Il PD ha scelto chi candidare alle elezioni

Fra molte polemiche, soprattutto degli esclusi, al termine di una riunione della direzione nazionale più volte rinviata

(Cecilia Fabiano /LaPresse)
(Cecilia Fabiano /LaPresse)
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Lunedì sera la direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato le liste dei candidati e delle candidate per le elezioni politiche del 25 settembre, a cui la segreteria del partito e il suo capo Enrico Letta lavoravano da giorni.

L’elenco integrale non è ancora stato reso noto, ma sui giornali in queste ore stanno uscendo diverse anticipazioni, soprattutto su chi è rimasto fuori. «Termino questo esercizio con un profondo peso sul cuore per i tanti “no” che ho dovuto dire», ha detto Letta in apertura della riunione della direzione nazionale. Le liste dovranno essere consegnate ufficialmente ai tribunali dei vari collegi elettorali fra il 22 e il 24 agosto.

Compilare le liste dei candidati è un compito assai complesso, soprattutto per un partito molto strutturato come il PD, in cui bisogna tenere conto di fattori diversi, fra cui conta moltissimo l’appartenenza alle correnti interne, e incastrare varie esigenze. Quest’anno era ancora più difficile per via della riduzione del numero di parlamentari decisa con il referendum del 2020: a meno di risultati elettorali molto eclatanti i seggi che dovrebbe ottenere saranno inferiori a quelli che ha oggi, nonostante alle elezioni del 2018 avesse ottenuto il peggior risultato elettorale della propria storia.

Secondo quanto trapelato sui giornali il PD dovrebbe ricandidare tutti i propri ministri del governo guidato da Mario Draghi – Lorenzo Guerini, Dario Franceschini e Andrea Orlando – e diversi parlamentari uscenti, con alcune eccezioni. Nelle liste approvata dalla direzione non ci sono né Monica Cirinnà, la senatrice che promosse la legge sulle unioni civili, né il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, né la deputata Giuditta Pini, molto attiva sui temi femministi. Repubblica scrive che sarebbe rimasto fuori anche Luca Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante il governo di Matteo Renzi e negli ultimi anni coinvolto in varie vicende giudiziarie.

«La mia avventura parlamentare finisce qui. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il PD si può andare in parlamento senza di me, è una scelta legittima», aveva commentato polemicamente Cirinnà in una dichiarazione data alle agenzie stampa, salvo poi cambiare idea nel corso del pomeriggio di martedì e decidere di partecipare alle elezioni.

Letta invece dovrebbe essere candidato alla Camera in una posizione praticamente certa di elezione: sarà capolista del listino proporzionale – quindi non sarà candidato in un collegio uninominale, dove vince il candidato o la candidata che ottiene anche un solo voto in più degli avversari – in Lombardia e Veneto, scrive Domani.

Nella lista dei candidati del PD hanno trovato spazio anche persone esterne al partito. Nei giorni scorsi era già stata annunciata la candidatura dell’economista Carlo Cottarelli, che dovrebbe presentarsi in un seggio uninominale a Milano. Il microbiologo Andrea Crisanti, noto soprattutto per la gestione dei primi mesi della pandemia da coronavirus in Veneto, sembra sia stato inserito fra i candidati nella circoscrizione Estero.

Per la seconda elezione di seguito il PD candiderà inoltre Pierferdinando Casini, sembra in un collegio uninominale di Bologna. «Credo che la voce di Casini potrebbe dare un contributo importante e utile ad allargare il sostegno intorno a noi e a rendere più efficace il nostro compito a tutela della Costituzione», aveva scritto lunedì Letta in una lettera aperta a Repubblica Bologna. La candidatura di Casini era da giorni molto contestata dal PD locale. Casini è stato uno storico dirigente del centrodestra e nell’ultima legislatura ha lavorato in totale autonomia, aderendo al gruppo parlamentare Per le Autonomie, insieme agli eletti delle minoranze linguistiche. Nei giorni scorsi si era parlato insistentemente di una sua candidatura col “Terzo Polo” di Matteo Renzi e Carlo Calenda.

ANSA scrive invece che quattro giovani dirigenti del partito saranno capilista in alcuni listini proporzionali, quindi piuttosto certi di un’elezione: sono Rachele Scarpa, vicesegretaria del PD a Treviso, Raffaele La Regina, segretario del PD in Basilicata, Marco Sarracino e Caterina Cerroni, rispettivamente segretario del partito a Napoli e responsabile nazionale dei Giovani Democratici, la sezione giovanile del partito.

L’elenco completo sarà probabilmente ufficializzato nei prossimi giorni. Non è ancora chiaro se esista un margine per cambiamenti piccoli o grandi, a seconda di come la base del partito reagirà alle candidature.