discussioni e trattative interne ai partiti e alle coalizioni su chi candidare e dove, anche se in realtà il grosso è stato fatto: la maggior parte delle decisioni importanti è stata presa nel weekend se non la scorsa settimana, e si sa già quasi tutto su chi ci sarà sulle schede nelle varie parti d’Italia.

Alcuni partiti avevano già deciso da giorni chi candidare, ma la scadenza di stasera prevede anche di formalizzare la collocazione dei candidati: se cioè si presenteranno in un collegio uninominale, giocandosela cioè con gli avversari delle altre coalizioni in un’elezione secca in cui ottiene un seggio chi prende un voto in più, oppure nei listini della parte proporzionale, puntando così a ottenere un seggio tra quelli distribuiti alle varie liste sulla base della percentuale ottenuta a livello nazionale per la Camera, o a livello regionale per il Senato.

Per quanto riguarda i leader dei partiti, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia sarà candidata al collegio uninominale della Camera in palio all’Aquila, in Abruzzo, e in diversi altri collegi nella parte proporzionale.

Si sa già da giorni che Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, sarà il capolista – cioè avrà la priorità nell’assegnazione del seggio – nel proporzionale della Camera in Lombardia e in Veneto.

Matteo Salvini della Lega sarà candidato invece al Senato, sempre nei listini del proporzionale e sia a Milano, la sua città, sia in Basilicata.

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, si candiderà invece in un seggio uninominale del Senato, quello di Monza, oltre che in vari collegi proporzionali nel Nord Italia.

Carlo Calenda di Azione si presenterà all’uninominale al Senato nel collegio del centro di Roma, lo stesso in cui si candida Emma Bonino di +Europa, rappresentando la coalizione di centrosinistra. Ma come l’alleato Matteo Renzi di Italia Viva, Calenda si candiderà in più collegi, anche nella parte proporzionale, visto che sarà molto difficile per il cosiddetto “terzo polo” di centro vincere in un collegio uninominale.

Gli scorsi giorni sono stati densi di discussioni e polemiche essenzialmente perché molti partiti hanno dovuto prendere decisioni sofferte sulle persone a cui garantire un seggio nel prossimo Parlamento e su quelle a cui toglierlo. Al punto che, hanno osservato diversi commentatori, i partiti hanno sembrato fare le loro valutazioni dando già per scontato l’esito preciso delle elezioni del 25 settembre.

Il motivo è che per come funziona la legge elettorale, il Rosatellum, l’assegnazione di un’ampia percentuale dei seggi del prossimo Parlamento è facilmente prevedibile sulla base dello storico dei risultati delle elezioni in quel territorio e dei sondaggi, che più o meno sono tutti allineati. In queste valutazioni hanno avuto un’influenza notevole alcune proiezioni, come quelle dell’Istituto Cattaneo, un’autorevole fondazione bolognese che si occupa di ricerche in campo politico.

Le coalizioni e i partiti, insomma, hanno a disposizione delle previsioni piuttosto affidabili sulla base delle quali decidere, per esempio, dove presentare un candidato o una candidata a cui si vuole assicurare un seggio nella prossima legislatura. E al contempo, sanno già che ci sono alcuni collegi in cui per loro è impossibile eleggere qualcuno nella parte uninominale, e hanno strumenti per ipotizzare quanti candidati della parte proporzionale potranno realisticamente essere eletti.

Ci sono naturalmente anche i collegi cosiddetti “contendibili”: quelli cioè in cui la coalizione vincente non è annunciata.

Se, per dire, la destra è sicura di vincere in gran parte dei collegi uninominali del Nord Italia, e il centrosinistra va sul sicuro in un pugno di collegi tra i centri delle grandi città, ci sono poi territori in cui il risultato è incerto, specialmente in Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Sardegna. Lì i candidati all’uninominale si contenderanno davvero il seggio in campagna elettorale. Ma questi collegi non sono molti, sembra.

Per quanto riguarda i candidati già decisi, le cronache politiche dicono che Fratelli d’Italia candiderà una lunga serie di persone che ebbero ruoli anche importanti nei governi Berlusconi. Ci saranno l’ex presidente del Senato Marcello Pera, l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il prefetto Giuseppe Pecoraro, l’ex ministro e sottosegretario Antonio Guidi, l’ex sottosegretario e presidente dimissionario della Regione Sicilia Nello Musumeci, e l’ex sottosegretaria Eugenia Roccella, che peraltro è tra le organizzatrici del movimento ultraconservatore noto come Family Day.

Saranno candidati per Fratelli d’Italia anche il diplomatico Giulio Terzi di Sant’Agata, che era stato ministro degli Esteri nel governo Monti, il magistrato Carlo Nordio, e le ex sciatrici Lara Magoni e Barbara Merlin. Tra gli altri ci saranno poi gli storici esponenti del partito Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida, Raffaele Fitto e l’ex deputato di Alleanza Nazionale Maurizio Leo.

Secondo Repubblica, sarà candidato a Torino Fabrizio Comba, che a marzo si era dimesso da console onorario in Bielorussia, dopo varie accuse di vicinanza al regime bielorusso di Alexander Lukashenko. E una delle notizie del giorno è che all’uninominale di Bologna dovrebbe essere candidato lo storico d’arte Vittorio Sgarbi, che sfiderà così l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, candidato del centrosinistra.

Fratelli d’Italia comunque non ha avuto molte difficoltà a fare le liste: nel prossimo Parlamento, nonostante la riduzione del numero dei parlamentari, eleggerà molti più deputati e senatori di quanti ne ha adesso. Ha quindi dovuto assegnare seggi virtuali a molte più persone di quante ne abbiano in questo momento, un privilegio praticamente unico tra i partiti, che tra meno posti complessivi e cali nei sondaggi quasi sempre hanno dovuto escludere, più che includere.

È il caso di Forza Italia, che nella prossima legislatura avrà molti meno parlamentari dei circa 120 attuali. Tra le candidature anticipate dai giornali ci sono quella del coordinatore Antonio Tajani a Velletri, in provincia di Roma, mentre c’è stato tutto un caso intorno alla presidente del Senato Elisabetta Casellati. Doveva essere candidata in Veneto, la sua regione, ma poi le è stata preferita Anna Maria Bernini, altra storica dirigente del partito. Casellati è stata quindi spostata in Basilicata, provocando però molti malcontenti tra i dirigenti locali e in particolare al sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles, che è stato escluso.

Il presidente della Lazio Claudio Lotito, che non era stato eletto nel 2018, sarà candidato al Senato in Molise. Per Forza Italia si presenterà in Puglia Rita Dalla Chiesa, conduttrice televisiva e figlia del generale ucciso dalla mafia Carlo Alberto Dalla Chiesa, oltre al presidente della Confederazione italiana della piccola e media industria privata Maurizio Casasco, che dovrebbe essere candidato a Brescia.

Per la Lega, una delle candidature più discusse è quella di Simone Pillon, senatore ultraconservatore cattolico che è stato inserito nel listino proporzionale in Umbria in una posizione che, secondo Repubblica, non gli garantisce la rielezione.

Nel centrosinistra mancano ancora alcuni pezzi, mentre altri sono già stati decisi da giorni. A Milano ci sarà per esempio come capolista per il proporzionale al Senato l’economista Carlo Cottarelli, candidato anche all’uninominale di Cremona, mentre gli uninominali alla Camera secondo Repubblica saranno assegnati a due alleati di coalizione, Bruno Tabacci e Benedetto Dalla Vedova. Luigi Di Maio, altro alleato, si presenterà alla Camera all’uninominale di Napoli-Fuorigrotta, e sempre in Campania dovrebbe essere candidato Davide Crippa, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle.

Il leader dei Verdi Angelo Bonelli, dice Repubblica, si presenterà a Imola, un collegio considerato sicuro, mentre il costituzionalista Stefano Ceccanti, della cui candidatura si era parlato molto nei giorni scorsi, è stato candidato alla fine a Pisa.

Pippo Civati, noto esponente dell’ala sinistra del PD che uscì dal partito per fondare Possibile, sarà candidato per Sinistra Italiana nelle liste proporzionali in Emilia Romagna. Ilaria Cucchi si presenterà all’uninominale a Firenze per il centrosinistra, al Senato, e il sindacalista Aboubakar Soumahoro a Modena, alla Camera.

Per il centro saranno candidate le diverse ex ministre di Azione e Italia Viva: Mariastella Gelmini in Lombardia e Toscana, Mara Carfagna in Campania e in Puglia, Teresa Bellanova in Puglia e in Sicilia e Maria Elena Boschi in Lazio e in Calabria.