Per ora il “terzo polo” sembra avvantaggiare la destra

Lo dicono i sondaggi e le prime stime sui collegi uninominali, nonostante i proclami di Azione e Italia Viva

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)
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Alcuni sondaggi e analisi diffuse negli ultimi giorni sembrano suggerire che l’uscita di Azione dal centrosinistra e la creazione di un cosiddetto “terzo polo” di centro possa avere aumentato il vantaggio della coalizione di destra, già da mesi molto avanti nei sondaggi.

L’obiettivo dichiarato del leader di Azione, Carlo Calenda, è quello di «non far vincere la destra»: lo ha ripetuto di nuovo martedì in un’intervista con la Stampa. Eppure al momento – quando ancora manca un mese e mezzo di campagna elettorale prima delle elezioni – sembra che la sua operazione politica stia ottenendo l’effetto opposto.

Martedì pomeriggio è stato diffuso il primo sondaggio realizzato dopo l’uscita di Azione dal centrosinistra, realizzato dall’istituto YouTrend/Quorum per Sky Tg24. Il sondaggio mostra piuttosto chiaramente che al momento la coalizione di destra non ha risentito affatto della imminente nascita del “terzo polo”, e rimane intorno al 49 per cento dei consensi.

Il centrosinistra, che in varie rilevazioni delle ultime settimane era dato intorno al 30 per cento, è sceso invece al 27,4 per cento.

Qualcosa potrebbe cambiare nel corso della campagna elettorale. Calenda e Matteo Renzi, leader di Italia Viva, hanno detto più volte che intendono cercare voti soprattutto nell’elettorato moderato che negli anni scorsi aveva votato per Forza Italia, ora che il partito di Silvio Berlusconi sembra sempre più subalterno a Lega e Fratelli d’Italia. I cronisti politici sono convinti che nelle prossime settimane fra le persone più visibili del nuovo “terzo polo”, se si concretizzerà, ci saranno Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, ministre uscenti del governo di Mario Draghi ma soprattutto ex dirigenti dell’ala moderata di Forza Italia.

Su Domani, la giornalista Giulia Merlo scrive che Azione in particolare potrebbe rappresentare «un pericolo per il centrodestra in chiave proporzionale, perché può erodere il bacino elettorale di Forza Italia e in particolare drenare voti dal nord». Se anche riuscisse questa operazione, però, «nella parte dei collegi uninominali la penalizzazione riguarda di più il centrosinistra».

Nei 221 collegi uninominali previsti dal “Rosatellum”, in cui vince il candidato o la candidata che ottiene anche un solo voto in più degli avversari, Azione o un eventuale “terzo polo” pescherebbero elettori soprattutto nel bacino elettorale in cui il centrosinistra è più forte, cioè nelle città del Nord (dove Azione ha dimostrato di potere ottenere buoni risultati, alle ultime elezioni amministrative) e in Toscana, la regione dove Italia Viva è più radicata per via della ventennale carriera politica di Renzi.

Secondo una stima del rispettato Istituto Cattaneo, al momento il centrosinistra potrebbe vincere in una trentina di collegi uninominali su 221. Rispetto all’analisi precedente, in cui Azione era conteggiata nel centrosinistra, la coalizione di destra «conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61 per cento dei seggi complessivi nel primo caso e al 64 per cento nel secondo», scrive l’Istituto Cattaneo. La destra sarebbe molto vicina insomma a controllare i due terzi del parlamento, che le consentirebbero di modificare la Costituzione senza bisogno di indire un referendum.

La proiezione dell’Istituto Cattaneo sul risultato nei collegi uninominali alla Camera (Istituto Cattaneo)

Lo scenario di una vittoria della destra nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali è rafforzata dal fatto che il “Rosatellum” non prevede meccanismi di “desistenza”, cioè di accordi fra forze politiche diverse ma affini per evitare di sottrarsi voti a vicenda.

Il “Rosatellum” prevede che nei collegi in cui un partito presenta dei candidati per il listino plurinominale, con cui a livello nazionale si eleggono i due terzi dei seggi, debba presentare anche un candidato nel listino uninominale. Insomma: Azione o la coalizione di centro non potranno rifiutarsi di presentare un proprio candidato in un collegio uninominale in cui il centrosinistra è competitivo, a meno di rinunciare a presentarsi nell’intero collegio.

In teoria il centrosinistra e il “terzo polo” potrebbero mettersi d’accordo per fare una desistenza informale e presentare candidati volutamente deboli in alcuni collegi: ma al momento i rapporti personali fra i leader sono talmente deteriorati che è difficile pensare che si possa trovare una soluzione entro il 22 agosto, ultimo giorno utile per presentare le liste dei propri candidati.